Vademecum
semiserio per gli allievi delle Scuole medie inferiori che si
apprestano al grande salto nel Mondo dei Superi
redatto
da
Arz
, disegnatore e umorista , che , nel contempo, è docente “infero”
, raffreddato (ma non in malattia) e, va detto, di pessimo umore.
Giovani
gabbianelle e gabbianelli che vi appressate al grande salto, al volo
nell'aria tersa degli Studi superiori, vi auguro ogni bene.
Respirare
(o semplicemente, desiderare di respirare) a pieni polmoni
l'ossigeno della Cultura, dopo aver sopportato l'olezzo del compagno
che non solo non conosce l'uso del sapone e di prodotti consimili
atti alla pulizia quotidiana, ma che, dopo un triennio di penosi
esercizi di ortografia, incontra ancora qualche difficoltà nello
stabilire l'esatta trascrizione della parola “igiene” , è, di
fatto, un'esperienza paragonabile a quella del naufrago, che dopo
vent'anni di solitudine su un'isola deserta, vede stagliarsi
all'orizzonte , nella bruma mattutina, l'albero maestro del poderoso
bastimento che lo riporterà alla Civiltà e al Mondo libero: i
polmoni si riempiono all'inverosimile e l'ossigeno, insufflato fino
agli imi bronchi, può dare alla testa.
Tutti
pensano che le Scuole Medie costituiscano il momento più basso della
Civiltà, del Buongusto e dell'Intelligenza, e che siano un triste
Medioevo dell'età dell'Uomo, dopo la fulgente Età dell'Oro
dell'infanzia e la corroborante e previrile Età del Ferro
dell'adolescenza.
Da
insegnante di lunga esperienza, vorrei disilludervi. Come il Medioevo
vide brillare , ed è solo un esempio, la civiltà Comunale e
assistette alla nascita di spiriti per nulla oscuri e privi di
grandezza, la Scuola Media, tanto vituperata, vi ha formato più di
quanto voi possiate pensare, pur nel caos delle relazioni con voi
stessi, con il vostro corpo, con i compagnucci “machi”, esperti
nel pugno a sorpresa e nello schiaffo sul collo, con le adorabili e,
nel contempo, odiate compagnucce e, non da ultimo, con quelle figure
destinate a diventare più frequentemente fantasmi ( “Come diavolo
mai si chiamava il mio insegnante di ******* delle Medie?”) e, solo
raramente, per vostra fortuna, incubi nei vostri pensieri e nei
vostri sogni di adulti: i professori delle Medie.
La
“cartina di tornasole” che mi permette di affermare tutto questo
è la semplice e verificabilissima constatazione che ogni adulto
rimuove (….e chi vuole approfondire il tema si ripassi Freud)
l'esperienza delle scuole medie e ne ha un ricordo flebile e
distorto.
Chiedete
pure ai vostri genitori di come si comportassero alle scuole medie:
ne avrete un quadro dadaista e irreale di giovani ubbidienti al
comando di autorevoli docenti (in genere, aggiungono la formula: “
...E non volava una mosca!”) , di comportamenti studenteschi
oxfordiani e di un impegno indefesso nello studio e nel lavoro da
piccoli Stachanov del Dovere (se non sapete chi sia Stachanov,
andate a vedere su Wikipedia, ma so che non lo farete, perché sono
un insegnante delle Medie che ben conosce i propri polli...).
Non
ci vuole Freud per capire che hanno dimenticato tutto (e neanche
Freud siete andati a vedere chi è, vero?). E ben volentieri.
Sappiate che erano come voi: caotici, confusi, timidi, maneschi,
terrorizzati dal voto e dalla matematica, illogici nell'analisi
logica e logici nell'offesa sistematica del compagno, pessimi
temperatori di matite durante l'assolvimento delle forche caudine
delle tavole di Tecnologia, dispersori di vernici, tempere, guazze di
ogni genere durante le ore di Arte, adusi al masticamento
professionale delle cicche e allo scaccolamento compulsivo volontario
e involontario, e chi più ne ha più ne metta.
Vivendo
ancora di sostanza reale e non di solo spirito, sotto la potente
azione dei medicinali atti a debellare il raffreddore e la raucedine
che mi ha colpito questa settimana, mi sento di fornirvi qualche
modesto consiglio nel passaggio periglioso tra gli ordini di scuola,
che, come ben sappiamo, costituisce ormai l'unico pallido rito di
iniziazione nel passaggio dall'infanzia all'adolescenza che incute
qualche leggero brivido nelle vostre anime.
1-
La precisione non è
un “optional”.
Scrivere
“1639” invece di “1936” non è la stessa cosa. I professori
delle Superiori si irritano: conoscono bene o benino la Storia del
Novecento, ma il Seicento è un buco nero della loro preparazione
culturale. A malapena sanno che in quel periodo c'è stata la Guerra
dei Trent'anni (che si suddivide in fasi di difficile
memorizzazione, chi dice quattro, chi dice cinque...). Ecco , se
scrivete 1936 li farete felici: è la data della proclamazione
dell'Impero dell'Africa Orientale. Vittorio Emanuele III diventa
“Imperatore di Etiopia”. Poi , il professore vi attaccherà la
solita solfa delle sanzioni che la Società delle Nazioni imporrà
all'Italia.
Ovviamente
l'unica notizia storica per voi dotata di qualche interesse e che vi
rimarrà appiccicata in testa in merito al 1936 sarà la
presentazione della Fiat 500, ma poco importa. Invertire i numeri è
divertente, ma se lo fate sul vostro cellulare non vi porta da
nessuna parte...Vero?
2-Rispettate
i margini e andate a capo dividendo le parole in sillabe.
I
professori delle superiori partono dal presupposto che voi non
sappiate dividere le parole in sillabe. E voi sapete che hanno
ragione. Alla Primaria solo qualche maestra talebana insiste nella
divisione in sillabe e poi voi, non è vero?, siete convinti che la
divisione in sillabe sia un compito del programma di videoscrittura,
non vostro! La scuola, però, vive tra tradizione e innovazione, ma ,
come scoprirete presto, gli insegnanti “tradizionali” e quelli “
innovativi” sono sparsi nella scuola come i capperi : un po' qui e
un po' là. ( La battuta sui capperi la riprenderò più in là:
memorizzatela. Non lo farete, lo so, perché sono un insegnante della
Scuola media che ben conosce i propri polli...)
Nelle
Scuole Superiori, vi potrà capitare un insegnante maniaco dei
margini, della divisione delle sillabe e che si permetterà,
maledetto!, di criticare il fatto che voi scriviate ancora in
stampato maiuscolo. E' inutile protestare: scaverà con la penna
rossa tutti i vostri errori e vi locupleterà di voti bassissimi per
le vostre manchevolezze formali. Non mancherà di farvi il tedioso
discorsetto che la forma è il vestito con cui vi presentate al
prossimo. E che le patacche di pomodoro sulla camicia bianca saranno
sì pittoresche, ma mal si adattano alle cerimonie: battesimi,
sposalizi e, exemplum maximum et ultimum, ai colloqui di lavoro.
3-
Prestate maggiore
attenzione alla punteggiatura.
Abbiamo
appena parlato di capperi, vi ricordate? Ecco la punteggiatura da
molti viene utilizzata come la guarnitura della pizza: dopo aver
amorevolmente steso il velo di pomodoro e cosparso il sale, l'olio e
la mozzarella in modo omogeneo sulla pasta ben distesa sulla teglia (...altrimenti la sorellina incomincerà a piangere per non aver
avuto l'esatta percentuale di mozzarella sulla sua fetta), per chi
li ama, c'è il rito dell'aspersione del cappero. Il pizzaiolo della
domenica prende in mano un quantitativo congruo di capperi e li
sparge giocoforza in modo iniquo sulla superficie ormai marezzata
della pasta della pizza. Solo qualche paziente psichiatrico li
disporrebbe a “quinconze” come una piantagione di betulle (non
sapete che cosa significa “quinconze”? Se non andrete a vedere
sulla Treccani on line meritate di rimanere alle Scuole Medie!)
Purtroppo,
la punteggiatura ha molte regole, ma non tutte sono ferree. E il
professore delle Superiori vi dimostrerà che le vostre regole non
solo non sono ferree , sono di burro e vi impiccherà
(metaforicamente, naturalmente) davanti alla classe per una virgola
fuori posto. Lo odierete, ma ricordatevi che lui è il pizzaiolo e
voi siete solo gli addetti alla lievitatura della pasta delle pizza.
4-
Memorizzate le informazioni.
Gli
occhi indulgenti delle maestre e dei professori delle Medie (questi
ultimi sono meno indulgenti, ma ci vedono sicuramente meno, hanno in
media più di 50 anni!) vi hanno spesso perdonato qualche buco nero
che è apparso qua e là nella vostra memoria. In Storia, come ben
sapete, ci sono una marea di nomi strani, e molti personaggi storici, ohibò, oltre ai nomi hanno anche degli orribili cognomi. Se sono
francesi, c'è la questione degli accenti, se sono tedeschi non
sapete dove ficcare le “kappa” e le “acca”, non parliamo dei
russi perché c'è da perdere la testa.
Nel
mondo degli Inferi molto vi viene perdonato, avendo voi peccato
molto. Ma ricordatevi che scrivere che l'inventore del telefono è
Antonio o Alexander è un po' troppo generico anche per il più
compassionevole dei docenti! Insomma, nelle scuole dei Superi dovrete
memorizzare sia il nome sia il cognome, e, uscendo dal campo delle
materie umanistiche, saper che il DNA si può definire anche acido
desossiribonucleico o deossiribonucleico
non è un aspetto indifferente per valutare la vostra preparazione,
anche se vi si attrociglia la lingua se lo pronunciate o si contorce
la “Bic” mentre lo scrivete.
Non
c'è niente da fare: lo dovete ricordare! E niente trucchi! (leggi
il consiglio successivo).
5-
Non copiate.
Da
quando c'è la scuola, c'è l'allievo che cerca la via più breve. E
copiare è certamente la via più breve per prendere 10 o per
prendere 3. E' una via pericolosissima, perché vi dovrete spesso
confrontare con quella categoria di docenti che sono stati anche loro
maghi della copiatura prima di scoprire che non copiare è assai
meno stressante e pericoloso. Se costoro vi colgono con le mani nella
marmellata, sarete perduti (...e non scherzo).
C'è
un motivo: non hanno mai perdonato loro stessi di aver barato e si
vendicheranno su di voi in modo inflessibile. E' il loro modo di
lavarsi le mani dal loro passato inconfessabile.
Copiare
significa, poi, vivere nella costante paura che il docente vi scopra:
sapete benissimo di farla sporca nei vostri confronti (...rimarrete
asinelli) , nei confronti dei vostri genitori ( ….che credono nelle
vostre possibilità di ragazzi svegli e non di diligenti amanuensi)
e, ma questo vi importa meno, nei confronti dei vostri professori (che in cuor loro vagheggiano un mondo dove ancora domini il “fair
play”, la correttezza e simili fòle che ormai si bevono solo i
poveri illusi che non hanno ancora capito il senso di questo atomo
oscuro del male che è il Mondo!)
Qualche
volta la farete franca, ma, prima o poi , è una certezza,
incorrerete nel più temibile dei docenti “anticopiatura” : il
professore filologo.
Il professore filologo è un esperto degli errori nei codici
manoscritti: per risalire al codice capostipite, egli riesce a
ricostruire attraverso la comparazione dei codici come l'errore si è
diffuso, disegnando così l'albero genealogico del testo oggetto del
suo studio.
Ricordatevi
che, spesso, quando copiate da un compagno, state copiando
un'informazione sbagliata (anche se il compagno di riferimento è
fidedegno) .
Due
informazioni, tre informazioni sbagliate che si diffondono nei
compiti in classe metteranno in allerta il professore filologo che,
con la bava alla bocca, riuscirà a trovare non solo chi ha
introdotto l'errore, ma anche coloro che lo hanno riprodotto (vulgo:
copiato) più o meno fedelmente nei propri elaborati.
Non
parlo, infine, di quelli di voi che copiano le ricerche da Internet.
Potranno cavarsela solo se si troveranno davanti ad un docente
analfabeta informatico. Ce ne sono ancora, sia chiaro, ma sono in via
di estinzione e vivono in riserve protette dove le LIM sono bandite e
utilizzate come bersagli per le freccette e i computer funzionano a
manovella.
6-Curate
il linguaggio.
So
di andare controcorrente (e di contravvenire io stesso al consiglio
dato in questo mio decalogo, che è scritto un po' alla
garibaldina....): la lingua con cui vi presentate è importante. Per
spiegarvi meglio il concetto parto da una situazione verosimile:
vedete da lontano in un locale una ragazza bellissima (per le
ragazze: un ragazzo bellissimo) che ha un corpo slanciato e un
sorriso impeccabile. Vi avvicinate e vi accorgete che sta parlando
con un vostro amico, il che rende l'occasione di fare amicizia con
lei più facile.
Siete
un po' titubanti: è troppo bella per voi, ha un incarnato
incantevole e labbra sensuali (Basta! Sto scrivendo per i ragazzi
delle Medie!).
Vi
presentate, impostando la voce come un agente dei Servizi Segreti e
mostrando una dentatura da pubblicità: “Sono X, frequento l'ultimo
anno della Scuola Media Y. L'anno prossimo vorrei iscrivermi al
******. Forse l'anno prossimo potremmo essere nella stessa classe!”.
E
la ragazza, con voce da basso tuba, vi si rivolge prima con una mezza
bestemmia, poi con un “praticamente”, poi con tre o quattro
menzioni di parti anatomiche del corpo intermedio, e così via in un
crescendo di volgarità e noncuranza linguistica.
Il
vostro sorriso si smorza, poi dopo il “Ciao, ci sentiamo!” di
circostanza, vedrete quel corpo perfettissimo della ormai ex ragazza
dei vostri sogni decomporsi lentamente e prendere le sembianze della
mummia peggio conservata del Museo Egizio di Torino.
Ecco:
la vostra lingua siete voi, parla di voi e per voi. Se la vostra
lingua sarà sciatta, sembrerete sciatti, se la vostra lingua sarà
elegante e ricca, anche se avete le pezze, e non per moda, sui vostri
jeans, sembrerete eleganti come uno studente di Oxford o di
Cambridge.
7-Siate
voi.
Da
un ventennio a questa parte siete stati bombardati da film e telefilm
che parlano di rospetti senz'arte né parte, che grazie alla propria
volontà e al consolidarsi della consapevolezza delle proprie forze,
sono in grado, malgrado l'opposizione ostile della natura matrigna,
di superare ogni ostacolo, ogni difficoltà.
Sapete,
da questo bombardamento mediatico, quanto sia importante la
cosiddetta “autostima”.
Stimatevi,
ragazzi, va bene, ma
non sovrastimatevi.
Ci sarà sempre qualcuno migliore di voi ed inutile che lo chiamiate
“secchione” o “lecchino”.
Lo
sapete: ci sa fare, ha più conoscenze di voi, ottiene con il minimo
sforzo quello che a voi costa un'enorme fatica.
E'
fastidioso avere qualcuno che ci batte regolarmente. La tendenza (tutta italiana, ahimè, e particolarmente riscontrabile nelle scuole
medie) è quella di considerare chi è bravo o un cretino o un
rompiscatole.
Peccato
che nel mondo del lavoro chi è migliore abitualmente sia pagato
meglio di noi, abbia incarichi più prestigiosi e, onta tra le onte,
appartenga a quella categoria di persone che danno gli ordini agli
altri, ossia a quelli che a
scuola
erano, se non i peggiori, i mediocri.
Nessuno
vi deve chiedere di essere per forza dei geni: siete
quello che siete.
Riconoscere, però, che gli altri possano far meglio di voi è uno
dei segni più evidenti del raggiungimento della maturità (ma
sappiate che anche gli adulti, in merito a questa spinosissima
questione, si trovano spesso in enorme difficoltà).
Fuor
di metafora: nella Scuola superiore, battetevi con tutte le forze per
ottenere il sei in tutte le discipline. Poi , se avete qualche
capacità in più, lavorate per avere voti più alti dove sapete di
eccellere. E' poi sempre meglio confrontarsi con i migliori: è più
difficile, frustrante, ma dà in media risultati migliori. Vincere
“facile” con i peggiori non ci rende per nulla più bravi, ma
solo mediocri e qualche volta pessimi, anche se illusoriamente l'
“autostima” cresce. E' un' “autostima” farlocca e destinata a
sbriciolarsi velocemente. E' come picchiare una persona palesemente
più debole: al momento vi fa sentire forti, ma nella realtà capite
subito di essere solo dei vigliacchi e di gran lunga più deboli di
chi avete aggredito.
8-Osservate
i vostri errori.
E'
un po' il corollario del consiglio precedente. Se si pensa di essere
perfetti, difficilmente ci si accorge dei propri errori.
La
scuola dovrebbe insegnarci che sbagliamo e che l'errore dovrebbe
servire per migliorare.
A
scuola si
deve sbagliare
e l'errore non è un'onta da nascondere col “bianchetto”.
A
forza di “autostima”, indotta a forza (e, sia chiaro, in buona
fede) da nonni e genitori, è abbastanza penoso ammettere un errore.
Vedo
sempre più frequentemente che per molti di voi l'errore non deve
proprio esistere: se scrivete “Roma” per “Toma”, non è
dovuto semplicemente al fatto che non avete letto bene la consegna:
la colpa è del tempo e della fretta.
Se
scrivo “scentifico” senza la “i” , la colpa è della
distrazione, entità astratta che non vive nel vostro corpo e che
interviene dall'alto come una mosca fastidiosa solo per farci
sbagliare. Se sbagliate a svolgere l'esercizio, spesso è l'esempio
che è stato fornito che è poco chiaro, altrimenti, e sareste
disposti a giurarlo sulla testa di mamma, avreste svolto il tutto in
modo encomiabile.
Siamo
sinceri: pochissimi di voi , dopo aver ricevuto dal docente la
verifica corretta, guardano gli errori commessi! ( Il
voto sì, il punteggio altrettanto, ma gli errori?)
La
prima vostra reazione “naturale” è quella di confrontarli con le
verifiche dei compagni.
Per
voi è “naturale”, ma, a me, quello che conosce bene i propri
polli, appare un po' “patologica”: dovete verificare SUBITO che
l'errore che vi è stato segnato sia stato indicato anche agli altri,
altrimenti il vostro NON sarà un errore.
La
colpa sarà, dunque, del docente distratto ( e, ammettiamolo pure,
qualche volta succede, ma non è questo il punto...) o peggio del
docente che ha delle evidenti preferenze: vi martirizza con il suo
odioso frego rosso, mentre grazia il vostro compagno non si sa
perché.
E'
evidente che il professore fa parte del Grande Complotto contro gli
Studenti Intelligenti, ma distratti: non potendo conquistare il Mondo
si accontenta di vessarli.
Alla
rincorsa di un'autostima a tutti i costi, ci siamo dimenticati dei
piccoli fallimenti che tutti noi, ragazzo o adulto che sia, dovremmo
sperimentare.
Si
sta pericolosamente perdendo la percezione dell'esistenza di un
confine tra il funesto delirio di onnipotenza e la legittima
autostima, temperata, però, da una realistica valutazione delle
possibilità di ogni individuo. Ma forse mi sbaglio ;-)
9-
Siate
vicini a chi è in difficoltà. La
meritocrazia è una bella cosa: i migliori è giusto che siano
premiati. Ci si dimentica, però, che i vincenti sono pochi e coloro
che non ce la fanno sono molti. E tra questi molti , e capita,
potremmo esserci noi.
Non
ridete, come avete fatto spesso alle Medie, dunque, di chi annaspa,
di chi sbaglia a ripetizione, di chi ha cinque cartucce e le ha
consumate tutte sparando ai barattoli, mentre si avvicinano dei
Gringos che vogliono fargli la pelle e ora possono solo fare “Bum”
con la bocca.
Per
aiutare chi è in difficoltà dovrete essere preparati e aver fatto
quello che vi spetta. Non aiuterete il vostro compagno passandogli il
compito via Whatsapp:
è come fornire pesce marcio agli affamati e non è un'opera di
carità, ve lo assicuro, se non per il gastroenterologo che si
occuperà del caso quando chiederà la parcella.
Lo
aiuterete solo spiegandogli in modo chiaro e preciso l'argomento che
voi avete assimilato benissimo in modo che a fronte di un' equazione
difficilotta il meschino non sia colto da una crisi di panico.
Svolgete
i compiti insieme, badando di non sporcare di Nutella il foglio a
quadretti.
10-
Non
date retta ai decaloghi.
Non ve lo sareste aspettato, vero? Come? Il vostro professore stila
col moccio al naso (ho il raffreddore!) un lungo decalogo e poi vi
consiglia di buttarlo nel cestino della carta straccia?
Di
decaloghi ne troverete millanta su Internet: come dimagrire di 20
chili in una settimana, come diventare attraenti in 10 semplici
passi, come sviluppare il vostro flaccido bicipite in un marmoreo
muscolo in 10 lezioni e come memorizzare la Divina
Commedia
in 10 notti et similia.
I
decaloghi sono scritti dai vecchi col moccio al naso da rinite
cronica, da quelli che, pensano di trovare una soluzione a tutto
dall'alto di un'esperienza che, spesso, è di seconda, se non di
terza mano. I decaloghi sono come le autobiografie: si scrivono
quando alle spalle compare minacciosa la grande livellatrice.
Ho
detto di non dar retta ai decaloghi, non di non leggerli.
Leggeteli,
però, come leggete gli Oroscopi: ben sapete che sono mille
sciocchezze che non hanno nessuna attinenza con la realtà. Passerete
cinque minuti in allegria e vi comporterete come vi sentirete di
comportarvi, alla faccia delle rosee o funeree previsioni delle
Stelle.
Dovete
passare l'adolescenza e l'unico comandamento valido è quello di
uscirne vivi (...e magari allegri ). Ecco, se con questo decalogo
monco sarò riuscito a donarvi un sorriso, avrò assolto al mio
compito, forse l'unico che valga veramente la pena di svolgere a
questo mondo.
Arz62©