Non c'è bisogno di un esperto di
Storia della Lingua per notarlo: l'alterato ripetuto nei titoli de
“Il giornale” non è un caso. A mio avviso, come ho già scritto,
nasconde la profonda aggressività che pervade il dibattito politico
in Italia, commista all'abitudine di avvelenare i pozzi del dibattito
democratico con continui attacchi “ad personam”
L'alterato dimuinutivo e
vezzeggiativo vorrebbe attenuare (“Su, dai, sto scherzando...”),
ma, come ho già scritto, a proposito del “pecorella” ( d'opposto
segno politico) del manifestante no-TAV, il vezzeggiativo in questi
casi non “vezzeggia”, né il diminutivo “diminuisce”:
semplicemente altera e , guarda caso, sempre in senso peggiorativo (
non è un'anomalia nella lingua italiana, è una prassi codificata
nell'uso dell'alterato) .
Che sia usata sistematicamente, però,
è una “spia linguistica” del profondo desiderio di provocazione
che anima vasti settori della nostra società.
Sembra che ci sia una nostalgia per le
botte reali: per ora ( fortunatamente) ci si esercita con quelle
verbali (... ma il passaggio dalla parola all'atto è un attimo).
Giocare col fuoco, in qualsiasi caso,
non è consigliabile, perché poi il gioco si trasforma in quello
(esteticamente, socialmente meno piacevole) di alterare i connotati
altrui....
arz©
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