Tik Tok a Napoli da La Repubblica on line
In questo ultimo scampolo di 2020, un'altra notazione scioccherella. I fatti: un gruppo di minorenni si fanno riprendere mentre prendono a calci una statua a Napoli.
E' inutile osservare che la statua non c'entra nulla: poteva essere un busto bronzeo di Vittorio Emanuele II o un'opera iconoclasta di polistirolo alla Cattelan.
C'entra, in parte, McLuhan insegna, il mezzo utilizzato ossia “Tik Tok”.
C'entra, di sicuro e tanto, l'ostentazione della propria idiozia come elemento di attrazione del pubblico internettiano.
Purtroppo, i giovincelli hanno imparato da altri e più in alto e non solo dall'osculatore di salamelle.
Chi scrive un tweet per spararla grossa, chi augura morte violenta a chi gli sta sugli zebedei e chi, come me, invece di osservare con la mandibola dislocata il magnifico spettacolo della neve che imbianca la mia città dopo anni di assenza, commenta una notiziola di taglio basso e di infima pagina con il ditino molareggiante non si sottrae alla “vetrinizzazione” dei propri pensieri e delle proprie azioni che è tipica di questi tempi.
Che il 2021 ci porti un po' di riservatezza e di silenzio. E tanta tanta serietà.
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