domenica 22 novembre 2020

Pissi pissi bao bao (post per docenti): "La verifica".

Visto che è Domenica e non posso uscire (avete notato quante magnifiche giornate novembrine si inanellano l'una all'altra in pieno lockdown? Ci sarà un disegno divino?), dopo avere lavorato mezza mattinata sulle solite scartoffie scolastiche che ci impongono e, talvolta, ci autoimponiamo, mi sembra giusto dedicare una dramma di riflessione umoristica su quel che succede con la DAD in merito alle verifiche on line.

Dopo il mio post precedente che ha bacchettato (inutilmente) l'insegnante intrusivo e controllante, mi vorrei soffermare su un altro aspetto divertentissimo della DAD (a me, come si dice adesso, fa “riderissimo”): la fine del culto della verifica (e nessuno sghignazzi maliziosamente togliendo il “veri”: non siete alle scuole Medie!)

Orbene, ordunque: tanto tempo fa, quando c'era la didattica in presenza, tra il pre-azzolinano inferiore e quello superiore, tutte le Presidenze intimavano al Corpo Docente (scusate l'abuso della Maiuscola, ma ha fini espressivi: serve per dar l'idea dell'aspetto religioso della questione) di preservare la “sacra” verifica scritta.

Tuonavano: “E' un Documento, è un Testimone! Quando ci sarà il Giudizio Ultimo e Universale ossia il ricorso al TAR, la Sacra Reliquia testimonierà della vostra purezza e della vostra integrità morale e professionale!”

Sì, quello straccetto di carta, talvolta stropicciata e sbiascicata dopo la consegna a casa dalla bava del cane o del gatto, dove voi avete vergato (di fretta e annoiandovi a morte) con l'apposita Bic rossa (la matita bicolor no, ché sta andando in pensione, per ragioni legal-burocratiche: si può cancellare...) l'errore marchiano del vostro allievo, sarà usata, davanti al Tribunale Supremo, per sancire in Cassazione la meritata bocciatura (nomata ora, in ottemperanza al tabù imposto dal Dogma del Successo Formativo, “Non ammissione alla classe successiva”).

Nella temperie della DAD e della DDI, le carte si sono scompaginate: l'allievo può barare facilmente e alla grande.

Durante le interrogazioni può simulare un malore tecnologico della telecamera, può visionare di nascosto appunti fitti fitti, può con un auricolare ricevere messaggi dalla SPECTRE di classe utili a minare le certezze del povero insegnante che sbraiterà invano: “Accendi la telecamera!”, “Guarda in alto!”, “Come mai ora non ti sento? Eppur muovi le labbra!” and so on.

Non parliamo delle verifiche con Google Moduli o con altri strumenti on line.

Puoi scramblare (neologismo di mio conio. Me ne assumo la responsabilità. L'Accademia della Crusca mi fucilerà alle spalle!) le domande, imporre tempi strettissimi per le risposte, insomma, puoi tentare tutti i barbatrucchi per rendere le verifiche e i test i più oggettivi possibili.

Poi ci penseranno la perizia o l'imperizia (o la falsa imperizia) degli allievi per mandare all'aria le tue mezze giornate di lavoro, spese per evitare gli imbrogli e per personalizzare i test onde evitare scopiazzamenti impropri. Se qualche avvocaticchio volesse contestare la validità della valutazione, non incontrerebbe nessun problema. A mani basse vi obbligherebbe a mangiarvi la lingua.

Per considerarla ancora valida, bisognerebbe ritornare ai tempi antichi, quando il docente, a capocchia, senza alcuna griglia , strabattendosene della soggettività o dell'oggettività, in base solo al mandato a lui riconosciuto per aver passato un pubblico concorso, poteva, senza che nessuno potesse contestarlo, dare un 1 o un 10 allo stesso compito, tranne che intervenisse dal Supremo Ministero il temutissimo Ispettore che, però, si scomodava solo a fronte di torture con spargimento di sangue (quelle psicologiche non erano contemplate) nei confronti dell'allievo o di pazzia manifesta.

Ed ecco, per ritornare al tema centrale, che la Sacra Reliquia, la VERIFICA, ritorna ad essere quello che è sempre stata: un falso in atto pubblico atto alla valutazione solo nel nome della sospensione del giudizio. Amen.


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