Riprendo considerazioni già fatte in altre occasioni, dopo che (finalmente) i giornalisti statunitensi hanno interrotto il discorso di Trump che riproponeva a bella posta delle “Fake News” per non ammettere la sua sconfitta.
Nessuno, neppure il Presidente dello Stato più influente del Mondo (che è ancora annoverato nelle Democrazie), deve essere autorizzato a dire quello che vuole.
Nessuna libertà, men che meno la libertà di parola, deve fare a pugni con la realtà.
Sappiamo che il relativismo che vale a Destra e a Sinistra come antidoto agli autoritarismi di ogni risma depone a favore dei fautori delle parole in libertà.
“Chi gestisce la verità?”, dicono. “Chi sono i custodi della verità? Chi li controlla?”
Purtroppo, da un bel po' di tempo il pannicello del relativismo che in sé e per sé ha un valore positivo ha permesso a molti, ingenui e meno ingenui (diciamo furbastri), di affermare tutto e il contrario di tutto: l'uomo non è sbarcato sulla Luna, la Terra è piatta alla faccia di Eratostene, il Covidde non esiste, il Nero è bianco, il Bianco e nero visto che Trump ha difeso i neri meglio di Lincoln and so on.
Nessuno impedisce agli ubriaconi dell'irrealtà di sbraitare a casuccia loro il proprio delirio.
La società civile, però, ha tutto il diritto di fermare queste derive, in particolare quando sono pubbliche.
E se si sbraita nella pubblica piazza, ci si aspetti da chi non è d'accordo ogni tipo reazione.
Non auspico le manganellate che pur si meriterebbero, ma l'isolamento sì, una versione laica di Scomunica: chi delira si confronti solo coi deliranti, nel manicomio delle loro paranoie.
Non pretendano i fautori delle idiozie tanto al pezzo di confrontarsi civilmente con il resto del Mondo, perché chi non rispetta le regole della logica e del gioco sociale non merita di partecipare alla partita.
Giochino con il loro pallone sgonfissimo nel loro campetto.
E gridino pure che l'arbitro è cornuto, anche quando non c'è.
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