Chi mi segue sa che il sito “Graffi
di gesso” nasce dall'irritazione per un certo uso della lingua. Non
per gli errori formali (che sembrano il principale oggetto di
attenzione degli utenti di Internet e Facebook), ma per l'uso “distorto” della
retorica, in specie quando si trasforma in propaganda e esca per
pesci.
Il Ministro dell'Interno è libero di
usare l'armamentario retorico che desidera: è un politico e, in
quanto tale, il suo obiettivo è persuadere.
Compito mio, del tutto ininfluente in
termini pratici, ma lo faccio per voltolare un sasso, è quello di
evidenziare che cosa ci sia dietro.
Ecco, mi sembra che sia un dato di
fatto che ultimamente Capitan Findus (mi scuso per l'uso un po'
banale e contrario allo spirito di questo post di questo pseudonimo
ironico, ma ho le mie ragioni per non trascrivere il nome
dell'interessato) ha scoperto che alcuni slogan d'annata fanno colpo.
Sia chiaro: lo fa esplicitamente, perché conosce i suoi polli e, se
dovessi giudicare l'intelligenza dell'operazione, non c'è che dire:
è una mossa azzeccata.
Nel tentativo di imitare il Mascelluto
ha rispolverato un cavallo di battaglia del tempo che fu: il climax.
Il più noto motto fascista: “Credere, obbedire e combattere” e
altre espressioni mussoliniane si basano su triplette di termini per
lo più in climax ascendente.
Il nostro Capitano, in un recente
discorso, ostile agli attracchi ai porti italiani, ha parlato , vado
a memoria, di “barche, barchini e barconi”. Si può notare lo
svilimento della figura retorica, l'abbassamento infantile dovuta
all'alterazione del nome, ma credo che tale effetto non sia ingenuo.
Il modello del nostro fabulatore,
infatti, non è solo quello stivaluto, ma anche quello plasticato e
immarcescibile dell'ex proprietario di Mediaset. Insomma,
il Capitano parla alla solita platea, individuata dal plastico
plastificato, di undicenni non particolarmente svegli.
Sia chiaro che l'elettorato tutto,
anche quello di altro schieramento politico, è vittima degli
armamentari retorici e normalmente casca nella trappola e nel visco delle parole
senza accorgersene.
Non sto a citare Gustave Le Bon, ma è
un dato di fatto che la “democrazia” si configura spesso come una
“democrazia recitativa”, dove gli uomini politici scaltri guidano
per delega spesso volontaria le masse amorfe, facile preda dei
pifferai di turno.
Se c'è una colpa (ma qui si cade sul piano etico
e il terreno è scivoloso), è quella di spingere il proprio
elettorato all'infantilismo e alla semplificazione. Una massa
infantile, infatti, agirà di conseguenza nei momenti di crisi. A
fronte di situazioni di difficoltà, agirà istintivamente,
individuando nel capo politico poco prima osannato il traditore.
Lo
svelamento dell'inganno, tanto più in epoca post-ideologica, porterà
all'abbattimento non solo dei simboli, ma alla violenza nei confronti
delle persone. E il ruolo del politico, tanto più di un Ministro
degli Interni, non dovrebbe essere quello di fomentatore dei conflitti, ma quello di conciliatore degli interessi contrapposti della comunità.
Non dico
del bene comune, altrimenti mi scappa da ridere ;-)
arz©
arz©