Leggo
spesso tra gli scritti di coloro che plaudono all'era Renzi, e parlano sul serio, che Renzi costituisce nei fatti una discontinuità
rispetto al berlusconismo.
Mi
intristisco un poco perché da un po' di anni sto raccogliendo gli
indizi, direi le prove, che il berlusconismo non è morto affatto e
sopravvive, come Alien nei corpi dei poco avveduti astronauti, nella
lingua, nelle movenze e, ahimè, nei pensieri di chi dovrebbe
rappresentare il “nuovo” e l'inedito, rispetto al tristissimo
ventennio berlusconiano.
Parto,
more solito, dall'ambito linguistico.
Alla
Leopolda Renzi dice ( la sintesi è giornalistica, ma il filmato lo
potete reperire facilmente in Rete): "Con
il referendum costituzionale, siamo ad un bivio : è il derby tra
passato e futuro, tra cinismo e speranza, tra rabbia e proposta, tra
nostalgia e domani" .
Non
ci vuole un linguista di professione per capire che il campo
semantico in cui si muove Renzi è lo stesso di Berlusconi, quello
calcistico marezzato qua e là da qualche pennellata gramsciana e
vagamente di sinistra. Si parte dallo "scendere il campo” e si arriva al
“derby” dicotomico tra “odio”dell'universo mondo verso
l'”amore” renziano ( qui siamo nel berlusconismo distillato), tra
il cinismo della ragione e la speranza della volontà , tra la rabbia
e la speranza del sol dell'avvenir ( solo qui effettivamente,
nell'accenno al sol, non alla rabbia, sia chiaro, si respira aria un
po' gramsciana e vagamente di sinistra), sino alla chiusura tra la
nostalgia del passato e la promessa del domani che non diverge di molto dalle
nostalgie mussoliniane di “Giovinezza giovinezza, primavera di
bellezza”.
Ma
il berlusconismo prevale nella chiusa del discorso:
"In
un mondo nel quale si vive la dimensione della contestazione che
diventa odio ( ripetuto tre volte e la triplice replicatio è , ahinoi, uno stilema mussoliniano, mentre la contrapposizione tra due termini opposti, di cui uno già connotato negativamente, è più vicino all'armamentario retorico berlusconiano) abbiamo un'unica opportunità:
recuperare la politica andando casa per casa, andando incontro alla
gente. L'italia è a un bivio: deve scegliere se essere la patria del
gattopardo o dell'innovazione. Dell'ennesima occasione perduta o
laboratorio del futuro".
Il
nuovo contro il vecchio, Guelfi versus Ghibellini, è un vero peccato che sia un “nuovo” che puzza
tremendamente di vecchio.
Faccio
il mio solito vaticinio ( ne ho azzeccati alcuni, purtroppo!)
“Sento
puzza di forza e di vecchie mutande” ( Ricky Gianco), sento puzza
di “grande coalizione” con Berlusconi dopo gli esiti del
Referendum.
Scommettiamo? ;-)
arz62
Nessun commento:
Posta un commento