E' ovvio che Monti affermando di
“salire in politica” intenda contrapporsi nettamente a chi tempi
addietro è “sceso in campo”.
Berlusconi, e lo ha detto e ripetuto
come un disco rotto, non vorrebbe fare politica: ci è costretto. Il suo impegno è
un dovere morale per il bene dell'Italia, per salvare quest'ultima
dalle brame predatorie della Sinistra. La politica è una faccenda
che sporca ( come il fango del campo), mentre il leader del PDL vorrebbe vivere, ma
accidenti glielo impediscono!, aristocraticamente nel suo mondo
fatato, tra dame, damigelle e levrieri afgani.
E' un vero peccato che il nobiluomo,
non appena sceso in campo, ed è ormai storia ( una storia che
vorremmo dimenticare al più presto), abbia portato in politica ciò
che di più plebeo e becero che si sia mai visto. Il
campo era pieno di buche e di letame e il suo stivale si è inzaccherato non poco.
Monti, invece, “sale”, poiché, a
suo avviso, la politica è il modo migliore per partecipare alla vita
della polis e l'esercizio politico rende aristocratico anche l'uomo più umile della
Terra ( come accadde nelle prime legislature, in cui la
rappresentanza di delle classi sociali era certamente meglio
distribuita di quanto lo sia oggi).
Il Professore,oggi, dopo il
pateracchio dell'agenda, vince, dal punto di vista linguistico, a mani basse contro il pallonaro.
arz©
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