Ci sono notizie che lasciano veramente
interdetti: sembra che un misterioso ente di ricerca “Gherush92”
finanziato dall'ONU e di cui ignoravo fino ad oggi l'esistenza ( mea
culpa!) abbia appurato che nell'opera di Dante vi sono reiterati ed
espliciti riferimenti razzisti, antisemiti e islamofobi.
Be', non ci voleva nessun ente di
ricerca per saperlo: basta leggere la “Divina Commedia” e
chiunque abbia il ben dell'intelletto sa che il “politically
correct” non è coltivato dal Poeta fiorentino. Ne sanno qualcosa i
Pisani;-)
Le considerazioni di una rappresentante
di “Gherush92”, Valentina Sereni, sono queste: “Non invochiamo
né censure né roghi, ma vorremmo che si riconoscesse, in maniera
chiara e senza ambiguità che nella Commedia vi sono contenuti
razzisti, islamofobici e antisemiti. L'arte non può essere al di
sopra di qualsiasi giudizio critico. L'arte è fatta di forma e di
contenuto e anche ammettendo che nella Commedia esistano diversi
livelli di interpretazione, simbolico, metaforico, iconografico,
estetico, ciò non autorizza a rimuovere il significato testuale
dell'opera, il cui contenuto denigratorio è evidente e contribuisce,
oggi come ieri, a diffondere false accuse costate nei secoli milioni
e milioni di morti. Persecuzioni, discriminazioni, espulsioni, roghi
hanno subito da parte dei cristiani ebrei, omosessuali, mori, popoli
infedeli, eretici e pagani, gli stessi che Dante colloca nei gironi
dell'inferno e del purgatorio. Questo è razzismo che letture
simboliche, metaforiche ed estetiche dell'opera, evidentemente, non
rimuovono».
Bene benissimo, ma forse sfugge alla
studiosa che ogni opera storicamente collocata ci aiuta ad essere
meno antisemiti, islamofobi e razzisti e che proprio l'ignoranza
della storia e dei contesti socio-culturali in cui si sono sviluppati
questi fenomeni è il vero nemico da combattere.
Dire che l'arte è al di sopra di
qualsiasi giudizio critico vale anche per l'arte antica e medievale,
d'accordo, ma è la contestualizzazione degli avvenimenti che ci
permette di cogliere il baco che rode dall'interno la polpa della
mela e di stecchirlo con l'arma affilatissima della conoscenza.
Mi si perdoni la notazione sgradevole, ma , pur
capendo le ragioni di chi si sente offeso da certe rappresentazioni
nell'arte, vedo sullo sfondo la Babelplatz di Berlino. Non pavento il
rogo nazista dei libri, d'accordo, ma quel "quid" che il memoriale di
Micha Ullman, che lo ricorda, aggiunge: da un vetro si possono
ammirare in un lucore ospedaliero i ripiani bianchissimi di un'enorme
scaffalatura. Completamente vuota non solo di libri ( forse di di tutto...)
L'occhio di chi osserva li cerca, ma non li trova.
La “damnatio memoriae” , e
l'espulsione della “Divina Commedia” dalle scuole che ne è una
versione più raffinata, non brucia i libri, li relega in un angolo
lontano dalla nostra visuale, ampliando il vuoto della nostra
coscienza.
Penso, inoltre, ma forse oso troppo!, che persino i Pisani, pur se oggetto dei suoi reiterati e velenosi attacchi, amino Dante, sangue del loro sangue e fiele della loro fiele ;-)
arz©
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