Un uomo, un gommista, asseragliato nel proprio luogo
di lavoro. Spaventato dai continui furti. Sente un rumore e spara.
Uccide un uomo che è evidentemente un malintenzionato.
Ecco: dovrebbe scattare la
solidarietà di tutti.
Sarebbe giusto, ma si scopre che
quell'uomo la pensa così:
C'è di tutto nella testa di quell'uomo, dall'attenzione per i
disabili capaci di compiere azioni incredibili alla raccolta di ogni
schifezza presente sul Web. Si beve le balle più assurde e ne dice anche alcune nella vita reale, smentite dai Carabinieri, ma ha slanci di solidarietà verso chi è più in difficoltà e non dubito che li abbia avuti anche nella vita reale e non virtuale.
Non date retta a chi scrive: scorrete i
post e fatevi un'idea.
Sarà ora consolato dai suoi vicini,
dai suoi amici (e fanno bene) e da una certa parte dell'Italia che la pensa come
lui, una fettina dell'umanità, acidula e incattivita (e fanno male).
Avrebbe meritato altro in una situazione più limpida.
Ma ben sappiamo che c'è chi fa di tutto per intorbidare le acque.
Sul groppo, il gommista ha la morte di un uomo che,
lasciatemelo dire, anche per chi è più invasato, è sempre un
brutto fardello da portarsi sulle spalle.
Il finale è triste, perché è una
tragedia senza re e senza nobiltà. Una tragedia dove protagonisti sono i gommisti, costretti a dormire nel loro capannone, con il colpo di pistola in canna. Spavenati e, innanzi tutto, incattiviti.
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