lunedì 21 aprile 2025

Rosicate!

 È un loro cavallo di battaglia.

Sono partiti con il “Maalox!” e sono approdati al “Rosicate!”.

Il fascio-leghismo è stato questo: costretti alla marginalità per molti anni per i borborigmi, meteorismi e rigurgiti razzisti, machisti, fascisti e para nazisti, gli esponenti del fascio-leghismo hanno vissuto il periodo eroico dell’esclusione: si sentivano forti, si sentivano importanti, si sentivano incisivi, ma nessuno se li filava.

Si parlavano tra di loro nei cenacoli e nelle conventicole, nelle adunate nei pratoni, nelle palestre di arti marziali e di boxe: duri e puri.

Arditi, ma emarginati.

Dopo il beneplacito del berlusconismo e l’onore del palcosceno (sic!) di Mediaset, si trovano improvvisamente sotto l’occhio di bue della scena: da comparse vestite da soldato romano, da coatto di periferia, da Vichingo con le corna a Mattatori.

Ovviamente si aspettano, dopo il lungo bagno di umiltà, un riconoscimento.

Si imbellettano come possono, provano la consistenza del muscolo e della mascella protesa. Tagliano le corna all’elmo vichingo.

Cercano, se possono, di migliorare la dizione, lasciando trasparire qua e là, il loro passato di periferia e di strapaese.

Il teatro non è pieno e il pubblico è freddino.

 L’applauso non parte.

L’egemonia di Sinistra non c’è più o, se c’è, è quella depotenziata di coloro che loro continuano a chiamare “radical chic”, egemonia da circolo canottieri.

E il popolo, operai e piccola borghesia, ormai non li dovrebbe schifare più, anzi.

Secondo l’insegnamento di Umberto Eco nel saggio su Mike, così come lo spettatore medio si innamora delle gaffe del presentatore televisivo, così il popolo prova un certo afflato per la rozzezza, per l’ignoranza e per la mancanza di bon ton dei nuovi commedianti.

“Come sono umani!” è la reazione fantozziana di chi cerca una nuova rappresentanza. Imperfetti come noi, umani come noi.

L’essere un po’ villani aiuta, smarronare da cafoni sui congiuntivi è una medaglia al valore.

L’antiintellettualismo dei fascismi funziona sempre e alla grande.

L’offesa più sanguinosa rivolta ai loro avversari non sarà mai il “fellone” che sa di Medioevo né il suo equivalente in tempo di economia di guerra “traditore”, né l’immarcescibile “comunista” della Buonanima che rimanderà alla Guerra Fredda: sarà “professore” (nelle varianti: “professorone” o “professorino”).

Arriviamo al punto: avete presente Petrolini quando recita la parte di Nerone?

“Roma rinascerà più grande e più superba che pria”?

Dovrebbe scattare il “Bravo!” del pubblico.

Siccome qualche volta sentono di poter sfruttare qualche pezzo che non gli è venuto malaccio, se non scatta il “Bravo!”, ci rimangono male.

“Come? “Non vedete come suona bene “Roma più superba che pria?”

Se non ci sarà reazione, si metterà in moto il meccanismo vittimista: “Siete invidiosi!”

Niente.

“O che cazzo, questi non reagiscono! Sono in tanatosi! Come farli reagire? Meglio un fischio, un boato di disapprovazione che un silenzio imbarazzato del pubblico!”

Ed ecco il barbatrucco, l’equivalente del “Siete un pubblico di merda!” degli Skiantos: “Rosicate!”

Noi siamo qui alla ribalta e parliamo con i grandi della Terra e voi siete in platea. “Rosicate!”

Purtroppo, molti ci cascano, rumoreggiano indignati e rispondono a tono e la recita, anche se stancamente, continua.

L’ho già consigliato più volte.

Non reagite: fate silenzio oppure, e sarebbe preferibile, allontanatevi senza clamore.

Non siete un pubblico di merda: lo è lo spettacolino.

E non c’è nulla di peggio di un attore senza pubblico che urla all’infinito: “Rosicate! Rosicate! Rosicate!”, un clown tristissimo col cerone che cola, l’immagine più vicina alla Morte Nera.

lunedì 19 agosto 2024

Il Calimerismo.

 




Breve e inutilissimo intervento.

La Ducia paventa un complotto vòlto a destabilizzare il Governo. Ora, a suo avviso, se la pigliano con la sorellina. 

Usando un linguaggio bellico, teme un’esplosione: un nemico (Magistratura, Sinistra invidiosa, Poteri Forti et similia) non la amano e tentano di farla fuori.

Nix.

La questione non è questa e la Ducia lo sa benissimo.

Ciò che si prospetta è, in realtà, un’implosione.

Consapevole che le promesse fatte non stanno in piedi, Gioggia vede disgregarsi piano piano le alleanze e scricchiolare le promesse alle lobby di riferimento (taxisti, balneari, evasori, elusori, industria delle armi et similia).

Giocoforza, per il diktat europeo, è stata obbligata a tradirne una: i balneari.

Giocoforza la politica piaciona nei confronti di elusori e evasori la sta mettendo alle corde: per reperire nuovi denari o dovrà falcidiare di nuovo i salariati o i pensionati o i pensionandi (il TFR!) o, mioddio, no!, come il pussillanime Amato del 1992, dovrà toccare i conti correnti del ceto medio che l’ha votata in massa.

Gioggia sta capendo che questo è il momento di lasciare: l’estate sta finendo e alla ripresa autunnale dovrà fare i conti con molti.

La cortina di fumo mediatico che finora ha parzialmente funzionato anche grazie all’occupazione militare della RAI si dissolverà e all’apparir del vero i SUOI elettori le faranno le bucce. 

Già Forza Italia si sta smarcando (vedi la questione dello "Ius scholae") e la Lega che sa di avere ormai il cappio al collo è disposta a raccattare tra le sue file i filonazisti (ma la sua base non è molto d’accordo), pur di distinguersi dall’idrovora di voti di FdI.

Gioggia sa di dover mollare per lasciare la patata bollente delle sue scellerate politiche economiche nelle mani di qualcun altro, l’opposizione, che, ahimè, non ha ancora capito che l’impoverimento lento e progressivo del ceto medio, senza toccare di fatto le rendite di chi sta drenando bilioni dalle entrate pubbliche (vulgo, Multinazionali, Banche, Assicurazioni and so on), non favorirà chiunque sarà al governo.

Destra o Sinistra che sia.

E , la constatazione di un’opposizione molle, sarà il suo riscatto e la molla per farla ritornare al Potere, utilizzando, more solito, l’arma più potente di questi ultimi trent’anni: il vittimismo o, come lo chiamerei io, per esemplificare, il Calimerismo.

Ce l’hanno tutti con me perché sono piccolo e nera, il che è, in realtà, un’incontrovertibile verità.

Gioggia è piccola e nera. 

Ricordiamocelo sempre.

La rendono grande, a sprazzi, le politiche di una Sinistra senza bussola e sestante. 

Nel bel mezzo dell'Oceano.



domenica 4 agosto 2024

Incidenti.

 "Il decreto legge che prevede 10 giorni di preavviso alle aziende prima dei controlli sulla sicurezza sui luoghi di lavoro è una dichiarazione di guerra ai lavoratori italiani. Un governo criminogeno in azione in un Paese dove muoiono sul lavoro tre persone ogni giorno".

Alessandro Robecchi
Ionesco 2024.
Carabiniere: “Favorisca patente e libretto!”
Automobilista: “Eccoli!”
Carabiniere: “Mi sembra un po’ nervoso…Può uscire dall’autovettura?”
Automobilista: “Preferirei di no…”
Carabiniere: “Non mi prenda in giro. Esca!”
Automobilista: “Ma non mi reggerei in piedi…Glielo confesso: forse ho bevuto troppo!”
Carabiniere; “Che cosa intende per “forse”?”
Automobilista: “Mi sono bevuto due birre, una bottiglia e mezzo di un ottimo Valpolicella, quattro grappini e due amari…”
Carabiniere: “Si rende conto di aver superato i limiti consentiti?”
Automobilista: “Sì, lo so: ma non ho mica ucciso nessuno”.
Carabiniere: “D’accordo, ma nelle sue condizioni avrebbe potuto farlo!”
Automobilista: “Cerchi di capitrmi! Ho confidato di non incontrare una pattuglia dei Carabinieri!”
Carabiniere: “Guardi, lei è un pericolo pubblico, ma la legge ora le consente una seconda possibilità”.
Automobilista: “Davvero?”
Carabiniere: “Ora la lascio andare. Fra dieci giorni alla stessa ora ripassi per questa strada. Io la fermerò di nuovo e, se sarà pulito, la lascerò andare”.
Automobilista: “Le assicuro che tra dieci giorni sarò qui. Non berrò nulla, glielo giuro”.
Carabiniere; “Ci conto! Vada!”
Lieto fine: dopo cento metri l’automobilista stira una nonna, una mamma e un piccino sulla carrozzina.
Vibrata protesta della Destra per gli omicidi stradali.
"Libero" titola: "La Sinistra non vuole punizioni esemplari. I soliti mollaccioni!"

mercoledì 12 giugno 2024

Pissi pissi bao bao: Le forche caudine degli Esami di Concorso (post sconsigliato a chi non vive nel mondo della scuola! )

 

Vedo molti miei giovani colleghi impegnati quest’anno allo spasimo per passare il maledetto concorso che dovrebbe traghettarli all’agognato ruolo.

Non c’è niente da fare: sono bravi, seri, eh!, ma, purtroppo, anche un po’ disperati.

Le forche caudine a cui si stanno sottoponendo sono state e sono non solo più umilianti, ma anche più costose, per gli stipendi sempre più sottili, di quanto lo siano state per le generazioni precedenti.

Si dice, e ne sono convinto anch’io, che il lavoro di insegnante sarà uno dei profili professionali più richiesti.

Va benissimo la selezione, d’accordo, ma il mio consiglio è che si miri a quella “medietas” che è il successo di ogni organizzazione.

Vengano pure i super-insegnanti carismatici alla Galimberti e si sbarri senza incertezze la via agli psicopatici e agli incompetenti assoluti che possano far danni.

La scuola, però, ha bisogno di oneste persone, preparate, non per forza dei geni; innanzi tutto, ha bisogno di docenti dotati di energia e non spompati dalla burocrazia scolastica e dai percorsi ad ostacoli.

Insomma, un augurio da parte mia a coloro che ancora devono sottoporsi a quesiti sempre più a prova di Bignami (“Mi parli dell’economia della Rhodesia”, “Mi parli delle fasi della Guerra dei Trent’anni” et similia. Ora googlate pure!) e sempre più lontani dal lavoro reale che, si sa, è un po’ da piromani: accendere fuochi.

A spegnere gli incendi ci pensano i pompieri della routine, della burocrazia, dei disastri della società dell'immagine e, ahimè, per quanto mi riguarda, degli anni che passano e che ti fanno scambiare Roma per Toma. Figuriamoci la Rhodesia con lo Zimbabwe! 

sabato 1 giugno 2024

Sulla manipolazione delle parole e sul significato semantico dell'assenza (titolo spaventapasseri per tener lontano i corvacci).

 Trump, dopo la condanna, tuona: “Viviamo in uno Stato fascista!”. Meloni, a sorpresa alla prima impressione, colloca il delitto Matteotti tra le nefandezze del fascismo.

Attenti tutti a non gioire. Non è resipiscenza: è appropriazione indebita di un linguaggio che non è il loro per depotenziarlo e per non fare i conti della serva con sé stessi e con i propri amichetti.

Trump ha dalla sua l’estrema destra americana con le bandiere con la croce uncinata e il Ku Klux Klan, Giorgia ha tra i suoi sodali personaggi col busto del Duce e il manganello con inciso il “Boia chi molla!” o il “Me ne frego”.

L’uso estemporaneo dell’aggettivo “fascista” per loro, lo so, semplifico, equivale a dire “cattivoni”. Non ha spessore storico, ha solo un lievissimo spessore linguistico.

Così, quando i loro avversari puntualizzeranno e faranno i “professoroni”, come loro chiamano chiunque non la pensa come loro, se ne salteranno fuori  con la formuletta magica de “il fascismo degli antifascisti”, citando di volta in volta e a sproposito Pier Paolo Pasolini o Leonardo Sciascia.

Puntualizzo: il fascismo ha a che fare con Mussolini e con la dittatura.

Processare un politico non è di per sé un segnale di mancanza democratica di uno Stato. Anzi. Vuol dire che nessuno può permettersi di essere al di sopra delle leggi.

Dire che l’omicidio Matteotti è una schifezza fascista, senza citare il mandante ossia Benito Mussolini, è solo una parte della verità storica. Ah, e non andare alle commemorazioni per la strage di Piazza della Loggia dal punto di vista semantico dice molto di più. Senza spiccicar parola.

martedì 2 aprile 2024

Pissi pissi Bao Bao: dei film sulla scuola. ( Lettura sconsigliata a chi non vive nel mondo della scuola).

 Piccola osservazione cinica, anzi cinicissima.  

Nella filmografia di quest’inizio anno si distinguono molti film ambientati nella scuola.

Nel giro di poco tempo ha raccolto molte attenzioni l’“Aula dei Professori” e ora c’è il film con Albanese “Un mondo a parte” (non ho visto il film, ma il titolo, come capirete più in là, è perfetto ed è, già di per sé, un capolavoro).

Qualche ingenuo penserà che sia un bene: parlare della scuola è sempre un segno di attenzione per la scuola e per i giovani.

Io che, per anni di anzianità e per cinismo pregresso, so che della scuola ormai non frega proprio niente a nessuno, se non agli insegnanti stessi e, nella spicciola contingenza, a coloro che hanno un figlio in età scolare e che sono costretti giocoforza a confrontarsi con l’istituzione (ma che, usciti dal tunnel, siatene certi, muoia Sansone e tutti i filistei, sarebbero poi disposti a tagliare la carta igienica nella scuola dell’Infanzia ai bambini dissenterici, iscrivendosi, ipso facto, al “Partito di Erode”, nel momento stesso che i loro figlioli siano usciti dall’età del massacro), ho un sospetto non bello, ma realistico.

(Tirate il respiro. La sintassi involuta del mio periodare è voluta, voilà anche il calembour!, per tenervi sulle spine).

Poiché gli insegnanti sono ormai tra i frequentatori più assidui delle sale cinematografiche, prima che il film sia distribuito in streaming, c’è, da parte di coloro che si occupano del marketing e della distribuzione del prodotto cinematografico, la necessità di un pubblico di bocca buona, ben disposto a passar parola.

E il pubblico dei docenti è il più boccalone di tutti (e io ne faccio parte, eh!) e, guarda caso, è il più vicino ai giovinetti fruitori delle piattaforme.

Insomma, tornando a bomba e sintetizzando, l’obiettivo è, more solito, anche per i film di tal fatta, il profitto per la vendita di un prodotto, non la scuola e il suo bene.

Del “Mondo a parte”, in quanto “a parte” se ne fa volentierissimo a meno e, se costituisce un qualche interesse, è solo in quanto strumento per ricavarne altra pilla.

Non dico cose nuove sotto il sole, sia chiaro, e non c’è un particolare acume intellettuale per svelare simili altarini, ma l’abbondante melassa che ogni tanto si sparge con parole di elogio nei confronti della classe insegnante (ahimè , perlopiù da parte della Sinistra; la Destra si sa, forse più candidamente, ha sempre avuto l’eritema non da contatto ovviamente, non se lo può permettere, nei confronti dei Maestri, dei Maestrini, dei Professori e dei Professoroni), per non parlare delle parole flautate nei confronti delle vittime reali della trascuratezza nei confronti della scuola ossia i giovani (”Il nostro Futuro”, nevvero?, in periodo di analfabetismo dei tempi verbali), non è destinata a diventate rum inebriante, ma il solito pastone (d’accordo, di buoni sentimenti) per consumatori bulimici di prodotti culturali.

 

venerdì 29 marzo 2024

Sulle sgrammaticature.

La netta sensazione che al Governo ci sia una sgrammaticatissima classe politica potrà anche indignare, ma è di fatto uno dei principali motivi per cui molti la ritengono attraente e votabile: è simile a loro e ne incarna perfettamente i difetti.

E non importa neppure che la loro sgrammaticatura non viva solo nelle parole che, si sa, volano senza permanere, ma, quel che è peggio, prenda carne negli atti che, al contrario, sono macine tombali al collo della nostra vita civile.

Insomma, incazzarsi a mille per un congiuntivo sbagliato, per la virgola mancante o sovrabbondante o per la sintassi zoppa permette ad alcuni di noi di mettersi sul seggiolino (bassissimo) del giudice che sentenzia col ditino alzato, ma garantisce anche di stare saldamente attaccati alla propria sedia a coloro che sono oggetto della nostra reprimenda.

Lo so, è un paradosso, ma sorvolare, in certe occasioni, è sicuramente meglio. E fa molto Zen. 😉

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