mercoledì 28 febbraio 2018

Cossiga, se ci sei: batti un colpo!

Intere tifoserie che negli Stadi che si rivolgono ai Poliziotti con il prammatico “Dovete morire!” e ingaggiano con loro violenti scontri corpo a corpo, con uso di ogni sorta di armi contundenti, i muri delle case piene di ACAB corredati dallo stesso invito e vergati con le bombolette da studenti, idraulici e assicuratori di provata fede calcistica, commista qua e là da qualche venatura politica tendenzialmente destrorsa, e nessuno si muove a compassione per i tutori dell'Ordine.
Arriva una Maestra armata di bottiglia di birra in mano, in evidente stato di sovraeccitazione e che risponde perfettamente allo stereotipo della Docente rompiballe, irragionevole e invasata, e l'indignatio pubblica è alle stelle e al caldo degli studi televisivi e nella piazza mediatica di FB si propongono purghe di massa per i docenti comunisti e indottrinatori.
Se non fosse ridicolo il tutto, ci sarebbe da preoccuparsi, ma in Italia ormai è uno spettacolo collodiano continuo, con burattinai e burattini che ballano e saltano all'unisono, e Mangiafuoco, prima pronti a bruciare sulla pubblica piazza i reprobi, sghignazzando, e subito dopo, con la lacrimuccia, magari intenti a locupletarli di 80 euro, seguendo le previsioni del tempo e elettorali.
E nel sottofondo si sentono, come in una seduta spiritica, le parole attribuite a un Ministro degli Interni e ex Presidente della Repubblica che sussurrano la ricetta finale per ogni repressione: “Dopo di che (N.B. Dopo aver favorito gli scontri di piazza anche attraverso l'utilizzo di agenti inflitrati), forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri. [...] Nel senso che le forze dell'ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano. [...] Soprattutto i docenti. [...] Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì. Si rende conto della gravità di quello che sta succedendo? Ci sono insegnanti che indottrinano i bambini e li portano in piazza: un atteggiamento criminale!”
Forse mi salverò: sono anziano e maschietto, ma le maestrine stiano attente: si armino di riga e compasso per difendersi! ;-) arz62

domenica 25 febbraio 2018

La nuova frontiera: minare l'Antifascismo.


Come al solito, mi tocca fare il Grillo Parlante (…e la fine dei Grilli Parlanti la sapete, vero? SCIACH, appicicati al muro).
Il “La” lo ha dato l'Innominabile:”Il Fascismo è morto, il pericolo è l'antifascismo”.
Conoscete il personaggio: sa manipolare benissimo l'informazione. Vi ricordo, per inciso, l'apparizione televisiva nelle sue Reti di due personaggi oggi assai noti: Salvini e Renzi, uno alla Ruota della Fortuna e l'altro a Doppio Slalom. Non è un caso.
L'Innominabile negli anni Settanta e Ottanta ha fatto campagna acquisti e, non c'è da discutere, aveva naso: Montanelli e poi Feltri e Belpietro, nei giornali, Gori, Mentana, Costanzo, Sgarbi e altri per la comunicazione in TV.
Dopo il periodo di espiazione ora sta ritornando alla grande. Dopo aver reso la parola “comunista” sinonimo di nemico della Patria (e Togliatti si può rivoltare nella tomba per le concessioni fatte nella Costituzione italiana alla Chiesa, per la mancata epurazione di Esercito e Magistratura nel Dopoguerra, per non parlare del “buonismo” che gli ha impedito di scatenare un pandemonio dopo l'attentato nei suoi confronti), ora si cimenta nel suo nuovo miracolo linguistico: demonizzare l'antifascismo. L'operazione, anche dal punto di vista retorico, è piuttosto ardita: se il Fascismo è morto, secondo l'opinione dell'Innominabile, di conseguenza anche l'Antifascismo dovrebbe essere morto, no? Dunque, se la logica ha ancora un senso, non dovrebbe costituire nessun pericolo.
Purtroppo, per lui, c'è ancora la Costituzione, anche se le sue norme finali e transitorie ( erano finali o tranistorie, perdinci!), e alcune Leggi sembrano non aver recepito il messaggio.
State sicuri che conquistato il potere che democraticamente gli assegnerà il Popolo provvederà a eliminare questo ostacolo.
Per ora, a mio modo di vedere ( di Destrissima, ohibò: se c'è una Legge, facciamola rispettare!), a chiarire lo stato delle cose ci sta pensando la Magistratura, molle, e la Polizia, complice, che, a fronte di partiti e movimenti che si richiamano senza vergogna al Fascismo, manganellando gli oppositori e facendoli passare per antidemocratici, blindano le piazze di partiti e movimenti di esplicita vocazione fascista perché possano manifestare liberamente in nome di una libertà di pensiero che hanno sempre disprezzato.
La Storia è già conosciuta per chi l'ha un poco bazzicata. Auguri e figli maschi!

Segare il ramo su cui si sta. Genitori e docenti nella scuola ( "C'eravamo tanto a(r)mati")

Nella polemica riguardante il rapporto conflittuale tra insegnanti e genitori, è vero, non si devono esasperare i toni. 
Per quanto mi riguarda, facendo una statistica spannometrica, il 98% dei genitori è costituito da persone con cui io posso parlare e dialogare piacevolmente, anche quando non siamo del tutto d'accordo. 
Diciamo, però, che c'è un 2% del campione che, senza alcuna remora, e non sto parlando dell'oggi, avrei mandato all'Inferno, ovviamente se fossi stato Dio e non lo ero, nelle parti ime, quelle che spettano ai traditori dei benefattori (insomma, nella bocca di Lucifero). 
Quel che non coglie l'opinione pubblica è che quel 2% attossica il nostro lavoro al 70% cento. Quando un genitore di tal fatta si affaccia in Sala Professori, è un terrorista della peggior specie, poiché non solo mina in modo sottile l'autostima di chi sta lavorando senza un reale e visibile riconoscimento sociale e economico ( ... con la conseguenza del disagio, e il fenomeno del "Burn out" nella Scuola è ampiamente sottostimato), ma sta contribuendo alla propria rovina, inducendo il suo pulcinotto, che non è sempre così innocente come lui crede, ad alzare il livello del conflitto, come si può vedere negli ultimi episodi di aggressione al corpo, in senso fisico e non metaforico, docente e, dopo non molto tempo, genitoriale.
Chi ha voluto i genitori partecipi del processo educativo anche all'interno delle aule scolastiche (in sé e per sé idea bellissima e sanissima), dovrebbe però fare i conti ora, addebitando senza sconti a chi di dovere il fallimento dell'impresa, ma, temo, che la colpa ricadrà, more solito, sul capro espiatorio più incapace di difendersi: la scuola. E la famiglia disfunzionale ballerà e canterà d'estate per morire di fame d'inverno. arz62

lunedì 12 febbraio 2018

Non trovano più il canopo della Meloni! Quello del fegato. Il cervello lo estraevano dal naso e lo buttavano via!

Se volete un condensato di come un politico NON dovrebbe comportarsi, vi invito a dare un'occhiata a quello che ha fatto e sta facendo la Meloni con il direttore del Museo Egizio.
Si può essere in disaccordo (ed è lecitissimo) sulle politiche culturali di chicchessia, ma presentarsi di fronte all'opinione pubblica con il ridicolo e democristianissimo “Lei non sa chi sono io! Gliela farò pagare!” e, di conseguenza, minacciare di licenziamento chi non è gradito, la dice lunga di come la Meloni interpreti il potere.
Se andrà al potere (e ci andrà, purtroppo), questo sfoggio muscolare di un esercizio di governo che pensa di penetrare in ogni parte della vita sociale in modo pervasivo (si chiama totalitarismo) sarà la regola. Non dite che non vi avevo avvertito.
Estote parati!
P.S. Lo “spoiling system” che è stato introdotto nel nome della governabilità è sempre stata una scemenza ed è portatore di mali inenarrabili. Introdurlo nel campo della cultura, poi, è, a mio avviso, ancor più devastante che in altri ambiti sia che governi la Destra sia che governi la Sinistra. Perdonatemi l'ingenuità dell'osservazione, ma io sono un'anima candida, come sapete.  arz62

venerdì 9 febbraio 2018

La scuola al tempo del colera.


Il Liceo classico D'Oria di Genova, inebriato dai fumi del darwinismo sociale, si esprime nel RAV (il documento che presenta le caratteristiche e le scelte della scuola) in questo modo:

Il contesto socio-economico e culturale complessivamente di medio-alto livello e l'assenza di gruppi di studenti con caratteristiche particolari dal punto di vista della provenienza culturale (come, ad esempio nomadi o studenti provenienti da zone particolarmente svantaggiate) costituiscono un background favorevole alla collaborazione ed al dialogo fra scuola e famiglia, nonché all'analisi, con apporti reciproci, delle specifiche esigenze formative, nell'ottica di una didattica davvero personalizzata" .

Tradotto dallo scolastichese all'italiano (ho titolo per farlo):

Non abbiamo rompicoglioni extracomunitari e ragazzi di classi sociali popolari foriere di problematiche del disagio. Con voi classi sociali privilegiate possiamo intenderci: se il vostro pulcinotto è un po' tonto, non preoccupatevi. Se proviene da una famiglia agiata, gli daremo una mano in qualche modo”.

Ovviamente ora, con le mani sporche di marmellata, la Dirigente Scolastica cerca di mettere un cerottino per attenuare la portata di una simile presentazione del suo istituto.
A mio avviso, quella scuola non è più pubblica.
Faccia pagare profumatamente la sua offerta formativa.
Non si preoccupino i docenti e la DS: troveranno tantissimi disposti a frequentarla e anche a pagare. E bene. 
Ma non si fregi della parola “pubblica”. E' questione di chiarezza e di onestà.
arz62

lunedì 5 febbraio 2018

La scuola: paradosso e controparadosso. Che cosa mai vorranno i genitori dai docenti?

Nel sito di "Didattica persuasiva" è comparso un lungo intervento contro i compiti a casa. Mi conoscete. Non ho potuto resistere. Riporto il post con le mie considerazioni. Almeno voi fatevi una sana risata.
" Abbiate pietà. E' tardi e ho passato il pomeriggio a correggere compiti. Perdonatemi a quest'ora l'eccesso di ironia (si chiama, in realtà, sarcasmo, lo so), ma lavoro anche nel campo dell'umorismo e della satira. Non è un secondo lavoro, sia chiaro. Fa parte di me.
Riporto il post e, di seguito, punto per punto, le mie considerazioni.
REGOLACOMPITI - Maurizio Parodi
Premesso che nessuna norma impone l'assegnazione dei compiti a casa (in altri Paesi è addirittura vietato), e le sole occasioni nelle quali il Ministero P.I. si è occupato dei compiti è stato per raccomandare di ridurli e non assegnarli nel fine settimana e durante le vacanze (persino nella scuola secondaria di secondo grado), si stabilisce quanto segue:
1. I docenti che decidano di assegnare compiti a casa si impegnano a correggerli tutti e a tutti – altrimenti non avrebbe senso farli.
Vs 1 Il problema di svolgere i compiti non compete all'allievo, ma al docente. Il concetto di “esercizio” non esiste. Trasferendo la questione in ambito sportivo, l'allenatore è tenuto a fare gli stessi esercizi degli atleti di cui ha cura. Ho avuto allenatori di pallavolo panzoni e, al contempo, bravissimi, che non si sarebbero mai sognati di fare quello che io riuscivo a fare nel fiore della mia prestanza sportiva. Ed erano, ripeto, ottimi allenatori.
2. I docenti che decidano di assegnare compiti si impegnano a preparare adeguatamente gli studenti perché siano in grado di svolgerli per proprio conto (devono verificarlo e garantirlo ai genitori) – sarebbe assurdo e umiliante chiedere loro di fare ciò che non sanno fare.
Vs 2 I docenti sono responsabili in tutto e per tutto della preparazione dei propri allievi. La famiglia non ha nessuna responsabilità. L'onere della motivazione spetta esclusivamente ai docenti. I genitori sono i giudici di ciò che svolge il docente, sedendo su uno scranno altolocato e meritato del fatto di aver generato siffatta prole. Come sono in grado di giudicare l'operato del chirurgo, dell'ingegnere civile e nucleare e di simili lavori che tutti sanno svolgere senza debita preparazione. Sottesa all'osservazione è l'opinione che i docenti siano dei sadici che propongono attività impossibili. Utilizzando sempre la metafora sportiva, i docenti pretendono che a 11 anni gli allievi siano in grado di saltare 1,90, poiché non sanno calibrare le capacità dell'atleta rispetto alle loro aspettative.
3. Ai compiti svolti a casa non deve essere assegnato alcun voto - il docente non può sapere come e da chi siano svolti.
Vs 3 I docenti, da che mondo è mondo, dicono ai genitori che i compiti a casa vanno svolti dagli alunni. Nel caso in cui questi ultimi incontrassero difficoltà, molti di loro sono pronti a proporre compiti più semplici e fattibili. I genitori, però non si fidano: e svolgono spesso i compiti dei figli, perché non facciano brutta figura ( è il portato della mania di perfezione della nostra società, ohibò). Poiché talvolta anche i genitori incorrono in errori marchiani, si offendono e pretendono che il loro lavoro non sia giudicato. Perdinci, sono stati a scuola anche loro e sono usciti a pieni voti! Come si permette il docente di correggere loro la punteggiatura?
4. I compiti non fatti non possono essere “recuperati” sacrificando la ricreazione che per nessun motivo, men che mai “disciplinare”, deve essere ridotta o annullata – gli studenti ne hanno bisogno e diritto.
Vs 4 Il concetto di “punizione” non può essere applicato. Solo il genitore può farlo. Ogni altro educatore non è un'autorità. E il pulcinotto può fare quello che vuole, perché alle spalle ha un genitore pronto a chiamare l'avvocato. Parafrasando un altro modo di dire: dietro a ogni allievo pestifero c'è un genitore che conosce diritti e doveri ( degli altri, of course).
5. I compiti non svolti durante i periodi di assenza (es. per malattia) non devono essere recuperati – non sarebbe umanamente possibile e si perderebbero le nuove acquisizioni.
Vs 5 Recuperare ciò che non si è fatto non è previsto. Sappiamo che ci sono mille ragioni per non colpevolizzare l'allievo malato. Purtroppo, nel mondo reale, se si rimane indietro, bisogna correre. E veloci. Ah! Piccola postilla: i genitori che propongono tali soluzioni, in genere sono meritocratici al massimo, in particolare a danno dei più deboli ( extracomunitari, diversamente abili etc...). Questi ultimi devono correre come gli altri, sennò la classe rimane indietro!
6. La giustificazione del genitore per il mancato svolgimento dei compiti deve essere recepita evitando reprimende o punizioni – umilianti per lo studente e offensive per i genitori.
Osservazione corretta. Non quando il pargolo, però, non svolge i compiti perché è stato a Cortina per la settimana bianca o in viaggio con i genitori che non potevano usufruire delle ferie durante le vacanze estive, natalizie e pasquali.
7. Nelle classi a 40 ore (tempo pieno), non si assegnano compiti: le attività didattiche devono esaurirsi nelle 8 ore di forzata immobilità e concentrazione – pretendere un ulteriore impegno sarebbe controproducente, penoso, crudele.
Sul punto specifico, taccio. 40 ore di lavoro sono più che sufficienti. Va bene fare dell'ironia, anche greve, ma spremere i bambini oltre una certa misura è oggettivamente sbagliato. E su questo non si ride,
8. I docenti che decidano di assegnare compiti pomeridiani verificheranno, preventivamente, che non richiedano a nessuno studente un impegno giornaliero che superi:
- 10 minuti nelle classi prime della scuola primaria
- 20 minuti nelle classi seconda e terza
- 30 minuti nelle classi quarta e quinta
- 40 minuti nelle classi prime della scuola secondaria di primo grado
- 50 minuti nelle classi seconde
- 60 minuti nelle classi terze.
Vs 8 I docenti hanno il dono di essere teletrasportati nelle case degli allievi: controllano i tempi di svolgimento dei compiti con il cronometro. Peccato che Pinuccio ci impieghi due minuti a svolgere i compiti e Lauretta un'ora e mezza. Ma i ragazzi sono lavoratori di una catena di montaggio, per cui per alcuni genitori hanno tempi di lavorazione calcolabili.
9. Non possono essere assegnati compiti nel fine settimana e durante i periodi di vacanza o sospensione delle lezioni - agli studenti deve essere permesso di ricrearsi (garantito il “diritto a riposo e al gioco”), e alle famiglie di ritrovarsi, senza l'assillo stressante dei compiti.
Anche su questo punto sono abbastanza d'accordo, ma un docente degno di questo nome dovrebbe sapersi regolare. Se i genitori non si fidano, cambino scuola. E' una regola aurea. Un genitore diffidente è come il gasolio al posto della benzina in un motore che non è Diesel.
10. Non possono essere assegnati “compiti per le vacanze” (ossimoro logico e pedagogico) – per le ragioni già espresse nel punto precedente e per evitare che i docenti, come previsto dal primo punto di questo Regolamento, trascorrano il resto dell'anno scolastico a correggere gli esercizi previsti dai “Libri per le vacanze”.
Vs 10 Per alcuni genitori, come si evince dall'assunto, il compito per le vacanze è un divertimento sadico dei docenti. Il sadismo va punito, obbligando i docenti a perdere tempo per correggere i compiti svolti dai genitori o, come capita più frequentemente, copiati dagli allievi più diligenti. Questi ultimi, pur soffrendo, si eserciteranno e consolideranno le loro competenze, gli altri, avendo genitori ciucci, che pensano di dispensare ogni fatica ai loro pargoli, otterrano come risultato figli ciucci. E , in età adulta, quando il figliolo sarà alto 1,90 , peserà 90 chilil e sarà a completo carico della famiglia, addosseranno la colpa del disastro educativo agli insegnanti, incapaci di essere severi e prussiani.
Il corollario finale di questa tragedia educativa sarà la lamentela degli stessi figli, ignoranti come capre, che, diventati genitori, incolperanno la scuola di essere lassista e grideranno: “Ah, ai miei tempi queste cose non succedevano!”... e manderanno i loro figli nelle scuole con lo stesso atteggiamento dei loro avi.

sabato 3 febbraio 2018

Il razzismo prossimo presente

Certo, è normale. Quando qualcuno mi taglia la strada, l'istinto omicida mi sale. Ed il pensiero di fargli la riga sul cranio con una spranga (sempre che l'abbia a mia disposizione) mi passa per la testa. 
Poi, mi calmo, declino le mie parolacce nelle cinque declinazioni; qualcun altro, in simili occasioni, non io, invoca in malo modo Dio e i Santi. 
Poi mi rendo conto che fortunatamente non ho armi contundenti in mano e mi passa. La pressione che era salita un poco, a mano a mano scende, e poi me la cavo con un “Che coglione!”. Ed è finita lì.
Quando c'è un partito che avalla l'idea che avere un'arma in mano sia una bella cosa e usarla con chi ti sta sulle scatole o costituisce per te una minaccia altrettanto e per sovrammercato indirizza tutta la sua aggressività prima sui meridionali, poi sugli albanesi, poi sui cinesi, poi sui senegalesi, poi sui nigeriani and so on, è facile che qualche squilibrato si senta in diritto di prendere un'arma e fare una strage di stranieri.
Lo sappiamo che non c'è un nesso di causa e effetto e la Lega non è il mandante di quello che è successo oggi, ma mandante morale sì. Hanno concimato l'orto e la pianticella è cresciuta.
Non li manderemo in galera per questo, sia chiaro, ma sia chiaro anche a tutti che soffiare sul fuoco dell'intolleranza significa stimolare gli istinti dei piromani, fanatici o pazzi che siano. E quando l'incendio brucerà il bosco, non facciano la faccina degli innocenti. E qualcuno ricordi loro, prima che aprano bocca in merito, che la libertà di opinione è una cosa e l'apologia di reato un'altra.

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