sabato 10 marzo 2012

Molto alterati.

Non c'è bisogno di un esperto di Storia della Lingua per notarlo: l'alterato ripetuto nei titoli de “Il giornale” non è un caso. A mio avviso, come ho già scritto, nasconde la profonda aggressività che pervade il dibattito politico in Italia, commista all'abitudine di avvelenare i pozzi del dibattito democratico con continui attacchi “ad personam”
L'alterato dimuinutivo e vezzeggiativo vorrebbe attenuare (“Su, dai, sto scherzando...”), ma, come ho già scritto, a proposito del “pecorella” ( d'opposto segno politico) del manifestante no-TAV, il vezzeggiativo in questi casi non “vezzeggia”, né il diminutivo “diminuisce”: semplicemente altera e , guarda caso, sempre in senso peggiorativo ( non è un'anomalia nella lingua italiana, è una prassi codificata nell'uso dell'alterato) .
Che sia usata sistematicamente, però, è una “spia linguistica” del profondo desiderio di provocazione che anima vasti settori della nostra società.
Sembra che ci sia una nostalgia per le botte reali: per ora ( fortunatamente) ci si esercita con quelle verbali (... ma il passaggio dalla parola all'atto è un attimo).
Giocare col fuoco, in qualsiasi caso, non è consigliabile, perché poi il gioco si trasforma in quello (esteticamente, socialmente meno piacevole) di alterare i connotati altrui....
arz©



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