Nel sito di "Didattica persuasiva" è comparso un lungo intervento contro i compiti a casa. Mi conoscete. Non ho potuto resistere. Riporto il post con le mie considerazioni. Almeno voi fatevi una sana risata.
" Abbiate pietà. E' tardi e ho passato il pomeriggio a correggere compiti. Perdonatemi a quest'ora l'eccesso di ironia (si chiama, in realtà, sarcasmo, lo so), ma lavoro anche nel campo dell'umorismo e della satira. Non è un secondo lavoro, sia chiaro. Fa parte di me.
Riporto il post e, di seguito, punto per punto, le mie considerazioni.
REGOLACOMPITI - Maurizio Parodi
Premesso che nessuna norma impone l'assegnazione dei compiti a casa (in altri Paesi è addirittura vietato), e le sole occasioni nelle quali il Ministero P.I. si è occupato dei compiti è stato per raccomandare di ridurli e non assegnarli nel fine settimana e durante le vacanze (persino nella scuola secondaria di secondo grado), si stabilisce quanto segue:
1. I docenti che decidano di assegnare compiti a casa si impegnano a correggerli tutti e a tutti – altrimenti non avrebbe senso farli.
Vs 1 Il problema di svolgere i compiti non compete all'allievo, ma al docente. Il concetto di “esercizio” non esiste. Trasferendo la questione in ambito sportivo, l'allenatore è tenuto a fare gli stessi esercizi degli atleti di cui ha cura. Ho avuto allenatori di pallavolo panzoni e, al contempo, bravissimi, che non si sarebbero mai sognati di fare quello che io riuscivo a fare nel fiore della mia prestanza sportiva. Ed erano, ripeto, ottimi allenatori.
2. I docenti che decidano di assegnare compiti si impegnano a preparare adeguatamente gli studenti perché siano in grado di svolgerli per proprio conto (devono verificarlo e garantirlo ai genitori) – sarebbe assurdo e umiliante chiedere loro di fare ciò che non sanno fare.
Vs 2 I docenti sono responsabili in tutto e per tutto della preparazione dei propri allievi. La famiglia non ha nessuna responsabilità. L'onere della motivazione spetta esclusivamente ai docenti. I genitori sono i giudici di ciò che svolge il docente, sedendo su uno scranno altolocato e meritato del fatto di aver generato siffatta prole. Come sono in grado di giudicare l'operato del chirurgo, dell'ingegnere civile e nucleare e di simili lavori che tutti sanno svolgere senza debita preparazione. Sottesa all'osservazione è l'opinione che i docenti siano dei sadici che propongono attività impossibili. Utilizzando sempre la metafora sportiva, i docenti pretendono che a 11 anni gli allievi siano in grado di saltare 1,90, poiché non sanno calibrare le capacità dell'atleta rispetto alle loro aspettative.
3. Ai compiti svolti a casa non deve essere assegnato alcun voto - il docente non può sapere come e da chi siano svolti.
Vs 3 I docenti, da che mondo è mondo, dicono ai genitori che i compiti a casa vanno svolti dagli alunni. Nel caso in cui questi ultimi incontrassero difficoltà, molti di loro sono pronti a proporre compiti più semplici e fattibili. I genitori, però non si fidano: e svolgono spesso i compiti dei figli, perché non facciano brutta figura ( è il portato della mania di perfezione della nostra società, ohibò). Poiché talvolta anche i genitori incorrono in errori marchiani, si offendono e pretendono che il loro lavoro non sia giudicato. Perdinci, sono stati a scuola anche loro e sono usciti a pieni voti! Come si permette il docente di correggere loro la punteggiatura?
4. I compiti non fatti non possono essere “recuperati” sacrificando la ricreazione che per nessun motivo, men che mai “disciplinare”, deve essere ridotta o annullata – gli studenti ne hanno bisogno e diritto.
Vs 4 Il concetto di “punizione” non può essere applicato. Solo il genitore può farlo. Ogni altro educatore non è un'autorità. E il pulcinotto può fare quello che vuole, perché alle spalle ha un genitore pronto a chiamare l'avvocato. Parafrasando un altro modo di dire: dietro a ogni allievo pestifero c'è un genitore che conosce diritti e doveri ( degli altri, of course).
5. I compiti non svolti durante i periodi di assenza (es. per malattia) non devono essere recuperati – non sarebbe umanamente possibile e si perderebbero le nuove acquisizioni.
Vs 5 Recuperare ciò che non si è fatto non è previsto. Sappiamo che ci sono mille ragioni per non colpevolizzare l'allievo malato. Purtroppo, nel mondo reale, se si rimane indietro, bisogna correre. E veloci. Ah! Piccola postilla: i genitori che propongono tali soluzioni, in genere sono meritocratici al massimo, in particolare a danno dei più deboli ( extracomunitari, diversamente abili etc...). Questi ultimi devono correre come gli altri, sennò la classe rimane indietro!
6. La giustificazione del genitore per il mancato svolgimento dei compiti deve essere recepita evitando reprimende o punizioni – umilianti per lo studente e offensive per i genitori.
Osservazione corretta. Non quando il pargolo, però, non svolge i compiti perché è stato a Cortina per la settimana bianca o in viaggio con i genitori che non potevano usufruire delle ferie durante le vacanze estive, natalizie e pasquali.
7. Nelle classi a 40 ore (tempo pieno), non si assegnano compiti: le attività didattiche devono esaurirsi nelle 8 ore di forzata immobilità e concentrazione – pretendere un ulteriore impegno sarebbe controproducente, penoso, crudele.
Sul punto specifico, taccio. 40 ore di lavoro sono più che sufficienti. Va bene fare dell'ironia, anche greve, ma spremere i bambini oltre una certa misura è oggettivamente sbagliato. E su questo non si ride,
8. I docenti che decidano di assegnare compiti pomeridiani verificheranno, preventivamente, che non richiedano a nessuno studente un impegno giornaliero che superi:
- 10 minuti nelle classi prime della scuola primaria
- 20 minuti nelle classi seconda e terza
- 30 minuti nelle classi quarta e quinta
- 40 minuti nelle classi prime della scuola secondaria di primo grado
- 50 minuti nelle classi seconde
- 60 minuti nelle classi terze.
Vs 8 I docenti hanno il dono di essere teletrasportati nelle case degli allievi: controllano i tempi di svolgimento dei compiti con il cronometro. Peccato che Pinuccio ci impieghi due minuti a svolgere i compiti e Lauretta un'ora e mezza. Ma i ragazzi sono lavoratori di una catena di montaggio, per cui per alcuni genitori hanno tempi di lavorazione calcolabili.
9. Non possono essere assegnati compiti nel fine settimana e durante i periodi di vacanza o sospensione delle lezioni - agli studenti deve essere permesso di ricrearsi (garantito il “diritto a riposo e al gioco”), e alle famiglie di ritrovarsi, senza l'assillo stressante dei compiti.
Anche su questo punto sono abbastanza d'accordo, ma un docente degno di questo nome dovrebbe sapersi regolare. Se i genitori non si fidano, cambino scuola. E' una regola aurea. Un genitore diffidente è come il gasolio al posto della benzina in un motore che non è Diesel.
10. Non possono essere assegnati “compiti per le vacanze” (ossimoro logico e pedagogico) – per le ragioni già espresse nel punto precedente e per evitare che i docenti, come previsto dal primo punto di questo Regolamento, trascorrano il resto dell'anno scolastico a correggere gli esercizi previsti dai “Libri per le vacanze”.
Vs 10 Per alcuni genitori, come si evince dall'assunto, il compito per le vacanze è un divertimento sadico dei docenti. Il sadismo va punito, obbligando i docenti a perdere tempo per correggere i compiti svolti dai genitori o, come capita più frequentemente, copiati dagli allievi più diligenti. Questi ultimi, pur soffrendo, si eserciteranno e consolideranno le loro competenze, gli altri, avendo genitori ciucci, che pensano di dispensare ogni fatica ai loro pargoli, otterrano come risultato figli ciucci. E , in età adulta, quando il figliolo sarà alto 1,90 , peserà 90 chilil e sarà a completo carico della famiglia, addosseranno la colpa del disastro educativo agli insegnanti, incapaci di essere severi e prussiani.
Il corollario finale di questa tragedia educativa sarà la lamentela degli stessi figli, ignoranti come capre, che, diventati genitori, incolperanno la scuola di essere lassista e grideranno: “Ah, ai miei tempi queste cose non succedevano!”... e manderanno i loro figli nelle scuole con lo stesso atteggiamento dei loro avi.