Insegnare a fare umorismo e a fare satira è un po' un controsenso. Lo spirito umoristico o satirico o ce l'hai o non ce l'hai come il coraggio di Don Abbondio.
Però, si può insegnare facilmente come non fare umorismo (siamo dalle parti di Montale che afferma che il Poeta può solo fornire al suo lettore ideale solo "storte sillabe e secche"), producendo esempi significativi.
Un modo per NON fare umorismo è irritare il lettore, facendogli fare i salti mortali per cogliere il significato della vignetta.
Quando il lettore è perverso (ma deve avere capacità di interpretazione da enigmista), la capisce tutta, ma non ride: il banchetto è luculliano, ma propone Nutella e spaghetti. Insieme.
Quando è scafato, la capisce a tre quarti e gli rimane in bocca l'amaro...Tanto vale non capirla del tutto! Che cosa c'è di peggio di mangiare una ciliegia con un verme dentro?
Mangiarne una addentando solo il verme a metà, no?
Oggi sono oziosissimo (pausa esami) e, invece di andare dal pedicure, mi do alle metavignette incomprensibili o comprensibili in parte. Anche a chi le realizza, eh!
I giochi di parole sono banalissimi e anche questo serve allo scopo. Affestellarli l'uno dietro l'altro è operazione piacevole come riempirsi con la paletta gli slip con la sabbia.
Insomma, oggi mandatemi a quel paese allegramente...
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