mercoledì 21 novembre 2018

Esercizio di stile: "Letteruccia alla Borghesia".


Gentili appartenti alla Borghesia,
anni e anni di felice navigazione a vista con governi di Centro e, per provare l'ebbrezza dei tendini, per un po' d'anni con quelli di Centro-Sinistra, con la Milano da bere, poi il crollo. Da quando il fascino delle veline, delle cubiste e delle olgettine vi ha abbacinato, perché frequentare le dame della buona società comportava sempre più fatica per raggiungere l'amplesso, da quando il fingersi colti partecipando alle prime della Scala non portava nessun utile in prestigio perché in primis vi scassavate gli zebedei e in secundis dovevate leggere qualche libro astruso e visitare qualche mostra astratta, tenedovi tra i denti la considerazione che quel dipinto lo avreste potuto realizzare voi, vi siete persi.
Vi siete buttati, come il popolino, a tifare per la squadra X o Y, a parlar di donne e motori e a inneggiare all' Origine del Mondo al bar come avvinazzati fanti in libera uscita. 
E non ne avevate bisogno.
Anche il passaggio dalla lettura del “Corrierone” a “Libero” e a “Il Giornale” non era dovuto, ma è ormai ovvio che qualche forza di attrazione la semplificazione deve pur averla esercitata su di voi. Non era nemmeno obbligatorio, per non far brutta figura, mandare tutti i figlioli a studiare alla Bocconi e poi a Londra, ché “Carmina non dant panem” e studiare le letterucce non avrebbe aiutato il negozio o l'aziendina.
Insomma, cari Borghesi, da quando avete deciso che le gare di il rutto erano liberatorie e vi siete accodati prima al vostro alter ego di Arcore, poi alla Lega del Nord del Bossi in cannottiera e ora al Salvinucci, a mio modestissimo avviso, avete giocato male le vostre carte.
Perché essere svillaneggiati in Europa con Berlusconi, era già di per sé triste, ma almeno vi riconoscevano la simpatia; ora, però, non essere considerati proprio, se non additati come ospiti indesiderati nei circoli internazionali, danneggerà non solo la vostra immagine e quella della vostra azienda, ma i vostri risparmi e le vostre proprietà.
Che il popolaccio si affidi al primo arrivato non è cosa nuova, vedi il Caio Giulio capo dei populares. Ma il Caio Giulio era un nobilaccio furbissimo e raffinatissimo, tra l'altro gran condottiero, anche se un po' discusso per le sue inclinazioni sessuali.
Il suo emulo, il vostro “Capitano”, a cui vi state affidando mani e piedi, è un guitto di prima forza che non avreste un tempo neppure fatto entrare nel tinello della vostra villa, e che non ha una lontana idea dei danni che vi e si procurerà.
Fluttua bene sull'onda, è vero, come un abile surfista, ma finge di non sapere che è un'onda anomala, da tsumani. Che cos'ha da perdere, lui che non ha niente se non un potere farlocco, atto a bulleggiare il prossimo, non ad acquistarne la stima?
Potrà ora sembrare fichissimo, baciando il rosario, agli adoratori dei padripii, delle medgiugore e di ogni madonninainfilzata, ma, nel caso si schianti sulla scogliera, lo spettacolo, prevedo, non sarà dei migliori e non vi rimarrà altro che invocare la Provvidenza.
Certo molti di voi si sono già portati avanti e hanno oltrepassato il confine di Chiasso.
Avete sufficiente pilla per vivere bene all'estero fino alla fine della vostra vita e di quella dei vostri figli. Dovrete, però, lasciare l'Italia e annoiarvi con lo champagne in mano sul lungolago di Lugano, ma nessuno, statene certi, vi inviterà alle feste, ai vernissage e ubriacarsi da soli è attività più da alcolisti che da viveur.
E poi, insomma, il fatto che assomigliate sempre di più al popolaccio rude e volgare, potrebbe dare l'illusione al “Capitano” di avervi in mano, e vi solleticherà come aperitivo appetitivo con un po' di odio di semi vari, ma senza fornirvi la ciccia di ulteriore ricchezza, e non solo monetaria, quella non sempre facile da ottenere, quella di cui vi vantavate, quella guadagnata sul campo, lavorando come muli nei vostri uffici, e che dava luce ai vostri occhi.

Fermatevi finché potete: ritornate a leggere libri, a frequentare mostre, a dimostrare interesse per la cultura e l'arte, a schifare chi non ha rispetto per la ricchezza che l'Italia ha raccolto più per caso che per merito, grazie allo Stellone. Se dovete essere proprio nazionalisti, siatelo in questo.
Ritornate a diventare protagonisti del vostro successo.
Altrimenti senza l'adrenalina della competizione vi annoierete a morte, al punto da prendere, nel momento della vostra dissoluzione, ancora in mano un libro e da desiderare di ascoltare sulla vostra spiaggetta privata sul triste lago svizzero un po' di Vivaldi con un'indigesta e triste pizza svizzera, ovviamente "Quattro stagioni", sul piatto.
E sarà il vostro 5 maggio: rimpiangere i tempi antichi, quando, eravate rispettati da tutti dal Manzanarre al Reno o anche solo da Busto Arsizio ad Arese. E vi sfuggerà la lacrimuccia, ripensando a quando andavate all'estero e vi facevano l'occhiolino: “Ah, come sapete vivere voi italiani!”, mentre già al vostro  passaggio a Chiasso, in questi giorni, or non è molto, il primo pensiero dei doganieri svizzeri è stato, di voi ricchi, di voi ex classe dirigente: “Ah, 'sti mafiosi di italiani, ci portano i loro soldi, anche tanti, ma pezzenti sono e sempre lo saranno!”
Vi saluto, augurandovi tante cose belle e vi auguro Buon Natale.  Stefano

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