Gli aspetti del reale che stridono, la rivolta degli oggetti , delle cose e della lingua... Tutto ciò che dà quell'irritante sensazione di fastidio provocata dal gesso non spezzato sulla superficie nera della lavagna della nostra esistenza. Questo blog è una costola di http://improntedichina.blogspot.com/ Il sito è presente anche su Facebook: http://www.facebook.com/ImpronteDiChinaEGraffiDiGesso.Per il microfinanziamento dell'opera: https://paypal.me/arz62
domenica 27 novembre 2011
Franco, forte al Meno
La
foto è sempre tratta dal gruppo di Facebook:
http://www.facebook.com/pages/Amori-grammaticalmente-scorretti/120503088057449?ref=ts&sk=wall#!/pages/Amori-grammaticalmente-scorretti/120503088057449
sabato 26 novembre 2011
Peggio la toppa del buco. Sugli errori nostri e altrui.
E' sempre sgradevole mettere alla berlina qualcuno e non c'è personaggio più triste della maestrina della penna rossa.Però,è innegabile che si rischia il ridicolo, quando si cerca di difendere l'indifendibile ed è questo atteggiamento mentale che sollecita il mio modestissimo intervento.
Insomma, sbagliare è lecito (anche se l'on. Biancofiore è recidiva), ma dar la colpa a chi rileva l'errore o, come sembra in questa controreplica di un giovane esponente del Ppe altoatesino, al mezzo tecnologico mi sembra davvero preoccupante.
Ecco la lettera apologetica a Stella di Alessandro Musolino, presidente Onorario Giovani Ppe:
http://www.pdlaltoadige.it/index.php?option=com_content&view=article&id=498:lettera-a-stella&catid=36:lettere&Itemid=88
" [...] Purtroppo le moderne tecnologie delle quali ci serviamo, sono delle altrettanto macchine imperfette. Utilizzando l'iPad o gli altri strumenti di comunicazione capita certamente a molti di noi di incorrere involontariamente in alcuni errori. I programmi di autocorrezione spesso trasformano "un po' " in "un pò" o così via, ma questa non è una buona ragione per poter attaccare, o peggio denigrare, un'esponente politico. Spero pertanto che in futuro tu ti possa concentrare sull'uso imperfetto delle pubbliche risorse e non sul corretto utilizzo degli accenti o degli apostrofi, come peraltro potrebbe accadere anche a me visto che per scriverti mi sto avvalendo dell'infernale strumento messoci a disposizione da Steve Jobs e che prende il nome di iPad (e senza alcun segretario pagato dalla collettività)."
Mi sembra inutile rilevare un uso della punteggiatura discutibile ( c'è la virgola tra tra soggetto e predicato, ma non per dividere proposizione da proposizione) , un "altrettanto" che vorrebbe logicamente una spiegazione ( "quanto l'uomo", presumo), un "o così via" che non si capisce proprio che cosa voglia dire, "un'esponente politico" da triplo segno rosso ed altro che tacer è bello per evitare di essere troppo pedante.
Non è l'errore in sé a irritarmi, ma il goffo tentativo di attribuire la colpa dei nostri (legittimi, ripeto) errori ad altri: all' iPad, diabolica macchina infernale, o direttamente al suo ideatore, pace all'anima sua, Steve Jobs.
Forse, in tali frangenti, è meglio dare la colpa alla fretta, se ci secca troppo ammettere la nostra ignoranza.
Insomma, sbagliare è lecito (anche se l'on. Biancofiore è recidiva), ma dar la colpa a chi rileva l'errore o, come sembra in questa controreplica di un giovane esponente del Ppe altoatesino, al mezzo tecnologico mi sembra davvero preoccupante.
Ecco la lettera apologetica a Stella di Alessandro Musolino, presidente Onorario Giovani Ppe:
http://www.pdlaltoadige.it/index.php?option=com_content&view=article&id=498:lettera-a-stella&catid=36:lettere&Itemid=88
" [...] Purtroppo le moderne tecnologie delle quali ci serviamo, sono delle altrettanto macchine imperfette. Utilizzando l'iPad o gli altri strumenti di comunicazione capita certamente a molti di noi di incorrere involontariamente in alcuni errori. I programmi di autocorrezione spesso trasformano "un po' " in "un pò" o così via, ma questa non è una buona ragione per poter attaccare, o peggio denigrare, un'esponente politico. Spero pertanto che in futuro tu ti possa concentrare sull'uso imperfetto delle pubbliche risorse e non sul corretto utilizzo degli accenti o degli apostrofi, come peraltro potrebbe accadere anche a me visto che per scriverti mi sto avvalendo dell'infernale strumento messoci a disposizione da Steve Jobs e che prende il nome di iPad (e senza alcun segretario pagato dalla collettività)."
Mi sembra inutile rilevare un uso della punteggiatura discutibile ( c'è la virgola tra tra soggetto e predicato, ma non per dividere proposizione da proposizione) , un "altrettanto" che vorrebbe logicamente una spiegazione ( "quanto l'uomo", presumo), un "o così via" che non si capisce proprio che cosa voglia dire, "un'esponente politico" da triplo segno rosso ed altro che tacer è bello per evitare di essere troppo pedante.
Non è l'errore in sé a irritarmi, ma il goffo tentativo di attribuire la colpa dei nostri (legittimi, ripeto) errori ad altri: all' iPad, diabolica macchina infernale, o direttamente al suo ideatore, pace all'anima sua, Steve Jobs.
Forse, in tali frangenti, è meglio dare la colpa alla fretta, se ci secca troppo ammettere la nostra ignoranza.
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venerdì 25 novembre 2011
Anagrammi
Giocando un po' con gli anagrammi, guarda un po' che cosa salta fuori!
SERGIO MARCHIONNE AMERICHE? SIGNOR, NO!
Dopo la chiusura di Termini Imerese, la bugia, ripetuta più e più volte nei mesi scorsi, amareggia ancor di più...
Per ulteriori amarissime considerazioni in ambito umoristico:
http://improntedichina.blogspot.com/2011/11/fiat-marchionni-voluntas.html
SERGIO MARCHIONNE AMERICHE? SIGNOR, NO!
Dopo la chiusura di Termini Imerese, la bugia, ripetuta più e più volte nei mesi scorsi, amareggia ancor di più...
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giovedì 24 novembre 2011
Biancofiore e il terreno scivoloso dell'ortografia.
Per giustificarsi degli errori commessi ( e raccolti con una certa perfidia da Gian Antonio Stella), l'onorevole Biancofiore rischia di fare una figura ancor più barbina:
"Ho scritto un po’ con l’accento sulla o, è vero, non come lo vedete ora, perché chiunque usi un computer sa che si trovano le lettere già accentate e che per mettere l’accento di lato devi fare tre mosse con la mano molto poco pratiche quando si scrive in velocità".
Se ne deduce che quello che si trova "di lato" del "po" è un accento.
Il signor apostrofo la apostrofi per segnalare a tutti la caduta del suo buon senso: paghi qualcuno perché questi dia una controllata ai suoi interventi pubblici.
"Ho scritto un po’ con l’accento sulla o, è vero, non come lo vedete ora, perché chiunque usi un computer sa che si trovano le lettere già accentate e che per mettere l’accento di lato devi fare tre mosse con la mano molto poco pratiche quando si scrive in velocità".
Se ne deduce che quello che si trova "di lato" del "po" è un accento.
Il signor apostrofo la apostrofi per segnalare a tutti la caduta del suo buon senso: paghi qualcuno perché questi dia una controllata ai suoi interventi pubblici.
Qui sopra l'onorevole Biancofiore con un leader "apostrofato" di quattro dita;-)
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mercoledì 23 novembre 2011
Bestiario padano
Buonanno (Lega): "Esiste il Grana Padano, quindi esiste la Padania" ( http://www.agoravox.it/Buonanno-Lega-Esiste-il-Grana.html)
Purtroppo, i novelli Isidoro di Siviglia, quando si cimentano nelle "etymologiae" , non ne azzeccano una.
Pur di dimostrare l'indimostrabile, sarebbero disposti a tutto: a stravolgere la Storia e , perché no?, anche la lingua.
Quando sono verdi di rabbia, sembrano sempre di più a degli extra-terrestri.
Purtroppo, i novelli Isidoro di Siviglia, quando si cimentano nelle "etymologiae" , non ne azzeccano una.
Pur di dimostrare l'indimostrabile, sarebbero disposti a tutto: a stravolgere la Storia e , perché no?, anche la lingua.
Quando sono verdi di rabbia, sembrano sempre di più a degli extra-terrestri.
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martedì 22 novembre 2011
Fregarsene
Usare il termine "se ne fregano" , more solito, serve per collocare i "comunisti" tra i "fascisti rossi" ( è il fascistissimo "Me ne frego!"), favoletta leghista che permette al legaiolo medio di smarcarsi rispetto all'ideologia ( non avendone nessuna: l'ideologia della Lega, è ovvio, è la paura, e solo quella...) e allearsi un giorno con gli uni e un giorno con gli altri.
E' il tipico espediente politico del qualunquismo di ogni tempo: tutte le vacche (o i gatti) sono grigie all'imbrunire. In realtà, sono loro che ci vedono poco, ma tant'è... è così consolatorio!
Pur sapendo di correre il rischio di sembrare autoritario, vorrei che, per pura igiene linguistica, si eliminasse l'espressione "fregarsene": e non per pruderie!
"Le parole possono essere come minime dosi di arsenico: ingerite senza saperlo sembrano non avere nessun effetto, ma dopo qualche tempo ecco rivelarsi l'effetto tossico".
Sempre lui, Klemperer (Ibidem, pag.32). Ah, Kemplerer era ebreo: tanto per chiarire la questione agli amici di Borghezio...
©arz
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Lingua quarti imperii
Vi infliggo una mia ossessione. Perdonatemi. E' un libro che ho trovato illuminante e lo ha scritto un filologo in tempi bui: Victor Klemperer, "LTI La lingua del Terzo Reich", Giuntina.
Va bene anche per il quarto, per quello che, forse, abbiamo evitato.
"...la LTI non faceva alcuna distinzione tra lingua scritta e lingua parlata. Anzi, tutto in lei era discorso, doveva essere allocuzione, appello e incitamento. [...] Lo stile obbligatorio per tutti era dunque quello dell'imbonitore" ( pag.41)
©arz
Va bene anche per il quarto, per quello che, forse, abbiamo evitato.
"...la LTI non faceva alcuna distinzione tra lingua scritta e lingua parlata. Anzi, tutto in lei era discorso, doveva essere allocuzione, appello e incitamento. [...] Lo stile obbligatorio per tutti era dunque quello dell'imbonitore" ( pag.41)
©arz
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Dolci persistenze vergate sui muri e sull'acqua
Tenero errore morfologico e usuale commistione di linguaggio verbale e iconico.
Messaggio fresco come il "molto bellissimo" del "Novellino".
Per rinfrescare la memoria riporto il brano:
Qui conta come Narcis s'innamorò dell'ombra sua.
Narcis fue molto bellissimo. Un giorno avenne ch'e' si riposava
sopra una bella fontana. Guardò nell'acqua: vide l'ombra sua ch'iera
molto bellissima. Incominciò a riguardarla e rallegrarsi sopra la fonte,
e l'ombra sua facea il simigliante; e così credette che quella fosse
persona che avesse vita, che istesse nell'acqua, e non si acorgea che
fosse l'ombra sua. Cominciò ad amare, e inamoronne sì forte, che la
volle pigliare; e l'acqua si turbò e l'ombra sparìo, ond'elli incominciò
a piangere sopra la fonte; e, l'acqua schiarando, vide l'ombra che
piangea in sembiante sì com'egli. Allora Narcis si lasciò cadere nella
fonte, di guisa che vi morìo e annegò.
Il tempo era di primavera; donne si veniano a diportare alla fonte; videro il bello Narcis anegato. Con grandissimo pianto lo trassero della fonte, e così ritto l'appoggiaro alle sponde, onde dinanzi dallo dio d'Amore andò la novella: onde lo dio d'Amore ne fece un nobilissimo mandorlo, molto verde e molto bene stante: e fue il primaio albero, che prima fa fiorita e rinnovella amore.
©arz
La foto è sempre tratta dal gruppo di Facebook:
http://www.facebook.com/pages/Amori-grammaticalmente-scorretti/120503088057449?ref=ts&sk=wall#!/pages/Amori-grammaticalmente-scorretti/120503088057449
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lunedì 21 novembre 2011
Il linguaggio ammiccante...
La mia non vuole essere una trattazione dotta : non ne ho le competenze e lascio ad altri (... e molti si sono esercitati con successo) il compito gravoso di decriptare il linguaggio del "berlusconismo" e di studiarne gli effetti perversi che si riverbereranno per decenni nei discorsi e nelle teste di molti, purtroppo.
Probabilmente, quello che scrivo è già stato scritto, ma mi cimento lo stesso, non essendo in realtà mosso dalla curiosità dell'indagine linguistica, ma dall'irritazione o, se volete, dall' "indignatio" ( e per questo mi occupo di satira e non di linguistica).
Il titolo de "Il Giornale" è il seguente: "Occhio, ci entrano in casa".
Non ci vuole un genio per capire che quell' "Occhio" è il cenno d'intesa tra amici. "Transléscion" spannometrica:
" Amico lettore de "Il Giornale", io e te siamo della stessa pasta. Tu non sei un lettore critico, sei il mio amichetto del cuore".
Non ti dico "Attento!", ti dico "Occhio!" ; l'espressione si usa in contesti in cui il pericolo c'è, ma non è "in praesentia": potrebbe avvenire.Tra breve. Forse. Ma io sono buono e ti avverto: "Occhio!"
La frase non ha soggetto. L'espediente è furbetto: il soggetto dovrebbe essere Monti , ma in realtà non è solo ( il verbo è al plurale)...E' evidente a chi si allude, pur restando nel vago: i Poteri forti, i Mercati, i Comunisti, vedete voi. Sono in tanti e ti stanno accerchiando, amico.
Ecco lo scopo: instillare la sindrome del proprietario di villetta con recinto, cane lupo e scacciacani (...se va bene). Eccoli si avvicinano:"Sono ladri? Assassini? Tagliagole?"
Tutti sappiamo chi sono: sono solamente quei grigi figuri che chiederanno, facendo la cresta, a te che sei benestante ( talvolta relativamente, d'accordo... ) poche centinaia di euro. Trasformarli in criminali, in rapinatori delle villette, c'è voluto poco. Un titoletto, perfido e cattivo. Come loro: gli avvelenatori di pozzi.
©arz
Probabilmente, quello che scrivo è già stato scritto, ma mi cimento lo stesso, non essendo in realtà mosso dalla curiosità dell'indagine linguistica, ma dall'irritazione o, se volete, dall' "indignatio" ( e per questo mi occupo di satira e non di linguistica).
Il titolo de "Il Giornale" è il seguente: "Occhio, ci entrano in casa".
Non ci vuole un genio per capire che quell' "Occhio" è il cenno d'intesa tra amici. "Transléscion" spannometrica:
" Amico lettore de "Il Giornale", io e te siamo della stessa pasta. Tu non sei un lettore critico, sei il mio amichetto del cuore".
Non ti dico "Attento!", ti dico "Occhio!" ; l'espressione si usa in contesti in cui il pericolo c'è, ma non è "in praesentia": potrebbe avvenire.Tra breve. Forse. Ma io sono buono e ti avverto: "Occhio!"
La frase non ha soggetto. L'espediente è furbetto: il soggetto dovrebbe essere Monti , ma in realtà non è solo ( il verbo è al plurale)...E' evidente a chi si allude, pur restando nel vago: i Poteri forti, i Mercati, i Comunisti, vedete voi. Sono in tanti e ti stanno accerchiando, amico.
Ecco lo scopo: instillare la sindrome del proprietario di villetta con recinto, cane lupo e scacciacani (...se va bene). Eccoli si avvicinano:"Sono ladri? Assassini? Tagliagole?"
Tutti sappiamo chi sono: sono solamente quei grigi figuri che chiederanno, facendo la cresta, a te che sei benestante ( talvolta relativamente, d'accordo... ) poche centinaia di euro. Trasformarli in criminali, in rapinatori delle villette, c'è voluto poco. Un titoletto, perfido e cattivo. Come loro: gli avvelenatori di pozzi.
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domenica 20 novembre 2011
Eccesso o difetto d'ammore!
Tratto dal gruppo:
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sabato 19 novembre 2011
venerdì 18 novembre 2011
Noie: Le stringhe
Le stringhe
...Sì, d'accordo, lacci. Dalle mie
parti, però, si chiamano stringhe.
Ti vesti di tutto punto; dalle mutande
al maglioncino va tutto bene e ora ti mancano le rifiniture...infili
coscienziosamente la camicia nei pantaloni, controlli la zip con
l'indice senza guardare, estrai con cura il colletto della camicia
dal maglioncino.
La vestizione si svolge nel migliore
dei modi.
Stai vivendo in un mondo perfetto ( se
non ci fosse a guastarti il tutto il pensiero che ti stai recando a
lavorare), dove l'ingranaggio delle azioni stereotipate funziona come
un orologio al quarzo.
Ti guardi allo specchio di sfuggita,
scompigliando un poco i capelli troppo ordinati; l'eccesso di
perfezione va marezzato con un rapido movimento delle dita.
Sei ora pronto per uscire di casa : ti
manca di calzare le scarpe e abbandonare il caldo ventre della tua
casuccia.
Gli estremi delle stringhe sono lì
penzoloni come mosce e inutili appendici. Dopo aver infilato il
piede, ti stai apprestando all'ultimo atto: allacciare le stringhe.
Devi stringerle bene! Non c'è niente
di più spiacevole di una stringa lassa, quando cammini a passi
veloci sul selciato della tua città.
Stringi come hai sempre fatto né con
troppa forza né con troppa prudenza.
E solo allora la stringa si rompe e la
consapevolezza che l'entropia non è una cazzata emerge dalla tua
coscienza quando osservi sconsolato le fibre slabbrate della stringa
spezzata.
Sei in ritardo ora: non hai tempo di
cambiare le stringhe, devi trovare una soluzione, la più rapida
possibile. In genere la scelta è obbligata: il nodo, quel nodo che
pigerà per tutta la giornata sullo stesso punto del piede, groppo
malefico che ti informa che il tuo corpo esiste ( ti accorgi di
possederlo solo quando stai male...accidenti!)
Ci sono di due tipi di stringhe: delle
scarpe e alla liquirizia. Le prime si spezzano, le seconde si
succhiano, d'accordo, ma entrambe, sembra, siano in grado di farti
alzare la pressione arteriosa in un nano secondo...
©arz
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giovedì 17 novembre 2011
Pulmini
pulmino [pul-mì-no] n.m. [pl. -i] piccolo pullman, in genere utilizzato per servizio privato o su particolari percorsi
? Forma di dim. ricavata da pullm(an) e il suff. -ino. © 2005, De Agostini Scuola S.p.a. - Garzanti Linguistica
Se non è un pullman (con due elle), sarà un pulmino. E con il battellino andremo verso Roma, laghetto per laghetto.
O Roma o Lago d'Orta! Boia chi molla!
©arz
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martedì 15 novembre 2011
Precisazione.
Facendo della satira, è ovvio che l'obiettivo sia chi è al potere.
Ho criticato l'uso del sacro nel linguaggio politico ( http://graffidigesso.blogspot.com/2011/11/sacrificile-parole-sono-pietre.html); la parola "sacrificio", utilizzata da Monti, mi ha dato fastidio perché linguisticamente rimane nel solco degli "Unti" e degli "Uomini della Provvidenza".
Utilizzare il linguaggio del "nemico" è un evidente segnale di debolezza. Avrei preferito le churchilliane ( e prima ancora dantesche) lacrime e sangue, le mani nelle tasche degli italiani, le tasse di qui e di là, nel nome del risanamento. L'eufemismo ( ma era poi tale?) serviva ad attenuare l'effetto psicologicamente deprimente dei provvedimenti prossimi venturi.
Stop.
Un giudizio (severo e senza sconti) a quando il nuovo Presidente del Consiglio avrà combinato veramente qualcosa.
La precisazione a chi può pensare che mi accodi al tiro al piccione per partito preso che la Destra sta organizzando sul nulla e che rischia di trasformare il liberale Monti in un marxista ortodosso;-)
©arz
Utilizzare il linguaggio del "nemico" è un evidente segnale di debolezza. Avrei preferito le churchilliane ( e prima ancora dantesche) lacrime e sangue, le mani nelle tasche degli italiani, le tasse di qui e di là, nel nome del risanamento. L'eufemismo ( ma era poi tale?) serviva ad attenuare l'effetto psicologicamente deprimente dei provvedimenti prossimi venturi.
Stop.
Un giudizio (severo e senza sconti) a quando il nuovo Presidente del Consiglio avrà combinato veramente qualcosa.
La precisazione a chi può pensare che mi accodi al tiro al piccione per partito preso che la Destra sta organizzando sul nulla e che rischia di trasformare il liberale Monti in un marxista ortodosso;-)
©arz
Maschere tragiche...
Il grande Mangosi dixit et pinxit:
Transléscion vulgari modo resa:
Una volpe , che culo!, aveva trovato
una bella maschera che sorrideva a trentadue denti, ma che c'aveva un
non so che di tragico...”'...zzo! E' fichissima, ma se guardo
dietro non c'ha cervello!” Mo' questo l'ho scritto per quelli (
volevo vedere se fossero nati in Ruanda nei primi anni Novanta!), che
c'hanno il culo nel burro e a cui il mondo intero ci fa gli inchini e
gli dice : “Bravo!Bravo!” e, leccandogli il retro della fetta
biscottata, si aspettano la marmellata. La lingua si ritira
rattristata: non c'è né zucchero, né sale. La maschera non sa
distinguere tra il bene e il male.
©arz
©arz
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lunedì 14 novembre 2011
Sacrifici...Le parole sono pietre.
sacrificio,
s. m. ‘atto rituale con cui si dedica una cosa materiale a un dio al fine d'incrementare la potenza divina, di pacificarne la collera, di propiziarsela e sim.’ (av. 1292, B. Giamboni), ‘offerta non materiale fatta a Dio o agli dei in segno di devozione’ (av. 1321, Dante), ‘grave privazione subita volontariamente’
s. m. ‘atto rituale con cui si dedica una cosa materiale a un dio al fine d'incrementare la potenza divina, di pacificarne la collera, di propiziarsela e sim.’ (av. 1292, B. Giamboni), ‘offerta non materiale fatta a Dio o agli dei in segno di devozione’ (av. 1321, Dante), ‘grave privazione subita volontariamente’
Non amo utilizzare il sacro per fare
ironia. Credo da sempre che offendere il sentimento religioso degli
altri sia sempre una forma inaccettabile di violenza e di mancanza di
rispetto della libertà altrui. Perché utilizzare un quadro sacro di
Caravaggio allora per ironizzare sulla prima uscita del prof. Monti?
Perché è proprio lui a mettere in piazza il sacro. “Non ho mai
parlato di lacrime e sangue, ma di sacrifici sì”.
Con queste parole sembra voler
attenuare il peso di una manovra economica che colpirà (come
prevedibile) sicuramente i soliti poverelli, ma credo che sia assai
pericoloso ammantare di sacro ciò che sacro non è. Francamente non
capisco: comprendo le lacrime e il sangue dell'uomo, la fatica di
sopportare le avversità del mondo, ma che cosa c'è di sacro nel
gioco perverso della politica neoliberista, della cinica decisione di
impoverire la classe media, di allargare la forbice tra i ricchi e i
poveri? “Si parva licet componere magnis”, associo questa mia
piccola osservazione all'intimo fastidio degli ebrei nell' accettare
il termine “olocausto”, che attiene alla sfera religiosa, al posto del più corretto
Shoà...
Perché coinvolgere la sfera religiosa
dove l'umano è così evidente?
©arz
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Etichette:
Abramo,
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sacro. Monti
domenica 13 novembre 2011
Filologia e disegnini
In merito al bigliettino di Berlusconi ( ...e al mio maliziosissimo e criptico disegnino: http://graffidigesso.blogspot.com/2011/11/non-tutti-i-segni-hanno-un.html ) durante il discorso di Bersani, un'ottima analisi filologica di Claudio Giunta su come si possano prendere lucciole per lanterne;-)
http://www.claudiogiunta.it/2011/11/il-foglietto-di-berlusconi-filologia-e-attualita/
La filologia serve...eccome!
©arz
P.S. Con l'aiutino dei filmati, d'accordo, ma anche molti altri hanno avuto accesso alla stessa fonte e ne hanno tratto ben altre conclusioni ;-(
http://www.claudiogiunta.it/2011/11/il-foglietto-di-berlusconi-filologia-e-attualita/
La filologia serve...eccome!
©arz
P.S. Con l'aiutino dei filmati, d'accordo, ma anche molti altri hanno avuto accesso alla stessa fonte e ne hanno tratto ben altre conclusioni ;-(
Anagramma
Un rappresentante autorevole di Futuro e Libertà, come tributo di buon augurio, scova un anagramma di Mario Monti: "Rimontiamo".
Ce n'è un altro: "Matrimonio"...non "Patrimonio", ahimé.
Che ci aspetti qualche bega matrimoniale e nessuna patrimoniale?
Non so, ma temo che questo secondo anagramma non sia invece di buon auspicio. Aspetto e spero. ©arz
Ce n'è un altro: "Matrimonio"...non "Patrimonio", ahimé.
Che ci aspetti qualche bega matrimoniale e nessuna patrimoniale?
Non so, ma temo che questo secondo anagramma non sia invece di buon auspicio. Aspetto e spero. ©arz
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venerdì 11 novembre 2011
Dialoghi al "Bar Italia".
Il dialogo qua sotto si è svolto in Senato. L'insulto più grande è alla lingua italiana e al decoro dell'istituzione. Il resto ne è una conseguenza, a mio avviso. Se si parla in Senato come al bar, non è improbabile che qualche avventore alticcio ti pigli a male parole o peggio a cazzotti all'uscita. E , in genere, non c'è nemmeno un Carabiniere a difenderti...anche perché il tasso alcolico nel tuo sangue differisce di poco da quello del tuo aggressore.
Schifani: Prego, senatore Ciarrapico, su che cosa?
Ciarrapico: Ieri sera si è ripetuto un fatto increscioso...
Schifani: Su che cosa parla, senatore?
Ciarrapico:All'uscita ieri sera siamo stati insultati e tentati di aggredire io e il collega Di Gregorio. Non è possibile che un parlamentare esca e trovi due carabinieri e cento figli di puttana che ci insultano ogni volta.
Per chi abbia voglia e fegato può godersi il filmato su YouTube. http://www.youtube.com/watch?v=CDwnXes2pYA&feature=player_embedded
Schifani: Prego, senatore Ciarrapico, su che cosa?
Ciarrapico: Ieri sera si è ripetuto un fatto increscioso...
Schifani: Su che cosa parla, senatore?
Ciarrapico:All'uscita ieri sera siamo stati insultati e tentati di aggredire io e il collega Di Gregorio. Non è possibile che un parlamentare esca e trovi due carabinieri e cento figli di puttana che ci insultano ogni volta.
Per chi abbia voglia e fegato può godersi il filmato su YouTube. http://www.youtube.com/watch?v=CDwnXes2pYA&feature=player_embedded
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Pensare doppio guardando al proprio particulare. E non diventare strabici...
Non sono riuscito a reperire l'audio,
ma Corriere e Repubblica riportano questa dichiarazione dell' ex
Presidente del Consiglio: “Meglio il voto, ma i mercati” o“Vorrei
il voto, ma i mercati”
E' delizioso l'uso della coordinata
avversativa: ci sono due pensieri l'un contro l'altro armati...maaaa
qual è quello vincente?
E' l'equivalente del “Vorrei e non
vorrei” mozartiano, dell' “Odi et amo”...o del bispensiero
orwelliano?
Quando vi recate col cappello in mano
dal professore di vostro figlio, noto pelandrone, e il povero
docente che si ritrova tra le mani la patata bollente di dover dire
una verità scomoda , quasi rammaricato, vi dice: “E' intelligente,
ma è svogliato”, che cosa pensate?
Quale aggettivo lascerà una scia
mnestica nel ricordo del triste incontro?
Be', non c'è dubbio: il mercato vince
10 a 1 sul desiderio di voto. I titoli Mediaset in caduta libera sono
la sua ossessione. I problemi di democrazia sono sciocchezzuole,
quisquilie, pinzillacchere.
Bispensiero Orwelliano distillato:
mentire sapendo di mentire, allestire un inganno cosciente, nello
stesso tempo mantenendo una fermezza di proposito che s’allinea con
una totale onestà.
©arz
©arz
giovedì 10 novembre 2011
La prossima volta...
La prossima volta che vedremo qualche nuovo personaggino che, con la promessa di paradisi inesistenti, si arricchirà , alle nostre spalle, anche solo del profumo del potere, ricordiamoci di questo:
Fedro 2011: Italia parturiens Montes
Italia parturibat, gemitus immanes ciens,
eratque in terris maxima expectatio.
At illa Montes peperit. Hoc scriptum est tibi,
qui, magna cum minaris, extricas nihil.
Spannometric transléscion:
L'Italia partoriente
Sto paese del piffero c'aveva le doglie, gridando come un pazzo,
manco dovesse fare una manovra lacrime e sangue!
Nell'orbe si aspettava un bimbo muscoloso, erculeo, con i controcazzi:
avrebbe governato con vigor il peggiore dei popolazzi
e l'avrebbe tolto dal letame in cui eternamente langue...
Ma la solita operazione di palazzo partorì un Monti, deboluzzo deboluzzo,
che avrebbe dovuto conciliare Scajola con D'Alema,
insomma, appena nato, faceva pena.
La favoletta l'ho scritta per voi, Italiani,
che credete ancora alle promesse, a quelle grandi,
all'uom della salvezza,
restando perennemente buoi,
purché ognun, sia chiaro,
si faccia i cazzi suoi.
©arz
Va be', ho un po' di acidità di stomaco...Pessimismo da cattiva digestione!
Spannometric transléscion:
L'Italia partoriente
Sto paese del piffero c'aveva le doglie, gridando come un pazzo,
manco dovesse fare una manovra lacrime e sangue!
Nell'orbe si aspettava un bimbo muscoloso, erculeo, con i controcazzi:
avrebbe governato con vigor il peggiore dei popolazzi
e l'avrebbe tolto dal letame in cui eternamente langue...
Ma la solita operazione di palazzo partorì un Monti, deboluzzo deboluzzo,
che avrebbe dovuto conciliare Scajola con D'Alema,
insomma, appena nato, faceva pena.
La favoletta l'ho scritta per voi, Italiani,
che credete ancora alle promesse, a quelle grandi,
all'uom della salvezza,
restando perennemente buoi,
purché ognun, sia chiaro,
si faccia i cazzi suoi.
©arz
Va be', ho un po' di acidità di stomaco...Pessimismo da cattiva digestione!
mercoledì 9 novembre 2011
martedì 8 novembre 2011
Traditore
Etimologia
Dizionario interattivo etimologico
( Cortellazzo-Zolli)
traditore, s. m. ‘chi tradisce’ (1300-13, Dante; anche in laudi assegnabili al secolo precedente: Monaci 511 e 518), agg. ‘che tradisce’ (1374, F. Petrarca; occhi traditori ‘seducenti’: av. 1321, Dante; vino traditore V. vìno). Lat. tradere, comp. di tra- ‘oltre’ e dare ‘dare, consegnare’, passato, come in altre lingue romanze, alla coniugazione in -ìre. Il lat. tradere “ha insieme i due valori di ‘trasmettere’, ‘consegnare qualcosa a qualcuno’ (un'eredità, una dottrina), e di ‘consegnare con inganno qualcosa al nemico’, ‘attentare alla vita di qualcuno’, assommando in sé i significati dei verbi greci diadídomi e paradídomi. Su di esso ha operato una lunga tradizione cristiana” (Enc. dant.), fondata sul tradimento di Giuda che “consegnò Gesù” (Iudas qui tradidit eum) e di “quei vescovi traditores che al tempo della persecuzione di Diocleziano consegnarono alle autorità i testi sacri” (Migl. St. lin. 42) [...]Agisce il solito paragone blasfemo: lui, Gesù, e gli altri, i Giuda. L'unto vuole vedere in faccia i traditori dei benefattori... ma se qualcuno dei suoi alleati vuole fucilarli alla schiena (Storace dixit), stia ben attento: rischia di trovarsi sulla stessa linea di tiro...
lunedì 7 novembre 2011
domenica 6 novembre 2011
Lingua quarti imperii- Antonio Tabucchi dixit.
" Credo che la sinistra si sia fatta rubare la politica anche perché si è fatta rubare le parole della sinistra. Berlusconi ha usurpato il paese, la televisione, il Parlamento anche perché ha usurpato (con la quiescenza della sinistra e con l'aiuto della stampa che gli ha fatto da megafono) le parole che appartengono alla sinistra e soprattutto al sistema democratico al quale egli per natura è estraneo. Ha cominciato l'esproprio linguistico nel battezzare la sua alleanza «Casa delle libertà», lo ha continuato autodefinendosi «il buon governo». Ciò lasciava implicitamente intendere che fuori dal suo schieramento non c'era libertà e fuori dal suo governo c'era solo il malgoverno".
Antonio Tabucchi ,"il manifesto" del 7.12.2004
http://www.cdbchieri.it/rassegna_stampa_2005/tabucchi_berlusconi.htm
Antonio Tabucchi ,"il manifesto" del 7.12.2004
http://www.cdbchieri.it/rassegna_stampa_2005/tabucchi_berlusconi.htm
Graffi di gesso. Lingua quarti imperii- L'emersione dell'inconscio
Noie: la pellicina.
Mentre l'unghia tagliata è qualcosa da espellere, da eliminare, la pellicina, che è ancora parte del nostro corpo, è carne viva e dolente. L'onicofago lo sa, ma non può sopportare che un lavoro di perfezionamento della mano così ben concepito ( la dispercezione della bellezza di questa parte del corpo è segno evidente della grave psicopatologia dell'onicofago...) non abbia il suo completamento naturale. E' la pennellata in più che dà al quadro un'altra intensità, è l'ultima levigatura della statua, il tocco finale della perfezione. Il dente si avvicina, guardingo ( lo so: non si dovrebbe dire di un dente...), e tira. La pellicina strappata si allunga e immancabilmente strappa un piccolo brano di carne. Inizialmente, qualche goccia di sangue segnala la profanazione del corpo, ma inesorabile l'infezione si allarga e, nel giro di pochi giorni, il dito è infetto, purulento e pulsante. E il corpo grida ancora le sue ragioni e ci richiama all'imperfezione del mondo.
©arz
Graffi di gesso: Debito.
Rileggendo alcuni dei miei"Graffi di gesso" mi rendo conto di avere qualche debito di riconoscenza che non ho esplicitato, anche perché me ne sono accorto dopo;-). Sul versante psicologico ( senza averne alcuna competenza)i miei post sono molto vicini, si parva licet componere magnis, alle eleganti e veramente competenti e acute annotazioni sociologiche di Marco Belpoliti, di cui ho letto, credo, l'opera omnia.
Solo ora mi accorgo del debito.
Per chi volesse farsi un'idea della colta prosa di Belpoliti, legga i suoi interventi su "La Stampa".( Si diletta anche di disegno...gli schizzi che accompagnano gli articoli sono suoi).
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=130
Solo ora mi accorgo del debito.
Per chi volesse farsi un'idea della colta prosa di Belpoliti, legga i suoi interventi su "La Stampa".( Si diletta anche di disegno...gli schizzi che accompagnano gli articoli sono suoi).
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=130
Noie: Il coperchio dello yogurt
Mattina. Prestissimo. In casa preferiamo fare la colazione prima delle abluzioni di rito. Caffè. E poi yogurt. Fa bene, lo sanno tutti. Stimola la peristalsi, apporta calcio nell'organismo e taglia il pollice o , peggio, la lingua agli ardimentosi leccatori delle scorie yogurtiche presenti sul coperchietto d'alluminio. Un tempo succedeva più frequentemente. Ora non è così rischioso: l'alluminio è più dolce, meno tagliente. Gli emofiliaci possono stare tranquilli: non rischiano più di morire dissanguati. Ma la paura e l'abitudine permane per chi ha sperimentato le lame rotanti del coperchietto del tempo che fu, quando lo yogurt era ancora solo bianco e non multirazziale. Mia moglie , che è più giovane, non toglie del tutto il coperchio. Col cucchiaio e meno frequentemente con la lingua lo lambisce senza staccarlo dal contenitore e preleva i preziosissimi lacerti di materia lattea con scarsa voluttà. Io sono più vecchio. Ho paura, ma sono anche memore del piacere insito nel rubare materiale prezioso in un ambiente pericoloso, pieno di mistero e di rischi, Mi sento come un ladro che si introduce nel Topkapi e deve evitare sistemi d'allarme sofisticatissimi. L'esperienza mi insegna che il taglio da coperchietto è fatale e dolorosissimo e non posso rischiare. Il coperchietto viene tolto completamente per accedere al suo cuore, non potrei fare altrimenti. L'operazione è semplice: si stacca completamente il coperchio, si utilizza la lingua ( mai il cucchiaio) per togliere lo yogurt ancora attaccato al coperchio che viene abbandonato supino sul tavolo mentre poi si procede con il cucchiaio a raccogliere lo yogurt nel contenitore. Qualcuno non vedrà nulla di spiacevole in queste operazioni. Dov'è il fastidio? Dov'è la maledizione dell'operazione, la rivolta degli oggetti? Non abbiate fretta : il coperchietto viene reinserito nel contenitore, pigiato e incastrato nel contenitore. Il cucchiaio serve da fermo.
Seguono le abluzioni, ma, prima di andare al lavoro, la tavola deve essere sparecchiata. Il cucchiaio deve essere messo nella lavastoviglie e coperchio e contenitore devono essere smaltiti. Necesse est. Regolarmente prendo il cucchiaio, ma , nel disincastrarlo, il coperchietto vola qual foglia nei primi fotogrammi di Forrest Gump. Volteggia per la cucina in slow motion e cade, maledizione, o sul tavolo o per terra dalla parte in cui alcuni residui di yogurt sono rimasti attaccati. La statistica direbbe che ci sono il 50 per cento di possibilità che cada dall'altra parte. Non succede mai. E' troppo rischioso avvicinarsi con la lingua al limite dentellato e tagliente, ma il pavimento che si inzacchera voluttuosamente con quella sostanza grassa non è così schizzinoso. Sacramento, ma so che , il giorno dopo, invariabilmente tutto si ripeterà...
©arz
Seguono le abluzioni, ma, prima di andare al lavoro, la tavola deve essere sparecchiata. Il cucchiaio deve essere messo nella lavastoviglie e coperchio e contenitore devono essere smaltiti. Necesse est. Regolarmente prendo il cucchiaio, ma , nel disincastrarlo, il coperchietto vola qual foglia nei primi fotogrammi di Forrest Gump. Volteggia per la cucina in slow motion e cade, maledizione, o sul tavolo o per terra dalla parte in cui alcuni residui di yogurt sono rimasti attaccati. La statistica direbbe che ci sono il 50 per cento di possibilità che cada dall'altra parte. Non succede mai. E' troppo rischioso avvicinarsi con la lingua al limite dentellato e tagliente, ma il pavimento che si inzacchera voluttuosamente con quella sostanza grassa non è così schizzinoso. Sacramento, ma so che , il giorno dopo, invariabilmente tutto si ripeterà...
©arz
Noie: il calzino spaiato.
Ti svegli e sei assonnato. Il caffè e la doccia ti hanno permesso di muoverti senza sbattere contro gli angolini spigolosi che attirano qual potente calamita il ginocchio, il polpaccio, il piede e , in particolare, l'alluce. Devi vestirti, perché andare nudo al lavoro non è consigliabile. La luce filtra dalla finestra: la moglie bofonchia. Finge di dormire, ma è sveglia ; anche se tu fossi “piuma d'ala d'angelo che si deposita lieve sulla bambagia”, lei si sveglierebbe lo stesso... Bofonchia per dire: “Perché mi hai svegliato? Perché fai tutto quel rumore?”
Prima le mutande, poi la camicia, poi i pantaloni, poi....maledizione! I calzini! Ieri, hai dovuto metterli nel cestone della biancheria, rigidi come stoccafissi. Immettibili. Ora devi cercare i calzini. Nuovi. In realtà, solo nel tempo dell'età dell'oro, quando tu stesso, gridando all'affare del secolo, hai acquistato al supermercato a prezzo scontatissimo uno stock di trenta calzini filo di Scozia, potevi contare su calzini “nuovi”. Ora, di nuovi non ne hai più. Pensavi di essere astuto! Ne hai presi solo di due colori. Nero e blu. Ma nel cassetto della biancheria si sono mischiati. Come un rigurgito ti vengono confusamente in mente i quesiti del tuo professore di Matematica, amante della statistica: se in un urna abbiamo 50 palline rosse, 20 blu e 7 nere, quante palline devo prendere per essere sicuro di averne almeno 6 nere?
Ecco ora desideri due calzini neri, ma quasi al buio il loro colore è indefinito. Non sei daltonico, ma il blu e il nero si confondono. La moglie non li raccoglie a carciofetto. Li deposita a caso due a due, ma nel cassetto, come sotto il cielo, la confusione è grande,,, Te ne freghi. Chi vuoi che se ne accorga se hai un calzino blu o uno nero? L'operazione di mettersi un calzino per chi è un po' sovrappeso è difficoltosa: equilibrio instabile, pressione sul fegato. Poi il calzino ha un dentro e un fuori che al buio è indistinguibile....Portata a termine l'operazione, ti metti le scarpe e dopo aver baciato la moglie che mugula un “'ao” che sta per “Ciao” per risparmiare sulla C, esci di casa. Appena giunto sul posto di lavoro, la prima cosa che il collega ti dice non è buongiorno... “Fico! Adesso è di moda mettersi i calzini di due colori diversi?”
Rispondo “...ulo” per risparmiare sul “vaffanc”.
©arz
Prima le mutande, poi la camicia, poi i pantaloni, poi....maledizione! I calzini! Ieri, hai dovuto metterli nel cestone della biancheria, rigidi come stoccafissi. Immettibili. Ora devi cercare i calzini. Nuovi. In realtà, solo nel tempo dell'età dell'oro, quando tu stesso, gridando all'affare del secolo, hai acquistato al supermercato a prezzo scontatissimo uno stock di trenta calzini filo di Scozia, potevi contare su calzini “nuovi”. Ora, di nuovi non ne hai più. Pensavi di essere astuto! Ne hai presi solo di due colori. Nero e blu. Ma nel cassetto della biancheria si sono mischiati. Come un rigurgito ti vengono confusamente in mente i quesiti del tuo professore di Matematica, amante della statistica: se in un urna abbiamo 50 palline rosse, 20 blu e 7 nere, quante palline devo prendere per essere sicuro di averne almeno 6 nere?
Ecco ora desideri due calzini neri, ma quasi al buio il loro colore è indefinito. Non sei daltonico, ma il blu e il nero si confondono. La moglie non li raccoglie a carciofetto. Li deposita a caso due a due, ma nel cassetto, come sotto il cielo, la confusione è grande,,, Te ne freghi. Chi vuoi che se ne accorga se hai un calzino blu o uno nero? L'operazione di mettersi un calzino per chi è un po' sovrappeso è difficoltosa: equilibrio instabile, pressione sul fegato. Poi il calzino ha un dentro e un fuori che al buio è indistinguibile....Portata a termine l'operazione, ti metti le scarpe e dopo aver baciato la moglie che mugula un “'ao” che sta per “Ciao” per risparmiare sulla C, esci di casa. Appena giunto sul posto di lavoro, la prima cosa che il collega ti dice non è buongiorno... “Fico! Adesso è di moda mettersi i calzini di due colori diversi?”
Rispondo “...ulo” per risparmiare sul “vaffanc”.
©arz
Noie: La lettiera della gatta.
La lettiera abitualmente si situa in una zona protetta della casa. La gatta per le sue faccende igieniche ama la calma. Quindi il buon padrone pone la lettiera in un angolo ben riparato, lontano da occhi indiscreti. Non in cucina possibilmente per questioni facili da capire, non in soggiorno, perché la lettiera per quanto bella non può competere con nessun mobile, anche il più economico e spartano.
Noi l'abbiamo collocata vicino ad un armadio vicino alla porta del bagno.
Vi sono diversi prodotti per la lettiera dai trucioli alla sabbia. Oggi va di moda il granulo di silicio.
Quando si pulisce la lettiera , si solleva un po' di polvere e chi si occupa dell'incombenza igienica pensa subito ad una morte triste , ma eroica come quella dei minatori che schiattavano per silicosi nelle miniere. Quando la lettiera è sporchina, la polvere di silicio penetra nei polmoni e chi , come me , è sensibile agli odori, rischia di avere un conato di vomito e pensa al grisù, agli uccellini portati in miniera per segnalare la presenza del gas.
Fin qui nulla di speciale. Spiacevole, ma accettabile. L'amore per la gatta comporta anche questo: occuparsi delle sue venefiche deiezioni e della pulizia della lettiera.
La spiacevolezza è più sottile. La mia gatta, che non si scosta dagli usi felini comuni, è molto schizzinosa e, quando lascia il proprio prodotto interno lordo nella lettiera, desidera da buon felino coprirlo per evitare che il suo odore possa essere percepito all'esterno. Non bisogna essere un etologo esperto per capire che un animale predatore non ha alcun desiderio di farsi scoprire dalla propria preda che, in tal caso, si darebbe subito alla fuga lasciandolo a bocca asciutta ( anche se il gatto domestico ormai si ciba di costosissime scatolette che non si muovono di un millimetro dalla dispensa).Nell'operazione la gatta con le zampe butta fuori regolarmente qualche granellino di silicio. Non tanti , perché , altrimenti, si provvederebbe subito alla pulizia, ma cinque o sei, minuscoli e appuntiti.
La mattina il malcapitato esce dal bagno e regolarmente col piede umido intercetta il granello che si incolla al piede. La mia sensibilità dei piedi dopo la doccia è relativa. Non ci faccio caso. Me ne accorgo quando sono vestito di tutto punto: il granellino acuminato tra piede e calza, per di più compressa dalla scarpa, ora opera la sua vendetta personale. E si fa sentire spiacevolmente come il miagolio che svela l'assassinio del protagonista de “Il gatto nero” di E.A.Poe.
©arz
Noi l'abbiamo collocata vicino ad un armadio vicino alla porta del bagno.
Vi sono diversi prodotti per la lettiera dai trucioli alla sabbia. Oggi va di moda il granulo di silicio.
Quando si pulisce la lettiera , si solleva un po' di polvere e chi si occupa dell'incombenza igienica pensa subito ad una morte triste , ma eroica come quella dei minatori che schiattavano per silicosi nelle miniere. Quando la lettiera è sporchina, la polvere di silicio penetra nei polmoni e chi , come me , è sensibile agli odori, rischia di avere un conato di vomito e pensa al grisù, agli uccellini portati in miniera per segnalare la presenza del gas.
Fin qui nulla di speciale. Spiacevole, ma accettabile. L'amore per la gatta comporta anche questo: occuparsi delle sue venefiche deiezioni e della pulizia della lettiera.
La spiacevolezza è più sottile. La mia gatta, che non si scosta dagli usi felini comuni, è molto schizzinosa e, quando lascia il proprio prodotto interno lordo nella lettiera, desidera da buon felino coprirlo per evitare che il suo odore possa essere percepito all'esterno. Non bisogna essere un etologo esperto per capire che un animale predatore non ha alcun desiderio di farsi scoprire dalla propria preda che, in tal caso, si darebbe subito alla fuga lasciandolo a bocca asciutta ( anche se il gatto domestico ormai si ciba di costosissime scatolette che non si muovono di un millimetro dalla dispensa).Nell'operazione la gatta con le zampe butta fuori regolarmente qualche granellino di silicio. Non tanti , perché , altrimenti, si provvederebbe subito alla pulizia, ma cinque o sei, minuscoli e appuntiti.
La mattina il malcapitato esce dal bagno e regolarmente col piede umido intercetta il granello che si incolla al piede. La mia sensibilità dei piedi dopo la doccia è relativa. Non ci faccio caso. Me ne accorgo quando sono vestito di tutto punto: il granellino acuminato tra piede e calza, per di più compressa dalla scarpa, ora opera la sua vendetta personale. E si fa sentire spiacevolmente come il miagolio che svela l'assassinio del protagonista de “Il gatto nero” di E.A.Poe.
©arz
Noie: Introduzione
Avete presente un libro che ha avuto un discreto successo in Italia dello scrittore Philippe Delerme “La prima sorsata di birra. E altri piaceri della vita” , edito da Frassinelli?
Si trattava di un libricino che elencava alcuni piccoli aspetti della nostra vita di tutti i giorni che ce la fanno amare.
Ecco, poiché il mio humor/umor è nero, da gran dilettante, intendo descrivere l'esatto contrario: i piccoli contrattempi , le piccole rivolte degli oggetti che rendono la nostra esistenza un percorso ad ostacoli.
Se volete farvene un'idea senza sforzo, pensate al graffio del gesso non spezzato sulla lavagna.
Lo spunto colto è quello di descrivere un enueg ( si parla di poesia provenzale, mica pispole!), più banalmente di dare forma scritta a un “Internet meme” che circola su Internet: FFFUUU, un personaggino stilizzato che si scontra con le piccole avversità della vita quotidiana.
A completare il lavoro sulle spiacevolezze, raccoglierò qua e là le testimonianze della perversione della nostra lingua e del nostro linguaggio, cartina di tornasole della perversione del nostro pensiero.
De hoc satis.
arz
Si trattava di un libricino che elencava alcuni piccoli aspetti della nostra vita di tutti i giorni che ce la fanno amare.
Ecco, poiché il mio humor/umor è nero, da gran dilettante, intendo descrivere l'esatto contrario: i piccoli contrattempi , le piccole rivolte degli oggetti che rendono la nostra esistenza un percorso ad ostacoli.
Se volete farvene un'idea senza sforzo, pensate al graffio del gesso non spezzato sulla lavagna.
Lo spunto colto è quello di descrivere un enueg ( si parla di poesia provenzale, mica pispole!), più banalmente di dare forma scritta a un “Internet meme” che circola su Internet: FFFUUU, un personaggino stilizzato che si scontra con le piccole avversità della vita quotidiana.
A completare il lavoro sulle spiacevolezze, raccoglierò qua e là le testimonianze della perversione della nostra lingua e del nostro linguaggio, cartina di tornasole della perversione del nostro pensiero.
De hoc satis.
arz
Graffi di gesso
Nato da una costola di "Impronte di china", "Graffi di gesso" raccoglie materiale mio e altrui. Si comincia...
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