mercoledì 4 marzo 2020

Solidarismo e neoliberismo in salsa postapocalittica nei tempi del Coronavirus.


Oggi per una questione sanitaria si sta fermando un Paese. E lo sta facendo con compostezza e raziocinio. E contro ogni logica economica.
Riflettano i fautori del neoliberismo all'amatriciana. Gli Statali alla fine del gran casino avranno, nonostante tutto, il culo nel burro. Gli Statali della Sanità, che si stanno sbattendo alla grande, non avranno nocumento stipendiale, al massimo si ammaleranno per deontologia professionale.
Oggi a soffrire, e tutti dovremmo e dobbiamo soffrire per loro, sono i professionisti delle partite IVA e le attività del privato e non solo: turismo, ristorazione, cooperative sociali. 
I neoliberisti, però, fino all'altro ieri, non hanno avuto la stessa pietà quando ne hanno avuto la possibilità: tagliare il pubblico per loro è sempre stata una vera gioia. 
Privare della carta igienica le scuole, evvabbe', e dei posti di Terapia intensiva gli Ospedali , ohibò, era solo un vantaggio: meno tasse e Stato leggero. Oplà!
Ora piangono le lacrime amare degli idioti imprevidenti: si sono accorti che durante le emergenze gli Stati leggeri evaporano, mentre gli Stati che hanno mantenuto un po' di Welfare sopravvivono.
Perché? Perché il principio solidaristico è ancora valido e vitale, mentre l'individuo dell' “homo homini lupus” che  sbrana il suo simile sempre e comunque è ferale e imprevidente (tranne che ci sia uno Stato assolutista e dittatoriale a tagliargli le unghie o a nascondere i danni).
Per metterla sul banale, un esempio: se volete un tampone per stabilire se avete il Coronavirus in Italia non pagate, negli Stati Uniti costa 3000 euro.
E , lì,  se non avete neanche un'assicurazione, non vi fanno neanche entrare nell' Ospedale. 
Potete crepare all'ingresso e contagiare tutti gli altri. 
Allegramente. 

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