sabato 1 dicembre 2018

Piccola storia triste di un uomo piccolo rispetto alla tragedia che sta vivendo.


Un uomo, un gommista,  asseragliato nel proprio luogo di lavoro. Spaventato dai continui furti. Sente un rumore e spara. Uccide un uomo che è evidentemente un malintenzionato.
Ecco: dovrebbe scattare la solidarietà di tutti.
Sarebbe giusto, ma si scopre che quell'uomo la pensa così:
C'è di tutto nella testa di quell'uomo, dall'attenzione per i disabili capaci di compiere azioni incredibili alla raccolta di ogni schifezza presente sul Web. Si beve le balle più assurde e ne dice anche alcune nella vita reale, smentite dai Carabinieri, ma ha slanci di solidarietà verso chi è più in difficoltà e non dubito che li abbia avuti anche nella vita reale e non virtuale.
Non date retta a chi scrive: scorrete i post e fatevi un'idea.
Sarà ora consolato dai suoi vicini, dai suoi amici (e fanno bene) e da una certa parte dell'Italia che la pensa come lui, una fettina dell'umanità, acidula e incattivita (e fanno male). 
Avrebbe meritato altro in una situazione più limpida. 
Ma ben sappiamo che c'è chi fa di tutto per intorbidare le acque.
Sul groppo, il gommista ha la morte di un uomo che, lasciatemelo dire, anche per chi è più invasato, è sempre un brutto fardello da portarsi sulle spalle.
Il finale è triste, perché è una tragedia senza re e senza nobiltà. Una tragedia dove protagonisti sono i gommisti, costretti a dormire nel loro capannone, con il colpo di pistola in canna. Spavenati e, innanzi tutto, incattiviti.


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