martedì 31 dicembre 2019

SUV, influencer e polli.


Un “influencer” russo prende un SUV di gran costo, ma di scarsa virtù, a suo avviso, e lo aggancia a un elicottero che lo fa cadere da grande altezza.
L'”influencer” assiste allo spettacolo del SUV che si schianta a terra seduto su una sedia regista.
Il filmato dell'idiozia (che vedremo non è tale) è tra i più cliccati nella Rete e rimane in bacheca dei nostri giornali per molti giorni, poiché la regola che la notizia balzana ha la meglio sulle notizie banali viene insegnata nelle scuole di giornalismo.
L'”influencer” non è un'idiota, come potrebbe sembrare: è un “influencer” e il suo obiettivo è quello di essere visto da più persone possibili per poi piazzare qualche pubblicità subliminale e non nei suoi messaggi video.
C'è riuscito? Sì. Perfettamente.
Eppure ha fatto una cosa idiota e sono sicuro che tutti la ritengono tale: chi butterebbe un SUV da 200 mila dollari da grande altezza?
Non offendetevi: gli idioti, ovviamente, siamo noi che abbiamo visto la clip.
E, rullo di tamburi!, il sottoscritto che la commenta.
Ecco un esempio lampante di come funzionano le cose in Internet.
Alcuni furbacchioni che conoscono i loro polli lanciano un'esca. L'esca fa schifo, ma i polli badano più all'apparenza che alla sostanza e il vermiciattolo sembra appettitoso.
Probabilmente è un verme di plastica, indigeribile, potenzialmente dannoso, ma i polli non sono tanto astuti. 
E abboccano.
Sull'abboccamento dei polli i furbacchioni si arricchiscono e probabilmente in cuor loro pensano del loro pubblico: “Che polli!”
Poiché la pollaggine è una malattia molto contagiosa, peggio dell'aviaria,  coloro che ritengono di essere più intelligenti dei polli e che pensano che il verme sia immangiabile lanciano l'allarme: “Attenti, cari polli! Il verme è di plastica: niente proteine, solo idrocarburi sofisticati! Fa malissimo! Vi verrà la cacarella!”
Sull'allarme "vermi plastici" si innesca in Rete una lunga discussione che incentiva chi fino ad allora era ignaro della questione ad andarsi a vedere il video: insomma, ognuno vuole constatare direttamente se il verme è di plastica o è ricco di proteine nobili.
E il numero dei click aumenta.
E l'influencer gode.
Gode ancora di più nel vedere che coloro che non si ritengono polli appartengono anche loro alla stessa specie, contribuendo ad allargare il pubblico dei polli. Pensano: "Che polli al quadrato!"
Insomma, in fin della fiera, noi tutti siamo polli, fortissimamente polli. 
E lo spiedo gira. Inesorabile.

domenica 29 dicembre 2019

Burro o cannoni? Cannoni con un po' di burro.

Ipse dixit: “Scarsa formazione, carente dotazione di conoscenze e di competenze, difficoltà di conciliare vita familiare e vita lavorativa saranno al centro dell’azione di governo.
Scuole e università di qualità, asili nido e servizi alle famiglie, specialmente quelle con figli, saranno dunque le prime leve sulle quali agire".
Facciamo i conti della serva: i 90 F-35 costeranno nel loro complesso 14 miliardi di euro, miliardo più miliardo meno, e costeranno alla fine per il supporto logistico per un trentennio altri 35 miliardi di euro. E Fioramonti se ne va per un miliarduccio. Certo non si sommano le pere con le mele, ma sono opportuni sia un calcolo sia una riflessione su come si utilizzano le risorse quando si sottraggono fondi da quel poco che abbiamo nel portafoglio.
E poi, per onestà intellettuale, se si preferiscono le pere è meglio dirlo apertis verbis, no? E, usando un'altra metafora, se si preferiscono i cannoni e il poco burro serve ad altro che ad imburrare la fetta biscottata non è più corretto avvisare fin dall'inizio chi ne subirà le conseguenze?

domenica 22 dicembre 2019

Merluzzo Findus, pomodori, verdura e applausi. Il piatto indigeribile del Capitano.


Bossi, che rappresenterà pure il “vecchio” della Lega Nord, sul palco della nuova Lega dice senza freni inibitori quello che in cuor loro pensano molti elettori padani ossia che l'unico motivo per aiutare il Sud è quello di evitare che straripino nelle regioni settentrionali come gli africani.
Capitan Findus vuol fare della Lega un partito nazionale e ha 49 milioni di buone ragioni per aver offerto al vecchio leader la poltrona senatoriale, preservandolo dal bagno penale, e per ospitarlo benevolmente sul palco.
Tutto è lecito nella politica italiana.
Meraviglia assai, però, che a sud del Po non lo piglino costantemente a pomodorate; meraviglia ancor di più che non lo facciano coloro che tra gli elettori meridionali hanno affidato il proprio voto a dei leader che apertamente li disprezzano e vilipendono.
Gli Skiantos, negli anni Settanta, durante i loro concerti, si rivolgevano agli spettatori con il loro ironico: “Siete un pubblico di merda!”, ma non si aspettavano applausi: erano attrezzati a evitare frutta e verdura.
La Lega si aspetta ulteriore consenso e i sondaggi le danno ragione.
C'è qualcosa che non torna.


giovedì 19 dicembre 2019

Pubblico ufficiale e dito medio. In medio non semper stat virtus .

Articolo 54 della Costituzione italiana.
" I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il
dovere di adempierle con disciplina ed onore prestando
giuramento nei casi stabiliti dalla legge". Insomma, prima si svolgano le funzioni pubbliche con onore e disciplina e poi si reclami, giustamente, che tutti rispettino il lavoro svolto. L'esempio viene dall'alto. Se non si è in grado di assumere una carica pubblica con un minimo di deontologia legata alla propria funzione ( e i medi sono stati utilizzati abbondantemente e illecitamente nell'esercizio della propria funzione), è inutile pretendere un minimo di rispetto per il ruolo che si sta svolgendo. L'ABC della correttezza istituzionale va ripassato. Demonizzare le derive popolari quando le si incentivano è ridicolo. Punto.

lunedì 16 dicembre 2019

Pissi pissi Bao bao (vietato ai non addetti alla scuola): l'autocannibalizzazione burocratica.


Il “Bonus” per gli insegnanti meritevoli defluirà , si dice, nel Fondo di Istituto.
E' un bene? E' un male? E' sbagliato non premiare i meritevoli?
Partiamo dall'inizio, “ab ovo”, come dicono i Latini.
In termini generali, premiare chi si sbatte di più nella scuola è un bene: come in ogni ambiente di lavoro, anche nella scuola c'è chi proferisce più energie per svolgere al meglio la propria attività e c'è che ne proferisce di meno del dovuto, dunque, in termini di principio, è corretto premiare chi lavora di più.
Il problema è la tipologia di lavoro da premiare.
C'è chi lavora tanto per fare l'insegnante bene e c'è chi lavora tanto per organizzare il lavoro degli altri insegnanti perché lavorino meglio.
Sono da premiare entrambi? Per quanto mi riguarda, sì.
Purtroppo, de facto, l'investimento nella scuola, essendo sempre più asfittico, ha fornito una coperta, che è sempre stata più corta, premiando giocoforza chi olia gli ingranaggi della scuola, purché quest'ultima proceda.
Il “buon” insegnante spesso non è stato premiato, anche perché lo si è sottoposto a una forca caudina umiliante: il “buon” insegnante, infatti, deve fare domanda per essere premiato.
In termini generali (ciò non vale per i geni della didattica incompresi; ce ne sono, ma sono pochi), il “buon” insegnante non crede di essere un buon insegnante: pensa di essere un insegnante come gli altri, anche se non è vero.
Non è falsa umiltà: lavora così perché gli viene di lavorare così, mica si sente speciale.
Glielo dovrebbero dire gli altri coram populo e per acclamazione e/o standing ovation (non è mai successo), ma autocandidarsi a un premio gli pare inopportuno (....non parlo di me, eh! Io sono un insegnante medissimo e ho fatto domanda un anno per impadronirmi della mia fetta).
Quel che spiace di più al sottoscritto è che per mettere in piedi il merito si siano dovute creare della commissioni che hanno lavorato sodo per stabilire i criteri di valutazione e chi ci ha creduto, proferendo impegno a iosa, ha avuto pochi soldi in compenso. 
Ora si butta via tutto: il bambino, l'acqua sporca e la vaschetta blu.
Quando la burocrazia si autoalimenta, creando compiti inutili e che muoiono nello spazio di pochi anni, mi sovviene l'immagine dell'uroboro, il serpente che si mangia la coda e si autocannibalizza, vorace energia che si autoalimenta e si trasforma in polvere muta. O, se preferite, in cacca.

domenica 15 dicembre 2019

Contro "Fortnite".


Io non sono complottista per natura, anzi diffido dei complottisimi in genere perché generano paura indistinta.
E, quando non si vede, il lupo fa più paura di quel che dovrebbe e tutti invocano i cacciatori per fare giustizia.
Però, un dubbio che prevede un supercomplotto ai danni dei giovani ce l'ho.
E' un dubbio da supervecchiaccio: i nuovi videogiochi fanno male e sono il piede di porco per far breccia sulle debolezze dei più giovani.
Non è la prevalenza della concezione bellica di molti videogiochi che circolano che mi disturba (anche se la banalizzazione del dolore altrui e della morte non è del tutto ininfluente nell'immaginario giovanile), né la tendenza alla devianza che spesso viene rappresentata: Umberto Eco nella sua lettera a Stefano ci insegna che giocare con le armi di un tempo, le pistole che facevano sì “Bang”, ma erano solo microesplosioni di microbombette di carta rese fascinose dal magico profumo del demonio che era lo zolfo, potrebbe essere solo uno sfogo del tutto innocuo, anzi terapeutico, per ridurre l'aggressività che giovani e vecchi controllano come possono: i primi sparando agli Indiani e i secondi, se va bene, con la razionalità.
No. No. Quel che preoccupa di più è l'attuale tendenza alla “vetrinizzazione” (v. Codeluppi) del giocatore che per assurgere alla popolarità deve pagare denaro reale per distinguersi dal popolo indistinto dei suoi avversari (che ovviamente compiono la stessa azione nella propria bolla).
E qui chi è più debole e più facilmente circuibile: il preadolescente per natura non è né carne né pesce e la “popolarità” è un catalizzatore che ha un fascino incredibile, poiché fornisce identità e alimenta l'autostima (piccina picciò).
Essere “popolari”, in qualsiasi modo, è un dogma, neppure tanto nuovo, della società consumista.
Ed è qui il veleno dei videogiochi odierni: per essere popolari non esiste etica che tenga. 
Nel mondo virtuale tutto si compra (con le carte di credito dei genitori): identità, immagine sociale e relazioni tra i pari.
Mi sembra ovvio dedurre che il giovinetto uscito dalla centrifuga virtuale pensi che nel mondo reale ci si comporti esattamente così: se hai soldi, ti compri le bitch, hai un ruolo nel mondo e sei un figo al cubo.
La mercificazione dei rapporti umani (e non solo del lavoro) è l'ultima frontiera del consumismo: per i guadagni del futuro è necessario cominciare a corrompere i potenziali compratori in tenera età. 
Sono un vecchiaccio e non gioco ai videogiochi da molti anni. Forse sono disinformato.
Sento nell'orecchio la reazione pavloviana dell' “Ehi, boomer!” dei resistenti alle mie parole, ma che mi suona sempre più il mantra dei tossici eroinomani delle stazioni dei tempi che furono (e che stanno ritornando alla grande): “ Dammi mille lire, che ti costa? Non ho soldi per tornare a casa!” 
Insomma, l'obiettivo è sempre lo stesso: il denaro come unico strumento per la felicità, la bugia come condimento della relazione con il mondo adulto (perché il coglione sei tu che non sai apprezzare i piaceri della devianza) e lo sballo continuo a ruota. 
Certo:"Fortnite" non è una droga, ma spappola lo stesso il cervello.

lunedì 9 dicembre 2019

Vi esorto al disegno, foscolianamente.

Piccola notazione motivazionale per i disegnatori. A tutti noi, dilettanti, esperti e geni del disegno, sarà capitato di vivere questa situazione.
Si disegna qualcosa su un foglio di carta con minimo o massimo impegno, a seconda dell'umore.
Si avvicina il bimbo (o l'adulto, non importa: a fronte dell'operazione grafica l'età non cambia nulla) e dice: “Ma l'hai fatto tu?”.
Ha assistito, dall'inizio alla fine, all'operazione che non è mai semplice e la cui complessità è variabile, dipendendo dallo stile e dall'impegno del disegnatore: prima matita e poi china, prima matita e poi pennarello, direttamente a pennarello, grosso, fine, solo a matita and so on.
In qualsiasi caso, alla fine dell'operazione chi osserva non si capacita: “L'hai fatto tu?”
Ovviamente tu rispondi “Sì”, ma cogli il retropensiero che chi assiste alla realizzazione dell'opera pensi a un barbatrucco: l'hai copiato, l'hai trasferito sul foglio con il teletrasporto. Sorridi. E che tu sia un dilettante o un professionista in quel momento specifico ti stai divertendo. Molto.

domenica 8 dicembre 2019

Ho la giustifica! Garrotare la scuola fa bene!

Il Corriere della Sera non delude mai le mie aspettative. E' un giornale che incarna la miopia della borghesia italiana in modo perfetto.
Eccovi l'articolo:
Scuola

L'articolo è stato postato da un intellettuale e linguista che rispetto e ammiro, Giuseppe Antonelli; mi auguro che non lo condivida,  ma mi è partito come suol dirsi l'embolo, pensando che ne giustificasse in parte le argomentazioni.
Ecco il mio commento:

Mi spiace: leggere questo articolo mi irrita profondamente. Da trent'anni si toglie alla scuola e alla cultura. E si vuole trovare una giustificazione. E' vero che il denaro non è tutto, ma garrotare la scuola e la cultura per poi giustificare ulteriori garrotamenti, affermando che la Svezia, nonostante la profusione di investimenti, non ha ottenuto granché, non è degno di un giornale che incarna gli ideali della buona borghesia. L'esempio diventa la Polonia che nonostante i tagli ha un sistema scolastico che sembrerebbe funzionare. Non c'è bisogno né di un sociologo né di uno storico per capire che il campione indicato non è rappresentativo per mille e una ragione. Quando ci si affida ai dati dei fogli di Excel, senza tenere presente le variabili , si è pessimi ragionieri e pessimi giornalisti.

giovedì 5 dicembre 2019

La maldicenza italiana. Non stiamo andando nella direzione contraria?


Ci saranno mille ragioni per graziare Bossi per aver dato del “terrone” a Napolitano, quando quest'ultimo era Presidente della Repubblica: l'età avanzata del vecchio leone e il fatto che Napolitano non si sia più di tanto risentito. 
E, probabilmente, millanta altre ragioni giuridiche che non conosco.
Però, è un brutto esempio: se chiunque, utilizzando un linguaggio offensivo e degradante, si può permettere di prendere a male parole la massima carica dello Stato, chi gli impedirà di prendersela con il solito linguaggio da troglodita con chi non ha cariche da vantare?
Si parla di svelenire il linguaggio e si va nella direzione opposta, graziando un potente che continua a non pagare per le sue malefatte.

P.S. Al collega giuggiolone che mi rimprovera , per pura maldicenza gratuita, di parlare troppo nei social sottraendo tempo alla lettura, ricordo che nella mia biblioteca c'è anche il libro “Brutti, fessi e cattivi” , un repertorio ampio del modo di offendere nella lingua del sì. L'ho già letto, ma me lo ripasserò per bene. Ci vedremo a Filippi, malandro! ;-)

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