Girando qua e là su Internet in questi giorni, noto con rammarico che una questione come quella relativa al “politically correct” sta prendendo una brutta piega.
Che il fenomeno ci sia e abbia portato a qualche stortura è innegabile (v. il dadaista”Amen e Awomen” del Pastore democratico), ma associare il “politically correct” alla censura mi sembra una forzatura ingenerosa.
Il “politically correct” nasce, da quel che mi risulta, per difendere le minoranze discriminate.
Per cui, tanto per fare un esempio banale, se tu scrivi “ne*ro” per denigrare i neri, qualcuno alzerà il ditino e ti dirà che non si fa, perché poi alla definizione sprezzante seguono altre azioni come quella di negare a chi appartiene a quella minoranza gli stessi diritti degli altri (e per ottenerli, almeno nominalmente gli USA i ne*ri hanno aspettato il 1964).
Ovviamente ci sono altri precedenti significativi per tracciare una linea di demarcazione tra il lecito e l'illecito come l'aver associato agli ebrei l'epiteto di usurai per poi accusarli di ogni nefandezza durante l'indizione di Crociate, l'infuriare della peste e le crisi economiche nel Reich di Tomania.
Dire che il “politically correct” è il nemico della libertà di pensiero è, guarda caso, un cavallo di battaglia e un po' di Troia della Destra becera, trumpiana o feltriniana a casetta nostra.
Che male c'è dire “frocio al frocio” e “mongoloide al mongoloide”? Non vorremo forse limitare la libertà di espressione?
Purtroppo, qui la libertà di espressione non c'entra nulla e tutti dovrebbero saperlo.
La lotta al “politically correct”, che ormai vedo serpeggiare anche in ambienti insospettabili, si alimenta con gli esempi estremi d'oltreoceano (censurare “Grease”, chiamare “chairwoman” la donna che modera un dibattito pubblico et similia).
Non si considera che la degenerazione è legata al puritanesimo estremista che è lo stesso che, a Destra, propone di bruciare il libro di Darwin nelle Biblioteche per la sua teoria evoluzionista e che, nella sua versione di Sinistra, prende di mira le statue di Colombo come antesignano delle stragi degli amerindi.
Gli acerrimi nemici del “politically correct” sono, però, guardacaso, nell'Orbe terracqueo i fiancheggiatori delle teorie più bislacche ovvero quelli che gridano alla sostituzione etnica, al demoislamocomplotto che vuole tutti i Cristiani adoratori di Allah o al plutopedofilocomplotto della setta QAnon.
Insomma, per usare il coltello di Occam e un esempio alla portata di tutti: sarà sempre lecito dire che un nero è un cretino, quando si comporta da cretino, perché il numero dei cretini è sempre sottostimato (C.M. Cipolla), ma non avrà diritto di parola chi sosterrà che uno è cretino perché è nero, tranne che si voglia indulgere, talvolta involontariamente e con leggerezza, più frequentemente consapevolmente, in quella forma di “suprematismo bianco” e di “razzismo biologico” che, tra Ottocento e Novecento, hanno provocato notevoli danni.
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