mercoledì 26 dicembre 2012

Il prete e il turpiloquio (linguistico e mentale)

Ohi! Oggi il graffio sulla lavagna è veramente insopportabile. Sentire un parroco esprimersi come potete ascoltare con le vostre orecchie in millanta siti, mi fa sentire improvvisamente vecchio! 
Che il parroco relativamente giovane ( 40-50 anni?) possa esprimersi in modo così volgare durante la gita parrocchiale, passi ( e dovete sapere che molti preti sono barzellettieri nati e non tutte le barzellette sono, come suol dirsi, “pulite”), ma che durante un'intervista a una radio nazionale, che sarà giocoforza cassa di risonanza delle sue parole, se ne esca con un'espressione decisamente offensiva nei confronti dell'omosessualità ( avrebbe potuto usare eufemismi gesuitici più accettabili!), per me, è incomprensibile; mi dice che le dighe si sono rotte anche per Santa Romana Chiesa.
La beceraggine di un sito come “Pontifex” ( motore primo di ciò che è successo: il parroco non ha fatto altro che presentare un articolo del sito in cui si addossava la colpa del “femminicidio” alle donne stesse), citato a man bassa, come se il Papa parlasse ex cathedra, da “Il Giornale” e “Libero”, avrebbe un tempo scatenato le ire di Vescovi e Cardinali ( il cui silenzio ora pesa, eccome!)
Non tanto per i contenuti, sia chiaro, ma per la forma.
E la forma è sostanza in ambito ecclesiale come in ambito giudiziario.
Diventa, infatti, difficile chiamare “Reverendo” chi usa il turpiloquio per farsi capire meglio.
Lasci questo esercizio a quei politici che, dopo essersi abbassati ad espressioni da bettola, fingendo così di essere così più vicini al loro elettorato, si sono dimostrati perfettamente degni della lingua da loro utilizzata.

arz©
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