giovedì 8 agosto 2019

Gli involontari, ma zelanti carnefici della democrazia.


Il murale può piacere o non piacere. Diciamo che non è stato realizzato da un graffitaro sprovveduto. Carola può essere considerata una violatrice delle leggi costituite o un'eroina che si oppone a una legge ingiusta. La questione non sta qui.
Il problema è costituito dallo zelante avvocato(!) che prende delle bambolette spray e copre con due scaracchi grigi i visi di Carola e del bambino.
Perché un privato cittadino si occupa di cancellare un'opera che non gli aggrada? 
Se avesse avuto delle rimostranze, non sarebbe stato più logico e legalmente corretto chiamare i Vigili o il Comune, proferendo le parole dell'indignato cittadino che vede imbrattato un muro? “Che cos'è questa schifezza? Cancellate subito questo orrore!”
No. Il cittadino, in questo caso un militante, ha pensato bene di fare da solo.
Insomma si è comportato come un “privato cittadino che, cogliendo alcuno nell'atto di commettere un reato, è autorizzato dalla legge ad arrestarlo in fragranza”.
Vi domanderete il motivo del virgolettato. 
Si tratta di una citazione da un'opera di Piero Calamandrei, “Il fascismo come regime della menzogna” che analizza, nel secondo capitolo del suo libro, il modo in cui inizialmente si è imposto un regime autoritario (a suo avviso controrivoluzionario e dittatoriale sin dai primordi).
Ecco, uno dei prodromi del fascismo fu l'investitura morale fornita dal regime al cittadino a porre rimedio al disordine generale. Al posto della Polizia e dei Carabinieri, considerati incapaci di mantenere l'ordine pubblico.
E c'è da preoccuparsi se oggi non il Poliziotto, non il Carabiniere, ma il semplice cittadino, animato dal sacro sdegno, incomincia ad arrogarsi il diritto, che ne so?, di fermare un suo concittadino che durante una manifestazione porta una sciarpetta con scritto “Ama il prossimo tuo”, il giornalista che fa domande scomode o ficca il naso dove non dovrebbe, un suo concittadino, magari Rom, ma italianissimo come lui, che deve entrare in una casa popolare che gli spetta di diritto. Non è cittadinanza attiva, come qualcuno potrebbe pensare, è esercizio della forza senza mandato, se non da parte del capo politico di riferimento.
Nel caso specifico, poi, accompagnare il gesto con uno sgrammaticatissimo foglietto rende ancora più penosa la questione: un italiano, per di più laureato, che non sa argomentare in uno scritto la sua opposizione a qualcosa che non gli va giù! Una mano di vernice grigia sul murale e uno slogan altrettanto grigio, trito e ritrito per giustificare l'atto! Una tristezza. 
Se non politicamente, esteticamente e linguisticamente, l'imbrattatore di muri è stato lui, l'esimio Avvocato di Taormina.


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