Qualcuno si meraviglia del fatto che un centinaio di benestanti, in barba alle restrizioni e alle misure di sicurezza, si sia ritrovato in un resort del Garda a festeggiare il Capodanno?
Io no.
Da che mondo e mondo i ricchi, che, come sappiamo, non andranno in Paradiso perché la gobba del privilegio e quella della sfrontatezza non permetterà loro di passare attraverso la cruna dell'ago, sanno benissimo che, se non se la spassano hic et nunc, non se la spasseranno più.
Mi è poco comprensibile, però, che godano immeritatatamente del consenso dei poverazzi, quando i privilegiati gridano come oche del Campidoglio alla Dittatura sanitaria a cui, come si è visto nell'episodio summenzionato, si sottraggono facilmente, potendosi permettere senza troppo soffrire i 400 euro di multa prevista.
Farsi gli affari propri nel nome della Libertà (propria e quindi con la maiuscola; di quella altrui fregandosene altamente, inneggiando spesso e volentieri alle dittature se non dei baffettini, dei mascelluti) e fottersene del bene comune (vedi il garrotamento nel nome del “Libbero Mercato” della Sanità e della Scuola pubblica) è il minimo comun denominatore della buona borghesia italiana da circa un trentennio in qua, se non dall'Unità di Italia ad oggi.
Meraviglia è che coloro che, giocoforza, devono sottoporsi a restrizioni per non vedersi togliere in emergenza l'ossigeno negli ospedali congestionati non solo aspirino alla brillante vita dei ricchi a cui non possono partecipare per evidente mancanza di pilla, comprando rivistine patinate dove le scosciate e gli erotomani si incontrano in qualche villaggio esotico o rincoglionendosi alla TV dove assistono alla mirabolante esistenza di cartapesta di vip e vipponi in qualche trasmissione trash, ma, per sovrammercato, votino anche i loro rappresentanti politici che palesemente e senza vergogna si vogliono appropriare del denaro pubblico (sempre che non se ne siano già appropriati), facendo leva sulle paure dei miserabili costretti a spartirsi le poche briciole che cadono dal tavolo ben imbandito dell'imprenditoria del chiagni e fotti.
Triste è il popolo che aspira a giocare a golf non potendosi permettere l'acquisto della mazze e che, quando per ventura ne ha in mano una, sia essa un ferro o un legno, non la dà sulla testa di coloro che si fanno costantemente beffe della sua beotaggine.
Va be', si ingozzino di ostriche e champagne, ma, come si faceva un tempo e senza alcun rossore, perché mai non dovremmo augurar loro l'arrivo tra tenue e colon del temutissimo vermocane?
Sì, d'accordo, così ci giochiamo anche noi l'ingresso in Paradiso, ma volete mettere la soddisfazione? ;-)
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