(Chiedo scusa preventivamente: si parla di cose di scarso
rilevo in un momento particolarmente tragico)
Sono un insegnante ormai sulla via del pensionamento.
Dipenderà dalle scelte ministeriali, ma tra 4, 7, 10 anni sarò in quiescenza.
Non voglio parlare di
me, però, anche se lo farò per chiarire un’altra questione: voglio parlare dei
nuovi insegnanti.
Il sottoscritto ad inizio carriera (ed ero tra i fortunati)
per raggiungere il suo posto di lavoro doveva percorrere una quarantina di
chilometri al giorno.
Non erano sedi comode e servite dai mezzi pubblici e doveva
utilizzare giocoforza la macchina.
Fino ai cinquant’anni non mi sono potuto permettere un’automobile
nuova: ho utilizzato automobili scassatissime che spesso mi hanno lasciato in
mezzo alla strada.
La benzina costava anche allora, ma non come oggi.
Ora ho rinunciato ad una macchina perché posso raggiungere la
mia sede di lavoro in autobus o a piedi. Una macchina nuova ce l’ho, lo ammetto:
è quella di mia moglie.
Fino a tre anni fa non avevo una casa di proprietà.
Grazie ai miei pochi risparmi, indebitandomi fino al collo e
con la speranza che il TFR non fosse decurtato in qualche modo, mi sono
arrischiato a comprare casa.
Mia moglie lavora e per mia fortuna non è una dipendente
statale.
Paga un fottìo di tasse, ma ha un reddito superiore e non di
poco al mio.
Altrimenti ciccia.
Non ho figli.
Direi, scusate la sincerità, per fortuna.
Ora si parla di rinnovo dei contratti e si parla di un
aumento a tre cifre.
Uno pensa a 999 euro. In realtà, sarà, se andrà bene a 105
euro (lorde). Settanta euro ad andar bene.
I giovani insegnanti che non hanno uno stipendio iniziale
esaltante dovranno sobbarcarsi le spese della benzina e, se fuori sede, di
affitti che dalle mie parti, ad andar bene, sono di circa 400/500 euro.
Comprare casa sarà oggettivamente al di fuori delle loro possibilità.
Non parliamo dei costi del gas e dell’elettricità.
Ovviamente (ho esperienza) qualcuno dirà che altri
lavoratori hanno stipendi inferiori e carichi lavorativi superiori.
Lo so, ma
mica sono contenti, eh!
Ed alimentare la lotta tra poveracci è il grandissimo
risultato ottenuto dal neoliberismo imperante.
Qui stiamo parlando di laureati che potrebbero ambire a
ben altre gratifiche nel privato e, in specie all’estero, come sta succedendo.
La fuga dei cervelli è nota a tutti.
Arrivo al punto: la proletarizzazione degli insegnanti, la
loro colpevolizzazione che li condanna all’ irrilevanza sociale, alimentata da
una stampa ormai del tutto succube dai preconcetti confindustriali e leghisti
(in nuce: chi si occupa di formazione, educazione e cultura è un mangiapane ad
ufo) porterà a breve a una totale incapacità del sistema di provvedere alla
formazione delle nuove generazioni.
Di insegnanti non ne troverete più, neanche col lanternino.
Come sta succedendo, nella sanità, per medici e infermieri.
Va be’, ora c’è una guerra in corso.
Magari nucleare.
Sono effettivamente pinzillacchere.
Se non ci estingueremo in un modo, siamo pronti per estinguerci in un altro.