La trama è semplice: un giovane intervistatore corre trafelato all’inseguimento di una macchina di lusso che avanza lentamente. Alla guida della super-macchina ci sta un bel giovane, ben pettinato, che educatamente abbassa il finestrino per rispondere alla domanda dell’inseguitore: “E’ tua la macchina?” Con fare professionale il giovane alla guida conferma che l’auto è sua e non dei suoi genitori. Insomma, se l’è guadagnata, non è un “bamboccione”.
L’intervistatore lo incalza: “Come hai fatto a guadagnare
così tanti soldi?”
E il giovane, sempre con l’undestatement dei ricchi
incalliti e anche un po’ stronzi: “Come? Ma è semplicissimo!”. Insomma, sotteso è il pensiero: se tu non
ci sei arrivato, vuol dire che sei proprio tonto! E poi con un fil di voce
aggiunge una parolona o che comincia con e (e-commerce, e-bussiness, e-checazzo)
o la parolina magica “investimento” con qualche aggettivo di mezzo e che
finisce con “online”.
Per farla breve il messaggio implicito è questo: partendo dal nulla, senza alcuna competenza
pregressa e nel giro di poco tempo, è facilissimo diventare ricchissimi, investendo in qualche attività online. Basta volerlo. Senza l'aiuto di nessuno, eh, men che meno dei genitori!
Lo so, sono un vecchio boomer brontolone, ma proprio per esperienza e per la lettura compulsiva delle “Avventure di Pinocchio”, diffido sempre dei Gatti e delle Volpi che promettono alberi con gli zecchini d’oro.
Probabilmente
l’astuta campagna è stata orchestrata da qualche mio coetaneo furbetto, esperto
in organizzazioni piramidali, atte a scucire dalle tasche degli ingenui
giovinotti i pochi spiccioli rimasti, prospettando loro una novella Età dell’Oro,
un qualche Paese di Cuccagna o dei balocchi della tradizione popolare e
letteraria (Boccaccio e Collodi, in primis).
Forza, giovinotti, si va alla grande dalla Gig-economy alla
Gonz-economy! Anzi no: e-Gonz-economy!
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