L'ineffabile Cavaliere utilizza il linguaggio che conosce e solo quello ossia il fossile di un linguaggio degli anni '50 che gli garantisce l'incolumità anche di fronte alla femminista più sanguinaria dalle unghie affilate a fronte di espressioni come “Le donne sono tutte esibizioniste”...
Gli anni Sessanta e Settanta, gli anni
del femminismo, gli anni dei diritti ( ...e non solo quelli di
piombo come molti pensano) li ha saltati a piè pari: culturalmente
formato negli anni Cinquanta è balzato agli anni Ottanta e Novanta,
alla Milano da Bere.
Dire che “mantiene delle ragazze”
si situa nell'area di un'ambiguità di un simile
linguaggio: “mantenere” significa “tenere con la mano” e
l'espressione si adatta a situazioni molto diverse. Si mantiene
l'amante ( la “mantenuta” degli Anni Cinquanta), ma si “mantiene
un figlio o una figlia”.
L'equilibrista ( questa volta poco
abile, in verità. Osservate bene le immagini dell'intervista: non
guarda mai “in macchina”, sembra che non riesca a sostenere
nemmeno lui il peso di una “verità” che, forse, anche a suoi
occhi, appare poco credibile) insinua in chi l'ascolta il dubbio che
il suo comportamento sia attribuibile a una forma di affetto paterno
nei confronti delle povere fanciulle: sono ormai rovinate, non
troveranno più un fidanzato ( non un “ragazzo”, un “boy
friend”...no...no...proprio un fidanzato).
Insomma, il Cavaliere si comporta come
un novello Bartolomeo Colleoni che, anche se noto sciupafemmine, in eredità alla MIA ( Misericordia Maggiore), fece un lascito per
fornire di una dote le fanciulle povere che, altrimenti, non avrebbero
potuto maritarsi.
Il ragionamento è debole: se il
“paterno” Cavaliere sente la necessità di risarcire l'onore
infangato delle fanciulle perché poi ammettere che le stesse si
strusciavano su i pali della lap-dance e si vestivano in un gioco che
, come si dice? ( N.B. La perdita della memoria è temporanea ed ha
un significato abbastanza chiaro: il Cavaliere non sa esattamente che
cosa sia il “burlesque”. Per lui, uomo che mai e poi mai ha frequentato
simili spettacoli, è una “cosa” nuova di cui era spettatore
interessatissimo, come ogni "pappagallo" italiano del pre-Sessantotto, non certo organizzatore), si configurava come
una “gara di Burlesque”?
Quale padre, se non snaturato, propone alle
proprie figliole, come spettacolino del dopocena , di dimenarsi con
abiti succinti per risultare più sexy delle altre?
De hoc satis.
arz©
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