mercoledì 2 maggio 2018

Tra coercizione e lassismo. Il tempo dei figli.


Mi trovo spesso a discutere di questioni educative con colleghi e genitori, in particolare sui metodi coercitivi per impedire comportamenti fortemente “divergenti” da parte di bambini e adolescenti. Facebook offre spesso la risposta semplice per problemi complicati: pullulano in Rete le immagini di zoccoli volanti, di battipanni disneyani sul fondoschiena di Qui, Quo e Qua e di punizioni draconiane per i bimbi che trasgrediscono e per gli adolescenti che provocano coloro che li hanno generati.
I cosiddetti “laudatores temporis acti”, insomma quelli che dicono: “Signora mia, ai miei tempi non succedevano queste cose!”, mi sono umanamente simpatici, ma soffrono di una grave amnesia: la violenza tra i banchi di scuola e fuori dall'ambito scolastico c'è sempre stata e non è mai stata attenuata dalla coercizione aggressiva nell'ambito domestico.
Capisco le ragioni di tutti, ma il ricorso alla forza, anche se talvolta sembra la via più diretta tra i due punti, non è mai, in termini di principio, quella migliore.
Chi pratica discipline marziali lo sa: meglio sfruttare a proprio vantaggio l'aggressività altrui che utilizzarla per fermare l'avversario. Ci sono delle deroghe d'accordo, ma riguardano i casi estremi (rischio della propria incolumità, pericolo per altri et similia), non la normale amministrazione.
Imporre le regole senza l'utilizzo della forza, però, comporta però una gran fatica e, in particolare, un gran dispendio di tempo.
Molti genitori si sono distratti: lentamente, direi in modo subdolo, il tempo da dedicare ai loro figli è stato fagocitato: innanzi tutto dal lavoro (non solo, è vero, ma è un capitolo a parte).
Molte famiglie hanno oggettivamente solo il tempo della sera, e risicatissimo, perché l'abbiocco incombe, e dei rari fine settimana liberi (sempre che non lavorino sabato e domenica) per dedicarsi ai loro pulcinotti.
La litania “è più importante la qualità della quantità” è , lasciatemelo dire, un pannicello pietoso, il cerotto sul ventre per guarire il mal di pancia; insomma un rimedio grazioso, ma inefficace.
I tempi da regalare ai bambini sono ridottissimi e la colpa non è dei genitori, ma di un sistema che ha condotto coloro che si arrischiano a mettere al mondo un figlio di abbandonarlo a se stesso o alle letali attenzioni della generazione dei nonni (che ormai, spesso, sono ancora in età di lavoro, Fornero docet, e si sottraggono all'incombenza, lasciando de facto i genitori soli) o di volenterose babysitter.
Mettiamoci come carico da 90 lo stress che oggi il lavoro comporta: essere lucidi non è facile a fine giornata e chiedere a un genitore di occuparsi della prole in modo consapevole e efficace, quando l'energia è esaurita è una vera crudeltà.
Pensate ai pendolari, pensate alle commesse nei Supermercati la domenica mattina, pensate a chi lavora a 200 km da casa, pensate a chi in certi momenti dell'anno è al lavoro o impegnato con la mente nello stesso non otto, ma dodici/quattordici ore al giorno (che sia titolare o dipendente dell'azienda, non importa).
Ovviamente dire oggi “otto ore per dormire, otto ore per lo svago e otto ore per il lavoro” è uno slogan percepito come comunista ( è uno slogan del Primo maggio quando è stato istituito...)
La stragrande maggioranza degli italiani non è comunista, d'accordo, si è capito, ma coloro che non lo sono sappiano che il neoliberismo ha ottenuto ora tutto quello che ha sempre sognato (rappresentandolo agli occhi di chi ci ha creduto come un Paradiso Terrestre e convincendo vasti strati della ex Sinistra della correttezza dell'operazione): frammentare il lavoro, destabilizzare le sicurezze del lavoratore, ridurne le garanzie, isolare il singolo lavoratore dal contesto solidale degli altri lavoratori.
Ecco queste sono tutte politiche che vanno contro le esigenze dei genitori tutti. 
Comunisti e non. 
Se siete d'accordo con i dettami imperanti del neoliberismo, mi raccomando, non fate figli.
O, se deciderete di procrearli o se lo avete già fatto, non lamentatevi più di tanto della loro protervia, intolleranza e aggressività, tranne che vogliate riappropriarvi del bene più prezioso che, nella migliore delle ipotesi, avete regalato ad altri in cambio di pecunia, ovviamente, con tanta faciloneria (e magari applaudendone la logica di fondo): il tempo.
Chi invece ha dovuto piegarsi a questa logica senza condividerla, pena la povertà, ha tutta la mia solidarietà, ma anche questa, come ben sapete, è un pannicello caldo ;-)
arz62

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