venerdì 8 agosto 2014

"Sveglia!" Sull'arte di persuadere urlando.

Perdonatemi questa piccola e oziosissima riflessione linguistica (per quel che vale, visto che parlo da un pulpito ipogeo).
Ricorre frequentemente nei siti e nei discorsi complottisti, in quelli apertamente razzisti, nelle varie controstorie (di destra, di sinistra e di centro, non importa), l'invocazione a svegliarsi.
Come uno squillo di tromba lo “Sveglia!” dei desti risuona per richiamare i dormienti ad una consapevolezza, fino al momento dell'urlo obnubilata dalla propaganda di stato, dai poteri forti, dai grandi e dai piccoli fratelli che si occupano di nascondere quello che con un minimo di impegno e di intelligenza è evidente e lapalissiano all'orbe terracqueo.
Un po' di buona volontà, suvvia, “svegliatevi!”, armatevi e partite per raggiungere le/ la verità che è/ sono lì a portata di mano: basta leggere qualche libro e consultare qualche sito, che cosa vi costa?
Quando sento qualcuno proferire l'odioso imperativo che ormai assumein molti sempre di più la forma di un tic linguistico, ammetto di essere dominato da un istinto pavloviano: mi rendo immediatamente conto, anche se la consapevolezza, se così si può chiamare, è raggiunta più per via inconscia che razionale, di avere a che fare con un ingenuo ... e tendo ad assopirmi.
Non giova in me la spontanea associazione con la nota rivista dei Testimoni di Geova “Svegliatevi!”  (e mi scuso anticipatamente con loro per averli presi ad esempio; agli amanti di fantascienza ricorderà un libro di Philip Dick...)
Trovo (abbastanza) comprensibile l'atteggiamento del fedele che almeno si ispira ai  libri sacri (l'evangelizzazione è un suo dovere istituzionale), molto meno quello del laico che non ne dovrebbe avere o , meglio, ne dovrebbe avere almeno un migliaio , ma mai uno o poco più.
Ecco , invece, uomini di poche letture (o, più spesso, di letture molto eterogenee), parlare con il sacro fuoco della verità davanti ai loro occhi che, da quel che mi sembra, li acceca e li rende meno credibili di quanto pensino di essere. La foga che in genere li agita non giova poi alla persuasione del prossimo.
Vorrebbero illuminare il mondo, ma abbacinati dall'aver raggiunto quello che è negato ai più rischiano di diventare, nel migliore dei casi, Cassandre destinate ad essere inascoltate e vilipese o, nel peggiore, ciechi invasati che tentano di guidare monocoli riottosi. Noi.

arz ©

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