Come sapete, Laura Boldrini non piace a
molti. E' stata oggetto di critica per il suo impegno per i Rifugiati
, non è un mostro di simpatia ( durante un suo intervento alla TV,
tempo fa mi è sembrato che un collaboratore le avesse consigliato a
bassa voce di sorridere...evidentemente non le viene naturale!) ed è
un bersaglio esplicito del fascioleghismo nostrano (il cui punto più
basso è stata la tristissima sceneggiata della bambola gonfiabile di
Salvini).
Su Facebook la Presidente della camera
dei Deputati è inondata da messaggi non solo sessisti, ma da insulti
a ruota libera e da minacce esplicite.
Intendiamoci: la Boldrini può essere
criticata da chiunque e a nessuno si può negare la possibilità di
non condividere le sue posizioni politiche e/o istituzionali.
Qui, però, si parla d'altro. I Webeti
scrivono con nome e cognome, si macchiano di una serie di reati non
da poco ( calunnia, oltraggio , apologia di reato et similia) che non
hanno nulla a che fare con la libertà di opinione ( credo che in
cuor loro pensino che sia una libertà illimitata e “absoluta”).
Il responsabile morale di questa deriva
, sia chiaro, è un europarlamentare ( gonfiandosi il petto e
protendendo la mascella, credo persino che se ne vanti), ma la
responsabilità penale è individuale.
Bene ha fatto la Boldrini a pubblicare
un sunto delle offese al suo indirizzo e, se volete farvi un'idea
della tipologia delle persone che si dedicano a questi esercizi di
rutto libero, non avete che da recarvi nei loro profili Facebook.
Molti sono stati cancellati, altri sono
ancora attivi, purgati dai post incriminati.
Male farebbe la Boldrini a non
denunciarli e a non chiedere risarcimenti milionari.
Temo che non lo farà, pur godendo
della condizione di privilegio di non doversi preoccupare più di
tanto delle spese legali.
La via legale, quella che punisce i
signoli abusi, è, a mio modesto avviso, l'unico modo corretto per
far rispettare le regole di convivenza su Internet (anche se ho la
sgradevolissima sensazione che prima o poi si sceglierà una via
normativa che restringerà la libertà di espressione su Internet,
così come sta avvenendo nelle grandi autocrazie mondiali,v. Putin e
Erdogan su tutti).
Le leggi ci sono, basterebbe solo
applicarle ( anche se non “sufficit”, viste le caratteristiche
dell'Italiano medio; ci vorrebbe più scuola e più cultura, ma, in
merito, abbiamo calato le braghe da un bel trentennio).
Insomma, tanto per metterla sul piano
generale e magari buttarla in caciara in vista del Referendum: è
inutile ritoccare Costituzioni e Leggi, quando quest'ultime non
vengono applicate o per l'estensione del fenomeno o per le difficoltà
di controllo.
Le riforme di legge o costituzionali
che nascono dalla mancata applicazione di leggi e della Costituzione
vigenti costituiranno solo il classico tappetino che tenta di
nascondere pietosamente la polvere: quella di uno Stato deboluccio e
del peggiore dei popolacci che purtroppo non riesce, anche a fronte
di una legislazione punitiva , a modificare e a vergognarsi dei
propri pessimi costumi ( cito solo Leopardi...non sparate sul
pianista! Rileggetevi in calce gli stralci de “Il discorso sopra lo
stato presente dei costumi degl'Italiani”, e mi capirete meglio).
arz62
“ Il
vincolo e il freno delle leggi e della forza pubblica, che sembra ora
essere l’unico che rimanga alla società, è cosa da gran tempo
riconosciuta per insufficientissima a ritenere dal male e molto più
a stimolare al bene. Tutti sanno con Orazio, che le leggi senza i
costumi non bastano, e da altra parte che i costumi dipendono e sono
determinati e fondati principalmente e garantiti dalle opinioni”
[…] “Primieramente dell’opinione pubblica gl’italiani in
generale, e parlando massimamente a proporzione degli altri popoli,
non ne fanno alcun conto. Corrono e si ripetono tutto giorno cento
proverbi in Italia che affermano che non s’ha da por mente a quello
che il mondo dice o dirà di te, che s’ha da procedere a modo suo
non curandosi del giudizio degli altri, e cose tali”.
[…] “Le classi superiori d’Italia sono le più ciniche di tutte
le loro pari nelle altre nazioni. Il popolaccio italiano è il più
cinico di tutti i popolacci. Quelli che credono superiore a tutte per
cinismo la nazione francese, s’ingannano. Niuna vince né uguaglia
in ciò l’italiana. Essa unisce la vivacità naturale (maggiore
assai di quella de’ francesi) all’indifferenza acquisita verso
ogni cosa e al poco riguardo verso gli altri cagionato dalla mancanza
di società, che non li fa curar gran fatto della stima e de’
riguardi altrui ...”
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