sabato 23 marzo 2019

Capitan Findus vs Atalanta. Rinviata per nebbia.


A quasi un mesetto dai fattacci di Firenze, il Ministro degli Interni, che è spesso così pronto a giudicare, quando gli fa comodo, senza che i tre gradi di giudizio abbiano stabilito la verità (ma si parla sempre di giustizia umana, eh!), fa finta di niente: fischietta, si lima le unghie, si mangia qualche zeppola per la festa del papà.
Come avevo previsto, non si espone perché si trova ad un bivio: o giustifica, come spesso ha fatto (v. caso Cucchi) incondizionatamente e preventivamente ogni operato della Polizia, anche quando quest'ultima ha combinato qualche guaio, o, appoggiando la tesi degli atalantini che si sia trattato di una vera e propria aggressione a freddo da parte degli agenti, deve venire meno all'idea ingenua, ma di forte presa comunicativa, che le istituzioni, specialmente quelle che lui dovrebbe controllare, abbiano sempre ragione.
Per ora si è fermato prima del bivio. 
Confida, e molto, sulla memoria da pesce rosso del popolo italiano, ma temo che i suoi amici (ex?) atalantini, a cui ha accarezzato spesso il pelo, non dimenticheranno così facilmente. 
E, infatti, il 22 marzo hanno depositato un esposto per sollecitare le indagini e per rinverdir il ricordo dei violacei segni del manganel che rischiara ogni cervel (scusate la licenza poetica).
Il compito di Capitan Findus, nell'esercizio delle sue funzioni, dovrebbe essere quello di stabilire la verità dei fatti e lasciare ai giudici la condanna. Lasciare che il tempo sbiadisca il ricordo perché decidere è rischioso non è da lui.
E' un capitano, perdinci! Avanti, Savoia!


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