Da un ventennio vince (stravince) il
pensiero che chiunque, se è in grado di dimostrare sul campo il
proprio valore, possa competere ad armi pari con chi ha il titolo di
studio che certifica il raggiungimento delle conoscenze e abilità
per intraprendere una professione.
C'è chi ( e senza frapporre tra idea e
parola un mezzo sorriso) è convinto che un macellaio, esperto nella
dissezione della carni animali, possa far lo stesso sulla pelle degli
umani.
Sì, d'accordo, ho calcato la mano, ma
il diritto di parola e di opinione, mal interpretato da molti,
significa strologare, senza la minima conoscenza nel campo,
dall'astrofisica alla chirurgia, dalla filologia romanza alla
ingegneria civile.
Non calcoliamo, oltre agli spropositi
in campo scientifico e tecnico, gli strafalcioni nell'italiano di
base che un tempo avrebbero azzerato, con il silenzio imbarazzato di
coloro che assistono a simili performance di chi sta proferendo la
bestialità, ogni osservazione anche sensata.
Chi lavora in ambito
scientifico, si sa, di dubbi ne ha molti e sarebbe anche disposto ad
ascoltare qualche parere divergente, mentre chi non ne ha fracassa i cabbasisi all'umanità con la certezza di possedere il
verbo ( spesso mal coniugato, però).
L'obiettivo è facile da comprendere:
l'ignoranza, insita nel cripto-fascio-leghismo, pretende ( anzi: impone) un diritto di parola abusivo,
confondendo, scientemente, il diritto di parola con quello di opinione.