Parlerò da umorista che ne sa di scuola e non da docente,
anche per far digerire a chi legge un post lungo più di dieci righe. Dove sta
il verme nella proposta delle 36 ore onnicomprensive? A mio avviso a copertura
dell’amo per boccaloni (qual siete e siamo) di vermi ce ne sono parecchi.
Primo verme: vedo già il docente ingolfato di compiti da
correggere e di relazioni da riempire di burocrazia difensiva (non si sa mai
che il Tar!) nel Fortino cartaceo della buona Istruzione. “Accidempolina! È un
affarone! Lavoro sicuramente di più!” E me lo vedo col calcolatore in mano fare
la somma delle ore di lezione, del tempo impiegato nella correzione dei compiti,
nella preparazione delle lezioni etc…poi, sottraendo al totale le 36 ore, pensare:
“Ho liberato un mucchio di ore per dedicarmi ai miei hobby: la lettura, il
disegno, la calligrafia, l’ermeneutica, l’enigmistica o alla mia famiglia:
starò di più con il mio piccino, con mio marito/moglie/gatto/pesce rosso and so
on. Oppure, come i gatti dormirò di più: otto ore di lavoro, otto ore per me e
otto ore per il sonno!”.
Il primo verme è nascosto e insidioso qual serpe edenica:
qualcuno quantifica quante ore saranno dedicate all’insegnamento frontale e
quante allo svolgimento dei compiti istituzionali del buon insegnante e non
istituzionali della Burocrazia Scolastica Decerebrata, ma Centralizzata?
Nessuno lo fa e c’è un motivo.
Chi ci governa ha in mano un foglio di Excel e un numero che
è già stato stabilito: riduzione dal 4% al 3,5% del PIL della spesa dedicata
all’istruzione. Il taglio in parte sarà garantito dalla denatalità (e notate il
leggero e perverso ossimoro di un Ministero dell’Istruzione che gode del fatto
che si scodellino pochi bambini). Meno bimbi, meno insegnanti.
Non basta, però: chi ci governa (devo fare i nomi? No, li
sapete benissimo) e gran parte dell’opinione pubblica pensano che l’insegnante
sia uno scansafatiche.
I docenti si rodono il fegato sui Social a controbattere (“Non
è vero che abbiamo tre mesi di ferie!”, “Non è vero che il nostro lavoro non è
usurante!”) comportandosi così come il bambino olandese che cercava di fermare
il crollo della diga, mettendo il dito nel buco che segnalava il suo cedimento.
Inutilmente, of course, nel nostro caso.
Una caratteristica degli interventi dei governi di tutti i
colori è stato quello di aumentare l’orario “formale” e frontale di lavoro
dalle 18 alle 24 ore. Innanzi tutto, il “divide et impera” tra i docenti dell’ex
scuola media: da una parte quelli inglobati nel primo ciclo, dove l’estensione
del lavoro nella Primaria è già stata operata, e dall’altra quelli del secondo
ciclo.
Non lo vedete il verme delle 36 ore? Godete ora offrendovi
volontariamente al martirio?
Secondo verme è l’insegnante stesso: un altro obiettivo di
chi ci governa (sia da Destra sia da Sinistra) è la riduzione dell’autonomia dell’insegnante:
autonomia nella gestione del tempo e nella formazione. L’irrigidimento della
struttura della Scuola con Dirigenti sempre meno interessati alla didattica, ma
all’offerta formativa che porta denaro alla scuola certo, ma anche ai
Dirigenti, fa sì che l’insegnante debba diventare, come si suol dire oggi con
il sorriso sulle labbra, “flessibile”. Come un verme, appunto.
La lezione frontale
viene demonizzata e l’aspetto “commerciale” sive aziendalistico della scuola
ossia l’offerta di servizi alla famiglie on demand deve essere incentivato: se
le forze residue della scuola (già stremate) non bastano, si ricorrerà al Terzo
Settore.
E via di PON, di
erosioni nelle pieghe del FIS per pagare i docenti disposti all’operazione, di
iniziative extracurricolari e curricolari che consumano goccia a goccia, in un
imperituro stillicidio, fatto solo di stalagmiti, il già poco tempo a
disposizione del docente per costruire la parvenza di qualcosa di serio all’interno
del programma (ohibò, non programma…quello non esiste più!): progettazione!
Per lenire le sofferenze del docente in colpa, la pappa
odorosa e medicamentosa del superamento delle discipline e dell’assunzione del
ruolo di “Super-facilitatori”.
Privati del loro ruolo e della loro autonomia, i docenti si
piegano si flettono sull’amo della Buona scuola come ballerine di Pole dance.
Più si muovono, più sembrano dediti a un lavoro, facendo “ammuina” (googlate
pure).
Ma quel che più importa è rendere il docente dipendente nel
suo aggiornamento, nella gestione del suo tempo e nella sua formazione dallo
stesso Ministero. La formazione diventa a pagamento (e possibilmente sarà
gestita dall’Università, dando vita a un mitologico uroboro) e costantemente
fuori dall’orario del docente.
Rientrerà la formazione ancora nelle 36 ore?
L’insegnante potrà
decidere in piena autonomia quale corso frequentare e quale no? Dai chiari di
luna, cari docenti, mi sembra di no.
Io, da umorista, vedo tanti altri vermi, ma è meglio non
accanirsi a tagliar loro la testa tutto d’un botto. Qual Idre moltiplicano le
loro teste dopo ogni decapitazione. E il verminaio per oggi è già colmo.
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