Lo sapete: nella mia attività su Internet sono al servizio
dell'Educazione civica dal Basso.
Rompo assai, ma per poco tempo: il
tempo della lettura di un post.
Sono venuto a sapere con raccapriccio
che molti preadolescenti e adolescenti per giocare a Fortnite
spendono dai 60 ai 1200 euro (e oltre).
Qualche pargolo si fa pagare dalla
nonna il balletto più figo e l'armamentario di rito. Per la Comunione. Per la Cresima. I cartolai venditori di penne stilografiche piangono.
Confesso di non avere il gioco e quindi
“relata refero”. Prendete tutto con le molle.
Sembra assodato, comunque, che il gioco induca alla
compulsività e che spinga i minorenni a spendere quantità di denaro
non indifferenti. Tutto ciò dovrebbe preoccupare.
E preoccupa. I genitori più
accorti cercano di allontanare il momento dell'installazione del
gioco, ma, come ben si può vedere, ormai si parla di questo videogioco
come una droga vera e propria: è desiderato ardentemente dalle fasce più
giovani, che lo preferiscono ad ogni altra attività, costa assai,
anche se inizialmente è del tutto gratuito, e crea una
maledettissima dipendenza, spinta non solo dal meccanismo stesso del
gioco, ma anche dallo spirito del gregge degli adepti.
Io sono ormai un vecchio babbione,
tendenzialmente avviato al conservatorismo da chiusura
aterosclerotica, ma temo che lamentarsi della ludopatia degli anziani
che si mangiano mezza pensione, quando va bene, per giocare ai Gratta
e vinci e al Bingo e non preoccuparsi per un'intera generazione, la
più giovane e indifesa, che si sta avviando a una forma di
dipendenza subdola, perché crea meno allarme sociale della cocaina e
dell'eroina, sia un po' contraddittorio.
E' vero che l'arco delle dipendenze
abbraccia quasi tutti gli esseri umani, ma insufflare nei piccini, per un meccanismo che è
prettamente commerciale, il desiderio spasmodico dell'acquisto per un
bene immateriale, gettando, com'è logico che sia, le premesse di quantità di sofferenza psichica non indifferente, senza che non ci sia una qualsiasi reazione da parte
della società e del mondo politico, è ripugnante; tale tolleranza alle tossine di un mercato malato indica che Bauman ha forse ben
individuato la liquidità della nostra società, ma non ne ha ben soppesato
la consistenza dissenterica. Parlo alato, ma di cose basse, se non bassissime.