Mi trovo spesso a discutere di
questioni educative con colleghi e genitori, in particolare sui
metodi coercitivi per impedire comportamenti fortemente “divergenti”
da parte di bambini e adolescenti. Facebook offre spesso la risposta
semplice per problemi complicati: pullulano in Rete le immagini di
zoccoli volanti, di battipanni disneyani sul fondoschiena di Qui, Quo
e Qua e di punizioni draconiane per i bimbi che trasgrediscono e per
gli adolescenti che provocano coloro che li hanno generati.
I cosiddetti “laudatores temporis
acti”, insomma quelli che dicono: “Signora mia, ai miei tempi non
succedevano queste cose!”, mi sono umanamente simpatici, ma
soffrono di una grave amnesia: la violenza tra i banchi di scuola e
fuori dall'ambito scolastico c'è sempre stata e non è mai stata attenuata dalla coercizione aggressiva nell'ambito domestico.
Capisco le ragioni di tutti, ma il
ricorso alla forza, anche se talvolta sembra la via più diretta tra
i due punti, non è mai, in termini di principio, quella migliore.
Chi pratica discipline marziali lo sa:
meglio sfruttare a proprio vantaggio l'aggressività altrui che
utilizzarla per fermare l'avversario. Ci sono delle deroghe
d'accordo, ma riguardano i casi estremi (rischio della propria
incolumità, pericolo per altri et similia), non la normale
amministrazione.
Imporre le regole senza l'utilizzo
della forza, però, comporta però una gran fatica e, in particolare,
un gran dispendio di tempo.
Molti genitori si sono distratti:
lentamente, direi in modo subdolo, il tempo da dedicare ai loro figli
è stato fagocitato: innanzi tutto dal lavoro (non solo, è vero, ma
è un capitolo a parte).
Molte famiglie hanno oggettivamente
solo il tempo della sera, e risicatissimo, perché l'abbiocco
incombe, e dei rari fine settimana liberi (sempre che non lavorino
sabato e domenica) per dedicarsi ai loro pulcinotti.
La litania “è più importante la
qualità della quantità” è , lasciatemelo dire, un pannicello
pietoso, il cerotto sul ventre per guarire il mal di pancia; insomma un rimedio
grazioso, ma inefficace.
I tempi da regalare ai bambini sono
ridottissimi e la colpa non è dei genitori, ma di un sistema che ha
condotto coloro che si arrischiano a mettere al mondo un figlio di
abbandonarlo a se stesso o alle letali attenzioni della generazione
dei nonni (che ormai, spesso, sono ancora in età di lavoro, Fornero
docet, e si sottraggono all'incombenza, lasciando de facto i genitori
soli) o di volenterose babysitter.
Mettiamoci come carico da 90 lo stress
che oggi il lavoro comporta: essere lucidi non è facile a fine
giornata e chiedere a un genitore di occuparsi della prole in modo
consapevole e efficace, quando l'energia è esaurita è una vera
crudeltà.
Pensate ai pendolari, pensate alle
commesse nei Supermercati la domenica mattina, pensate a chi lavora a
200 km da casa, pensate a chi in certi momenti dell'anno è al lavoro o impegnato con la mente nello stesso non otto, ma dodici/quattordici ore al giorno (che sia titolare o
dipendente dell'azienda, non importa).
Ovviamente dire oggi “otto ore per
dormire, otto ore per lo svago e otto ore per il lavoro” è uno
slogan percepito come comunista ( è uno slogan del Primo maggio
quando è stato istituito...)
La stragrande maggioranza degli
italiani non è comunista, d'accordo, si è capito, ma coloro che non lo sono
sappiano che il neoliberismo ha ottenuto ora tutto quello che ha
sempre sognato (rappresentandolo agli occhi di chi ci ha creduto come un
Paradiso Terrestre e convincendo vasti strati della ex Sinistra della correttezza dell'operazione):
frammentare il lavoro, destabilizzare le sicurezze del lavoratore,
ridurne le garanzie, isolare il singolo lavoratore dal contesto
solidale degli altri lavoratori.
Ecco queste sono tutte politiche che
vanno contro le esigenze dei genitori tutti.
Comunisti e non.
Se
siete d'accordo con i dettami imperanti del neoliberismo, mi
raccomando, non fate figli.
O, se deciderete di procrearli o se lo
avete già fatto, non lamentatevi più di tanto della loro protervia,
intolleranza e aggressività, tranne che vogliate riappropriarvi del
bene più prezioso che, nella migliore delle ipotesi, avete regalato ad altri in cambio di pecunia, ovviamente, con tanta
faciloneria (e magari applaudendone la logica di fondo): il tempo.
Chi invece ha dovuto piegarsi a questa logica senza condividerla, pena la povertà, ha tutta la mia solidarietà, ma anche questa, come ben sapete, è un pannicello caldo ;-)
Chi invece ha dovuto piegarsi a questa logica senza condividerla, pena la povertà, ha tutta la mia solidarietà, ma anche questa, come ben sapete, è un pannicello caldo ;-)
arz62
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