Attenti al cane. A non calpestarlo, ovviamente.
Gli aspetti del reale che stridono, la rivolta degli oggetti , delle cose e della lingua... Tutto ciò che dà quell'irritante sensazione di fastidio provocata dal gesso non spezzato sulla superficie nera della lavagna della nostra esistenza. Questo blog è una costola di http://improntedichina.blogspot.com/ Il sito è presente anche su Facebook: http://www.facebook.com/ImpronteDiChinaEGraffiDiGesso.Per il microfinanziamento dell'opera: https://paypal.me/arz62
giovedì 28 febbraio 2019
Il giornalismo, il cane da guardia della democrazia.
Nello stesso articolo compare due volte. Scelta stilistica?
Attenti al cane. A non calpestarlo, ovviamente.
Attenti al cane. A non calpestarlo, ovviamente.
mercoledì 27 febbraio 2019
"Mai dire mai". La caduta del tabù dei due mandati.
Sentire Di Maio derogare, per ora limitato ai Comuni, al principio, discutibilissimo, ma fondativo del suo movimento, quello della non elegittibilità dopo due mandati, dopo,
sottolineo "dopo", una pesante sconfitta elettorale, mi
suggerisce un pensiero cattivello: il Movimento 5 Stelle è già
prossimo alla dissoluzione e l'odor di cadaverina spinge chi è
più vicino al corpo in decomposizione a trovare quanto prima delle
vie di fuga.
Dire che i due mandati non bastano per
chi si presenta alle elezioni nei Comuni significa solo, ma la mia
interpretazione è malevola, preannunciare il passaggio di molti nelle
prossime legislature, esteso il principio anche alle elezioni
politiche, nella migliore delle ipotesi al Gruppo Misto, nella
peggiore ad altro schieramento politico.
I primi ad accorgersi che la nave affonda sono i topolini vicini al Capitano.
martedì 26 febbraio 2019
"Mai dire mai". Sulle promesse di Capitan Findus e sull'arte di succhiare il sangue agli alleati.
Capitan Findus per rassicurare l'alleato, che è più suonato di un pugile dopo il KO, promette e giura che non ritornerà MAI col Centro-Destra. Oggettivamente
non gli conviene: vampirizzare il partito ora suo alleato gli conviene
sicuramente di più, tanto più che i M5S hanno leader di carta
velina. Dovesse cambiare casacca (cosa che trova assai piacevole) si troverebbe a fronteggiare
l'Immarcescibile; quest'ultimo guida un partito che, pur ridotto di dimensioni
numeriche, ha ancora qualche potere di attrazione, in particolare per
quell'elettorato moderato che, pur approvando senza proferir verbo
ciò che fa il Capitano, ama fregiarsi del titolo di “liberale” (in
realtà, è la solita borghesia imprenditoriale che non ha mai smesso
di accarezzare l'ur-fascismo italiano sia quando è can da pagliaio
sia quando incomincia a mordere sul serio).
Il Capitano afferma: “Mai con
Berlusconi”.
Scelta legittima: ha solo
fatto i conti col pallottoliere e sa che, pur contando su un 35% dei
voti virtuali, Berlusconi e alleati ne potranno portare al massimo un 15% e
governare sul filo del rasoio in parlamento non è semplice, mentre
ora la somma dei voti di Lega e Pentastellati supera abbondantemente
la maggioranza assoluta.
E la Sardegna allora? Guardate i
risultati: Solinas ha quasi il 50% dei voti (senza contare che c'è
di mezzo il Partito Sardo d'azione). Va bene per vincere le
Regionali, non per governare un Paese. C.V.D.
In realtà, Capitan Findus non attende
altro che tornare nella sua sede naturale, ovviamente in posizione di
forza. Sa, perché non è stupido, che, però, non potrà vampirizzare più
di tanto l'alleato liberale con le politiche estreme che le sono ora
care per raccogliere voti senza sbattersi più di tanto.
Drenare voti dai 5stelle, infatti, è molto più
semplice; in primis, perché gran parte del suo elettorato (ed è più
della metà del partito) è in pectore di Destra (l'espressione “non
siamo di Destra né di Sinistra”, come molti hanno compreso,
significa che è “prevalentemente” di Destra), mentre la restante
parte, minoritaria, raccoglie la protesta degli orfani della Sinistra o di chi non
ha altro da sperare e confida in qualche politica sociale che ormai
la Sinistra ha abbandonato (lotta alla disoccupazione, difesa dei più
deboli, attenzione alle aree marginali del Paese).
Usando un'immagine che non mi piace, appartenendo al linguaggio dei simpatizzanti del Capitano, per esemplificare: le zecche rosse prelevano il sangue da se
stesse, mordendosi da sole, prosciugando le proprie energie e
riducendo la loro massa corporea, le zecche verdi si attaccano e
dissanguano le altre zecche che incontrano, non facendo distinzione
di colore e confidando nella loro beotaggine.
E ingrassano, come è loro natura, in modo
parassitario. In voti e in denaro pubblico (che ritorneranno sia chiaro tra 80 anni).
arz©
arz©
lunedì 25 febbraio 2019
Open, Mentana e il nuovo giornalismo dei giovani: questioni di metodo.
Premesse: non intendo polemizzare con
Mentana perché, com'è giusto, Mentana non mi fila per nulla (e fa
bene e probabilmente mi “blasterebbe” in un nano-secondo),
ritengo l'idea di un giornale online dei giovani (c'è proprio un
limite di età per scrivere su“Open”) lodevole e, in ultimo,
penso che il dispensare consigli ai professionisti perché si ha
accesso ad una tastiera sia, in genere, un po' da sfigati e
invidiosetti per essere stati esclusi dalla mensa.
L'ultimo punto mi riguarda solo in
parte: probabilmente sono uno sfigato, ma non un invidioso.
Poi, ho un'età che prelude alla
pensione, infine, l'esame da giornalista non lo passerei neanche se
studiassi molto, non possedendone le qualità. I pasticcioni come me
tutt'al più possono imbrattare fogli e far ridere il prossimo: non
informano, ma, se gli va di lusso, dilettano.
Se sono intervenuto, dunque, nella
questione, l'ho fatto solo per spirito civico: vorrei un giornalismo
degno di questo nome. Desidererei che i “giornalisti” in Italia
si potessero vantare di esserlo, non condividendo un'etica e una
deontologia professionale lassa e di basso profilo, talvolta dettata
dalla pigrizia, più frequentemente dalla mancanza di finanziamenti
e, peggio, da finanziamenti che vogliono indirizzare la pubblica
opinione in modo subdolo. E' inutile fare gli esempi: mi avete già
capito.
L'episodio riguarda il ragazzo di
colore che in Ospedale, per un dolore, al petto, viene invitato a
morire da una voce fuori campo... ( Open )
Scrivo su FB, rivolto a Mentana:
“Partiamo
dalla premessa che gli episodi di razzismo esistono e chi lo nega ha
la benda sugli occhi, ma un giornale on line, con le giuste pretese
di fare un nuovo tipo di informazione, non deve comportarsi come un
qualsiasi utente di Internet. Anch'io, sul mio divano, posso costruire
un articolo sull'episodio (e lo faccio per mio diletto), ma non sono
un giornalista. Un giornalista, a mio modestissimo avviso, non
dovrebbe abbeverarsi solo dal pozzo delle dritte delle agenzie, tanto
meno da quello delle notizie prese qua e là da Internet. Si alza,
chiama l'interessato, va a scassare gli zebedei in Ospedale per
individuare il responsabile (che c'è ed è udibile), intervista
telefonicamente i protagonisti (e non copincolla dai profili
Facebook). Insomma, notizie
di prima mano non di seconda e di terza, vaglio della componente
soggettiva da quella oggettiva and so on.
Non ho alcun
titolo per insegnare il mestiere a chi dovrebbe già conoscere l'ABC
e quindi non continuo, proprio perché ho rispetto dei ruoli.
Le fonti, lo sappiamo, sono sempre difficili da valutare e, anche se il giornalista non è
uno storico, ha un notevole vantaggio su di lui: i testimoni sono
ancora vivi e vegeti e possono essere consultati.
Se poi il
problema è pagargli la connessione telefonica o la benzina per
recarsi sul luogo...non ne usciamo”.
arz
domenica 24 febbraio 2019
Ritorna "Pissi pissi bao bao". Cose di scuola (Severamente vietato a chi non si occupa di scuola).
Piccola osservazione oziosa e
sicuramente inutile suscitata dall'episodio di Foligno (i cui
contorni sono ancora oscuri e pertanto è bene che non si giudichi
alla leggera) e dallo stimolo offerto da una mia amica che ha vissuto
un “esperimento sociale” nella classe di sua figlia (ma era una
terza liceo, eh!).
Va molto di moda anche a scuola la
proposta di questi esperimenti per veicolare alcuni contenuti
educativi. Tutto ciò prevede, innanzi tutto, un coinvolgimento
emotivo. Cosa e buona e giusta, perché si sa che, in particolare a
una certa età, la lezione frontale ha l'unico effetto di provocare
non solo sbadigli, il che sarebbe il meno, ma, da quel che dicono
pedagoghi e psicologi, anche un impatto nullo sull'apprendimento.
L'idea, quindi, è quella di
presentare, e lo si fa anche con un pubblico adulto, un contenuto a
forte valenza emotiva (un filmato, una simulazione, un'attività le
cui ragioni si scoprano piano piano e di cui i partecipanti siano
all'inizio dell'esperimento all'oscuro) e poi attraverso la
riflessione e la discussione veicolare concetti specifici e/o
promuovere nuove sensibilità su alcune tematiche.
Il docente esperto sa, dovrebbe sapere... , come valutare l'impatto emotivo, anche se non può prevederne tutti
gli effetti: ad esempio, far vedere un filmato in cui un
tossicodipendente si droga endovena e passa la siringa al suo
compagno di sventura , ad esempio, ha sicuramente un impatto
visivo-emotivo (e non lo si presenta a ragazzini delle Medie), ma
anche in una quinta liceale ci sarà chi non reggerà l'immagine
cruda e si sentirà male.
Valutare il contenuto, insomma, non è
sempre facile e le variabili da considerare sono molte: il grado di
maturità della classe, la presenza di allievi con determinate
problematiche, l'opportunità dei contenuti, il legame con il
programma stabilito ad inizio anno e, non ultimo, la capacità di
contenere l'impatto dell'esperienza da parte del docente.
L'insegnante sa di muoversi in
una cristalleria, il che comporta sempre qualche rischio. Ma chi non
risica non rosica e tenere lontani, in particolare i ragazzi più
grandi, da alcune tematiche, per paura delle eventuali conseguenze,
lasciando che questi ultimi si informino in modo disordinato solo nel Mare magnum di Internet non va bene lo stesso. E, per fare un esempio
umoristico (e mi compete), sarebbe come delegare l'educazione
sessuale degli adolescenti alla visione di YouPorn per evitare che
qualche genitore si lamenti con voi perché avete parlato di contraccettivi
nella vostra classe.
Quel che temo, però, è , per via
indiretta, la suggestione di Internet sui docenti più giovani.
Gli “esperimenti sociali” sono
all'ordine del giorno su Facebook e alla fine del filmatino è ovvio
che molti pensino: “Che forte! Sarebbe bello farlo in classe!”
In questi casi è meglio dar retta agli
psicologi esperti: spingere troppo sul versante emotivo, quando non
si sanno gestire gli effetti, dovrebbe indurre a una notevole
prudenza. Quando c'è un rischio di destabilizzare il paziente, tra l'altro, gli psicologi sono
obbligati a far firmare il cosiddetto consenso informato.
Ammesso e non concesso che l'episodio
di Foligno sia stato un esperimento sociale, umiliare un bambino e
isolarlo dagli altri, tenendolo all'oscuro di ciò che si intende
fare, anche se il fine fosse stato quello di veicolare il concetto
che la segregazione è un male, equivale all'operazione del chirurgo
che si ostini a voler trapiantare il cuore ad un paziente senza
anestesia e con un coltello da cucina come strumento di incisione. Anche se l'operazione
riuscisse, il paziente sarebbe in qualsiasi caso morto. Capire il nesso di causalità fa parte della base obbligatoria richiesta ad un docente. Insomma non basta l'analisi grammaticale dell'insegnamento, ma è necessario approfondirne anche l'analisi logica e del periodo.
arz©
arz©
sabato 23 febbraio 2019
La "pietas" ad intermittenza. Formigoni e i poveracci.
Anch'io non godo nel vedere qualcuno in
galera, nemmeno Formigoni. Ci mancherebbe! Sono un buonista!
Ma i
cattivisti di sempre, quelli che giocavano con i cappi in Parlamento, come mai si sono in parte convertiti al melenso e vituperato buonismo?
Perché alcuni telegiornali su migliaia
di immagini presenti su Internet, invece di scegliere tra le immagini
di Formigoni al Potere, quando affermava senza vergognarsi che
l'unico giudizio che conta per lui è quello di Dio e mostrava la
faccia del peggiore degli impuniti, scelgono ora la foto sotto riprodotta
che muoverebbe a pietà anche il più duro di cuore e il forcaiolo abituale?
L'ultima domanda: perché lui, proprio
lui, quello che ha inquinato CL che era un movimento criticabile, ma
pulito, che ha creato quell'ircocervo di interessi ad excludendum
della Compagnia delle Opere, che risulta al terzo grado di giudizio colpevole, merita ora l'interesse di tutti, mentre
il tossico da tre soldi, l'extracomunitario piccolo spacciatore,
chiunque delinqua per qualsiasi ragione, ma non sfoggi camicie variopinte e non conti su amicizie altolocate, può marcire in
galera per tutta la vita (“Buttiamo via le chiavi!”) che tanto di loro non frega niente a nessuno?
Insomma, da buon buonista o falso buonista, auspico che la “pietas” sia
equamente distribuita o, se, come affermano a corrente alternata a seconda dei propri interessi i cattivisti, non c'è, perché l'è morta, logica vuole che non ci sia nessuna pietà.
Nemmeno, però, per quelli che hanno portato via
49 milioni all'erario pubblico e fino a poco tempo fa sedevano
tranquillamente e impunemente al Senato cum bulla del Capitano Ottimo Massimo. E si butti via la chiave!
Per chi ha la memoria del pesce rosso, eccovi altre foto di Formigoni imperante; simpaticissimo, vero?
"Specchio!" ovvero l'oziosa provocazione della Pravda de noantri: il razzismo dell'antirazzismo.
C'è un gioco infantile che consiste nel mettersi l'uno di fronte all'altro e imitare i gesti, le smorfie e le boccacce di chi è davanti a noi. Ad un certo punto, non si capisce chi imiti e chi sia stato imitato.
Il gioco è bello, eh, ma appartiene all'infanzia poiché, per chi non ne conosce il funzionamento, lo specchio è un oggetto meraviglioso e magico.
Il gioco è bello, eh, ma appartiene all'infanzia poiché, per chi non ne conosce il funzionamento, lo specchio è un oggetto meraviglioso e magico.
Ecco il pessimo giornalismo che contraddistingue l'informazione in Italia si comporta nello stesso modo.
C'è un clima di intolleranza e questo nessuno lo può negare.
La Sinistra cerca di dimostrare che il clima di intolleranza è incentivato dal Governo o che comunque il Governo è responsabile dell'emersione dell'intolleranza. E' una tesi che va dimostrata.
Chi è contrario a questa tesi dovrebbe dire: no, non c'è un clima di intolleranza oppure l'intolleranza c'è sempre stata, ma qualcuno sta puntando l'occhio di bue dell'informazione sul fenomeno ad arte.
No, “La Verità”, la Pravda della Destra italiana, non ci sta.
Evidentemente percepisce che l'intolleranza è in aumento. E negarlo sarebbe stupido.
Evidentemente percepisce che l'intolleranza è in aumento. E negarlo sarebbe stupido.
Potrebbe incolpare Facebook che ha dato libero sfogo agli ubriaconi da bar e ai violenti, la crisi economica (ma evidentemente non conviene tirar fuori l'argomento, quando gli alleati sono al Governo), la scuola o qualsiasi parafulmine che si utilizza in simili occasioni.
Come sto osservando da un po', non c'è solo il problema comunicativo legato alle parole, ma anche quello della logica (e, probabilmente, della sintassi).
In primis, l'espressione razzismo unita a quella di antirazzismo implica l'esistenza del concetto di “razzismo” (parola che, a mio avviso, andrebbe sempre utilizzata con le pinze: il razzismo si manifesta quando dai del “selvaggio” all'uomo di colore e utilizzi l'aggettivo per dire che ogni uomo di colore e la sua progenie manterranno fino alla fine dei tempi questa caratteristica , utilizzo ovviamente il "politically correct” per evitare di essere bloccato su FB. Non si manifesta quando gli dai dell'idiota. Idiota è termine interrazziale, mentre “selvaggio” implica la superiorità di un'etnia sull'altra. Al panettiere bianco latte puoi dare dell'idiota liberamente, si offenderà, neh!, ma difficilmente lo apostroferesti con l'aggettivo “selvaggio”. L'argomento è più complesso, ma sto semplificando e, come sapete, sono un umorista, non un sociologo).
In primis, l'espressione razzismo unita a quella di antirazzismo implica l'esistenza del concetto di “razzismo” (parola che, a mio avviso, andrebbe sempre utilizzata con le pinze: il razzismo si manifesta quando dai del “selvaggio” all'uomo di colore e utilizzi l'aggettivo per dire che ogni uomo di colore e la sua progenie manterranno fino alla fine dei tempi questa caratteristica , utilizzo ovviamente il "politically correct” per evitare di essere bloccato su FB. Non si manifesta quando gli dai dell'idiota. Idiota è termine interrazziale, mentre “selvaggio” implica la superiorità di un'etnia sull'altra. Al panettiere bianco latte puoi dare dell'idiota liberamente, si offenderà, neh!, ma difficilmente lo apostroferesti con l'aggettivo “selvaggio”. L'argomento è più complesso, ma sto semplificando e, come sapete, sono un umorista, non un sociologo).
Quindi, seguendo la logica, solo la logica, l'”antirazzismo”, essendo razzista, avrebbe individuato nei “razzisti” caratteristiche tali da farne un'etnia distinta. Non solo, se sono “razzisti” gli antirazzisti questi ultimi evidentemente pensano che tu nasca “razzista” e che tu possa trasmettere il “razzismo” per via genetica ai tuoi figlioli.
Purtroppo, queste idee non appartengono alle basi del pensiero di Sinistra (andatevi a leggere o a rileggere Bobbio).
I“sinistri”, come li chiamano per sbeffeggiarli , credono l'esatto contrario: che razzisti si diventi e che ogni caratteristica morale e intellettuale non si trasmetta di padre in figlio, ma sia condizionata dall'ambiente. Magari si sbagliano, e l'uomo è proprio un legno storto che non si può raddrizzare, ma da lì partono i loro ragionamenti.
Spero di aver confuso un po' le idee al lettore per mettere in chiaro che il gioco dello "Specchio" appartiene all'infanzia e fa il paio con la bellissima espressione "Chi lo dice sa di esserlo!" o quell'altra "Gallina che canta ha fatto l'uovo!", generalmente rivolta al compagnuccio che dice: "Chi ha scoreggiato?"
Praticare simili giochetti da piccini va bene, ma utilizzarli quando si è grandicelli, pur con la voce fessa, e ci si vanta di appartenere all'Ordine dei giornalisti, no.
lunedì 18 febbraio 2019
Comma 22, Grillo e i Pentastellati al bivio. La Sinistra al Trivio: o imitare i suoi avversari o far finta di nulla o recuperare i propri valori.
Grillo si permette di prendere in giro
i grillini. Ci sta: la votazione per il rinvio a giudizio o meno di
Salvini per via telematica è veramente un Comma 22 (per chi non lo
sapesse, non perché ignorante, ma perché il libro ha avuto un certo
successo come libro antimilitarista negli anni Sessanta e poi è
stato più citato che letto, il Comma 22 recita: “Chi
è pazzo può chiedere di essere esentato dalle missioni di volo, ma
chi chiede di essere esentato dalle missioni di volo non è pazzo»,
insomma, un bel paradosso per mettere nel sacco chi cerca di
sfangarsela in Caserma): lo è per più aspetti, per come è stato
formulato il quesito, per il fatto di mettere in un cul
de sac
i pentastellati, per la pilatesca chiamata in correo dei militanti,
quando chi dirige le manovre non sa che pesci pigliare.
Ma
non è questo il punto, per quanto mi riguarda: che il Movimento 5
Stelle abbia la vocazione dei lemming (ma forse è leggenda) è affar
suo; ho già provveduto a dispensare consigli, ma non mi danno retta
(li ho dati a tutti, ma il mio conto Paypal è sempre a zero ;-)).
Il
Comma 22 riguarda, però, a mio avviso, anche la Sinistra e la sua
Storia che è, per chi la conosce, gloriosa (permette, ad
esempio, a Leghisti e Pentastellati di contare qualcosa).
La
Sinistra, in Italia, da sempre, si è battuta per far votare tutti.
Tutti
tutti (tranne i minorenni, d'accordo). Anche gli analfabeti. Ecco il
punto.
Vedo
che sta correndo per la schiena della Sinistra un brivido: perché
far votare gli analfabeti funzionali? Non vedete che votano “a
cazzum” e per di più coloro che li stanno danneggiando?
Come
ho sempre scritto, questo modo di ragionare non li/ci porta lontano;
anzi, denota una forma di pigrizia che alimenta l'idea, non del tutto
campata in aria dopo l'esperienza renziana, che chi è di Sinistra
sia una carogna elitaria che auspica un'oligarchia che si
disinteressa dei più per curare i propri interessi.
No
no: il diritto di voto, persino quello telematico, spetta a tutti e
spetta a chi pensa di aver maggior consapevolezza (e qualche volta
sbaglia, sia chiaro) convincere gli altri della bontà delle proprie
ragioni.
Necesse
est sporcarsi le mani nelle piazze e nei Social, dove i mestatori
mestano volentieri alla grande, ma non per mestar meglio, ma per
rendere evidente la manipolazione.
Se
la Sinistra non crede più nel potere della parola, però, ha perso
sul serio: credere solo alla potenza del Medium senza pensare al potere della comunicazione e in particolare della parola vuol dire
aver perso del tutto il bandolo della matassa.
La
Sinistra insista: più scuola, più libri, più studio. Non solo a
parole, eh! E anche più merito (quello che tutti riconoscono, non
solo pochi burocrati), temperato dalla capacità di sostenere chi non
ce la fa, più solidarietà, più attenzione al lavoro e in
particolare a chi non ce l'ha, più attenzione ai deboli di tutte le
risme. Più democrazia, più scelte condivise. Se serve, si favorisca anche il televoto e non solo quando si è sicuri di vincere ( e, nel
caso fortuito si perdesse, dare la colpa a qualcun altro, come sembra
venga facile ai nuovi fautori della Democrazia Diretta).
E
quando il voto non è neanche televoto, ma è voto voto, se si perde,
levarsi dalle palle. Sul serio. E se il personaggino non se ne va,
ricordo il solito aneddoto di Petrolini che, avendo ricevuto dei
fischi, si rivolse al pubblico, dicendo: “Io
nun ce l'ho cò te ma cò quelli che te stanno vicino e nun t'hanno
buttato de sotto”. Non
sono stato chiaro? Be', allora anche voi siete analfabeti funzionali
;-)
giovedì 14 febbraio 2019
Leggere tra le righe le scelte della Lega: dalle Gabbie salariali alle gabbie vere e proprie. Piccoli passi verso la criminalizzazione dell'opposizione intellettuale.
Le notizie arrivano a spizzichi e
bocconi. E fintanto che le bocce sono in movimento sarebbe opportuno
non esporsi molto. Non perché sia pericoloso schierarsi, ma perché
è facile prendere lucciole per lanterne.
Fatta la premessa d'obbligo di chi
potrebbe andare a caccia di farfalle virtuali, ecco ciò che giunge
da fonti giornalistiche: la "regionalizzazione" di tre regioni del Nord
è cosa fatta.
Si prenderanno parte del gettito
fiscale, e gestire il denaro “proprio”, secondo la prospettiva
federalista, è cosa buona e giusta.
Muore, è il caso di dirlo, la
prospettiva solidaristica ossia la distribuzione del denaro dalle
regioni più ricche a quelle più in difficoltà.
Il M5s che ha pescato nel malcontento
meridionale tace. E chi tace acconsente. Evidentemente godono a farsi
vampirizzare dal Gattone del Cheshire che se la ride sotto i baffi:
l'obiettivo della Lega Nord è stato raggiunto di nascosto, anche se
lo slogan della Lega senza il Nord: “Prima gli italiani” andrebbe corretto
con l'indicazione delle regioni che vengono prima di altre.
Come per i
maiali della “Fattoria degli animali”, le leggi valgono per
qualcuno per altri no, quando si tratta di letti, ma in particolare quando si tratta di cibo.
Ovviamente la notizia è relegata nelle
pagine interne dei giornali cartacei e in carattere più piccolo
nelle edizioni on line.
Siccome però ci sono numerosi
meridionali che lavorano e vivono al Nord, bisognerà rendere l'offa
gradevole per tutte le mandibole: si prospetta una retribuzione
regionale maggiorata senza distinzione tra docenti del Nord e del Sud (varrà solo per Veneto, Lombardia e Emilia
Romagna) di 200 euro per gli insegnanti (così come avviene nel
Trentino-Alto Adige che è regione autonoma).
So che molti miei colleghi, del Nord e
del Sud, gongoleranno: vivere oggi con lo stipendio statale al Nord
significa far la vita del protagonista di “Breaking Bad” ossia
fare il docente di chimica e poi lavorare in autolavaggio per
arrotondare (quando avrà problemi di salute, il mite prof deciderà
di darsi al traffico di droga).
Duecento euro in più potranno evitare
agli insegnanti di diventare spacciatori di droga? Più probabilmente
smetteranno di arrotondare all'autolavaggio, ma tant'è.
Chi mi conosce sa che, nonostante sia
di stirpe orobica da generazioni, vivo come un marziano lo spirito
dei tempi. E ovviamente sono contrario a retribuzioni diverse per
mansioni che sono uguali (ammetto solo lo svantaggio climatico, ma
non posso pretendere uno stipendio maggiorato perché a Bergamo non
c'è il sole e non c'è il mare...)
Poiché sono sempre in posizione
minoritaria, so che pochi dei miei compagnucci di lavoro saranno
d'accordo con me. Non gliene faccio una colpa.
Ma c'è di peggio nella proposta (e non
è la prima volta che succede per iniziativa della Lega).
Poiché lo scopo non è solo dividere
il Nord dal Sud, ma anche rendere evidente a tutti chi è favorevole
e chi è contrario alle politiche del Partito autoproclamatosi maggioranza nazionale ci sarà la possibilità
per chi lo vorrà di rinunciare al bonus regionale.
Ed è qui che si evidenzia il veleno
della proposta: chi lo farà, e lo farà evidentemente perché in
disaccordo con le scelte regionali, sarà chiaramente identificato
come oppositore politico, come un corpo estraneo, il cancro di un
corpo sano.
E fianco a fianco a fare lo stesso lavoro ci saranno
nella stessa scuola due insegnanti: uno che guadagnerà un po' di più
perché fedele alle scelte del partito politico dominante e l'altro,
identificabile dal cedolino che renderà evidente la sua scelta di non aderire alla scuola regionalizzata, sarà lo sporco oppositore, il
pericoloso intellettuale che sarà bene guardare a vista. Sarà il solito sporco Statale.
Dalle Gabbie salariali alle Gabbie vere
e proprie il passo è breve.
P.S. Vuoi vedere che sto diventando complottista anch'io? ;-)
P.S. Vuoi vedere che sto diventando complottista anch'io? ;-)
Etichette:
gabbie,
Gabbie salariali,
Greaking Bad,
Lega,
Lega Nord,
M5s,
Nord,
scuola,
Sud
domenica 10 febbraio 2019
Il populismo che si guarda allo specchio e non si vede.
Per inquinare i pozzi hanno dovuto
inquinare il linguaggio.
Si è partiti con i “fascisti rossi”,
perché dar dei “Comunisti” agli avversari politici non sembrava abbastanza
offensivo: molti di loro ne erano fieri.
Spesso (ma non sempre: c'erano anche i fuoriusciti che si sentivano traditi dal PCI ed erano antifascisti) l'epiteto veniva utilizzato da chi aveva qualche simpatia per il fascismo delle “cose buone”
e magari aveva collocato il busto del Mascellone in salotto.
Perché l'offesa non era nella parola
“fascisti”, ma nell'aggettivo “rossi”. Ma quale offesa
maggiore per un “rosso” che essere definito “fascista”?
Ora Belpietro usa il termine
“collaborazionisti”. Sappiamo tutti chi fossero i
“collaborazionisti”.
Ora il direttore de "La verità" onora del titolo coloro che
appoggiano Adolf Hitler Macron, non coloro che hanno
soffiato e soffiano sul malcontento per favorire l'estremismo di
Destra xenofobo, negazionista e paranazista.
Insomma , è la solita abitudine di
coloro che appartengono ai movimenti populisti di attribuire agli
altri i propri difetti strutturali (dove l'ho letto? Barthes? Eco?)
Pierre Poujade non è mai morto.
Un altro semplice esempio?
“Razzisti all'incontrario”, rivolto
dai razzisti DOC agli antirazzisti per sottolineare una presunta
discriminazione nei confronti dei bianchi.
De hoc satis, populisti comunisti statalisti! ;-)
arz©
sabato 9 febbraio 2019
Sesso orale alla scuola elementare? Neanche quello scritto, perdinci!
La notiziola è questa:
Sesso orale alla scuola elementare
Parlare di sesso a scuola non è mai
stato facile. Nelle scuole Medie e Primarie, infatti, per annacquare
la nitroglicerina, ma non per renderla stabile, si parla di
“Educazione affettiva e sessuale”.
Da quando si parla di sessualità a
scuola, c'è sempre stato il genitore che alza il ditino, dicendo: “Chi
siete voi per parlare di queste cose? Ghe pensi mì!” Si chiama con
il bel nome di “libertà educativa”.
La teoria gender che, secondo
alcune frange del mondo cattolico, vorrebbe conquistare il Mondo per
trasformarci tutti in transessuali, è una bufala di prima forza e fa
il paio con le teorie complottiste che vanno tanto di moda.
Non meraviglia, dunque, che il
neofascismo nostrano approfitti della ghiotta occasione per conquistare un po' di visibilità.
Ecco, però, facciamo così: a scuola
non si parlerà più di sessualità, neanche delle cicogne e dei
cavoli. Le api siano bandite dagli abbecedari e si abolisca il neutro
nell'insegnamento delle declinazioni del Latino.
Poi, però, chi propone questo nuovo
oscurantismo, a tempo debito, sia lasciato nelle mani dei genitori
delle neomamme adolescenti, delle fanciulle squartate dalle mammane e
dei sempre più numerosi ragazzi colpiti dalle malattie a
trasmissione sessuale (si vadano ad informare sul fenomeno in Ospedale, please!)
Loro vogliono il Nuovo Medioevo, io voglio il ritorno degli
spettacoli circensi dell'antica Roma... ;-)
arz©
arz©
giovedì 7 febbraio 2019
Diplomazia gialloverde.
Prima sputano negli occhi ai Francesi
(quelli che sono peggio di noi per quanto riguarda l'accoglienza,
quelli che non sanno che cosa sia il bidet, quelli che accolgono i
terroristi, quelli che sfruttano l'Africa e sono i promotori
dell'emigrazione in Italia, quelli che mettono la baguette sotto
l'ascella, quelli che si appattano con la Germania per metterci in un
angolo etc...: e giustappongo stereotipi e giudizi opinabili a bella posta, per mettere in evidenza che la confusione
regna sovrana nelle accuse ai nostri vicini di casa, nel buio sotto vuoto spinto dei cervelli di chi si esprime senza il filtro della buona educazione e di chi non si accorge così che di notte tutti i gatti sono bigi) e poi, quando indignati, questi
ultimi richiamano il loro ambasciatore, si sbracciano per dire che ci sono
antichi legami con loro e, suvvia, mai e poi mai si intendeva
offenderli, eh, perdinci, quanta mancanza di umorismo!
Ricorro al solito esempio: cosa pensare
di vicini che entrano a casa vostra , si tolgono i calzini, si
piazzano sul vostro divano, spandendo le patatine come capperi sulla pizza sul vostro tappeto, fanno apprezzamenti non gradevoli non solo sul
vostro arredamento, definendolo Kitch, ma anche su vostra moglie, vi accusano di essere
negligenti nella pulizia della vostra casa e di voi stessi e, poco dopo, a
fronte della vostra faccia storta, si rivolgono a voi con un : “Ma
non siamo amici? Non volevamo mica offendervi...” e, quando li mettete alla porta, si rivolgono a voi, offesi: " Eh, ma quanto siete permalosi!"?
arz©
arz©
martedì 5 febbraio 2019
Il confine di cartone tra pubblico e privato ai tempi di Facebook. Sul contare fino a 10 prima di condannare a morte chicchessia.
Amabilmente conversando con un'amica (reale e non virtuale) su Facebook e di Facebook in merito alle condanne a morte istantanee dopo fatti di cronaca cruenti e all'abitudine di ergersi a giudici con facilità nello spazio pubblico internettiano:
"[...] La penso anch'io così, sebbene qualche volta cada anch'io nel trappolone. Per fare un paragone (che elude un po' le tue condivisibilissime considerazioni sull'oralità) un po' bislacco, ma non più di tanto, la scrittura su FB è, nella fase della produzione, assimilabile a quella diaristica: scrivo per me e per me solo, per cui quello che scriverò potrà essere “forte” e pesantissimo, potrò permettermi giudizi trancianti e augurare a chicchessia la malamorte e il vermocane. Purtroppo, la scrittura su FB e in genere su Internet è destinata a una condivisione del pensiero nella dimensione pubblica (con contraddittorio annesso).
E ciò che scrivi per te non funziona più allo stesso modo, poiché affidi il lucchetto che sigilla il tuo diario personale a tutti.
Come molti hanno già osservato è questo trasparente confine tra dimensione privata e dimensione pubblica che non viene colto da molti utenti di FB (vedi i casi di licenziamento perché il dipendente che si è espresso in modo scorretto nei confronti dell'azienda per cui lavora: la frustrazione privata che diventa pubblica).
E' lo stesso fenomeno che, a mio avviso, nella vita quotidiana, fa sì che molti confondano ciò che si può pensare con ciò che si può dire nel nome dell'autenticità e della trasparenza.
Insomma, so di essere impopolare o peggio considerato piccolo borghese (wow!), ma un po' di sana “ipocrisia” (un tempo si sarebbe chiamata semplicemente educazione) andrebbe insegnata nelle famiglie non solo per quanto attiene ai comportamenti, ma anche alle parole.
Semplificando, ma non banalizzando: se il bimbo ha tanta voglia di dare un cazzotto al compagno, il genitore accorto dovrà fargli capire che il passaggio all'atto non sarà positivo perché lo riporterà all'istinto primitivo e bestiale dell'Uomo (e lo rassicurerà che l'istinto non è “cattivo”, ma va solo controllato), se il bimbo vorrà mandare a quel paese la maestra, si trattenga: mandarla “affanculo” non renderà il bimbo più grande e assertivo, né più “sincero” e trasparente nei suoi sentimenti, lo renderà solo più sgradevole.
All'utente di FB si potrà allora chiedere che a fronte di qualsiasi fatto sarà sempre lecito porsi delle domande, ma ergersi a giudici o peggio a boia autorizzati a qualsiasi pratica di morte non sarà segno di grande maturità, ma di faciloneria spicciola, di Tribunale dell'Inquisizione al Bar Sport tra un Bitter e un Aperol.
D'accordo, non è logico passare per tutti i gradi di Giudizio per esprimere la propria idea, ma lasciare almeno il tempo di far sedimentare gli istinti primordiali, quelli che portano al linciaggio, nel caso specifico quello mediatico, è d'obbligo.
Insomma, ecologia della mente e delle parole.
A casa, a scuola e su FB.
arz©
"[...] La penso anch'io così, sebbene qualche volta cada anch'io nel trappolone. Per fare un paragone (che elude un po' le tue condivisibilissime considerazioni sull'oralità) un po' bislacco, ma non più di tanto, la scrittura su FB è, nella fase della produzione, assimilabile a quella diaristica: scrivo per me e per me solo, per cui quello che scriverò potrà essere “forte” e pesantissimo, potrò permettermi giudizi trancianti e augurare a chicchessia la malamorte e il vermocane. Purtroppo, la scrittura su FB e in genere su Internet è destinata a una condivisione del pensiero nella dimensione pubblica (con contraddittorio annesso).
E ciò che scrivi per te non funziona più allo stesso modo, poiché affidi il lucchetto che sigilla il tuo diario personale a tutti.
Come molti hanno già osservato è questo trasparente confine tra dimensione privata e dimensione pubblica che non viene colto da molti utenti di FB (vedi i casi di licenziamento perché il dipendente che si è espresso in modo scorretto nei confronti dell'azienda per cui lavora: la frustrazione privata che diventa pubblica).
E' lo stesso fenomeno che, a mio avviso, nella vita quotidiana, fa sì che molti confondano ciò che si può pensare con ciò che si può dire nel nome dell'autenticità e della trasparenza.
Insomma, so di essere impopolare o peggio considerato piccolo borghese (wow!), ma un po' di sana “ipocrisia” (un tempo si sarebbe chiamata semplicemente educazione) andrebbe insegnata nelle famiglie non solo per quanto attiene ai comportamenti, ma anche alle parole.
Semplificando, ma non banalizzando: se il bimbo ha tanta voglia di dare un cazzotto al compagno, il genitore accorto dovrà fargli capire che il passaggio all'atto non sarà positivo perché lo riporterà all'istinto primitivo e bestiale dell'Uomo (e lo rassicurerà che l'istinto non è “cattivo”, ma va solo controllato), se il bimbo vorrà mandare a quel paese la maestra, si trattenga: mandarla “affanculo” non renderà il bimbo più grande e assertivo, né più “sincero” e trasparente nei suoi sentimenti, lo renderà solo più sgradevole.
All'utente di FB si potrà allora chiedere che a fronte di qualsiasi fatto sarà sempre lecito porsi delle domande, ma ergersi a giudici o peggio a boia autorizzati a qualsiasi pratica di morte non sarà segno di grande maturità, ma di faciloneria spicciola, di Tribunale dell'Inquisizione al Bar Sport tra un Bitter e un Aperol.
D'accordo, non è logico passare per tutti i gradi di Giudizio per esprimere la propria idea, ma lasciare almeno il tempo di far sedimentare gli istinti primordiali, quelli che portano al linciaggio, nel caso specifico quello mediatico, è d'obbligo.
Insomma, ecologia della mente e delle parole.
A casa, a scuola e su FB.
arz©
domenica 3 febbraio 2019
"L'ottimismo è il sapore della vita!" sive i cultori delle magnifiche sorti progressive nel secol superbo e sciocco.
L'ottimismo è una bella cosa: essere
ottimisti ti sprona a fare meglio (e lo dice uno che ha l'umor/huomor nero in corpo).
Essere ottimisti, però, sapendo che le
conseguenze del nostro agire non ricadono su noi stessi (che, spesso,
abbiamo una condizione di relativo privilegio), ma su chi non ha
nessun paracadute nel caso di crisi non è solo vuota beotaggine, ma
crudeltà.
Insomma, gli appartenenti dell'attuale
classe politica che si dichiarano ottimisti ed entusiasti per le
magnifiche sorti progressive, nonostante i numerosi scricchiolii
dell'edificio, mi ricordano tanto i venditori di elisir di lunga vita
che, nella miglior delle ipotesi, contano in cuor loro sull'effetto
placebo dell'intruglio.
Solo un consiglio a chi comanda: pacato ottimismo o
temperato pessimismo, perché l'icona più significativa e tragica
nel contempo di questi nostri tempi confusi non sia la faccia
raggiante di un giovane che festeggia la “fine della povertà”
senza neanche provare a ridere di se stesso.
arz©
arz©
venerdì 1 febbraio 2019
Capitan Findus, proseguimento di una banale analisi linguistica: l'effetto blur spargimerda.
Mi scuso per il titolo del post, ma,
quando ci vuole, ci vuole.
Sto cercando, non nel ruolo di fine
docente di linguistica (non lo sono), ma di sfaccendato umorista
(obbligato agli arresti domiciliari per ragioni di salute), di
dipanare quei nodi del linguaggio che, quando si ingroppano, tendono
i denti del pettine e i nervi del sottoscritto.
Per dipanar lo gliuommero ci vuol
pazienza; e in questo momento, in quanto paziente, ne ho, per la
prima volta in vita mia, a iosa.
Che cosa non va nel linguaggio del
nostro Capitano? Nulla dal punto di vista dell'efficacia, molto dal
punto di vista etico-morale, specialmente sugli effetti a lungo
termine nel pensiero delle persone comuni.
Insomma, Salvini, come altri politici
(non è l'unico), non sta contribuendo all'ecologia della mente e del
linguaggio, ma, buttando spazzatura nella testa delle casalinghe di
Voghera, si dimostra un Capitano poco attento al bene del suo
equipaggio e dei suoi passeggeri.
In uno degli ultimi discorsi, prima
dell'invocazione dell'immunità parlamentare, quando il tono era
“duro e puro”, dopo aver parlato di “barche, barchini e
barconi” (v. il post precedente), il discorso continuava così: “
[...]di scafisti, trafficanti , mafiosi o amici di tizio o ONG
olandesi o tedesche in Italia non sbarcano nessuno. Sì, sì, sì. Lo
rivendico, lo confesso, lo ammetto: ho bloccato la procedura di
sbarco dei migranti. [...]”
Oltre all'uso finale della ripetizione
e del climax che ho già sottolineato (tra l'altro la voce del triplo “Sì”,
se avrete accesso al filmato, ha connotazioni veramente infantili, e leggermente inquietanti...e
non è un caso a mio avviso),
quel che mi interessa è la parte iniziale.
Lasciamo perdere l'anacoluto ("non
sbarcano nessuno") che ci sta nella foga dell'oratore intento a
leggere e sottolineare con l'evidenziatore giallo le parti del
documento del Tribunale di Catania, ma veramente irritante è
l'accostamento per asindeto di persone che hanno obiettivi del tutto
diversi e che sono accomunate solo dal fatto che si occupano di
migrazione.
Accostare mafiosi e ONG, al di là
delle considerazioni critiche che si possono legittimamente porre sul
loro operato, è a tutti gli effetti una vigliaccata della peggior
specie.
Criminalizzare “Medici senza
frontiere”, “Emergency” ed altre ONG (ovviamente “straniere”
per statuto, anche se le loro sedi sono in Italia) e relegarle nel
linguaggio rivolto al proprio elettorato nel campo semantico
dell'illegalità è un'operazione spargimerda che inquina in
profondità i pozzi della comunicazione politica.
L'effetto è quello delle foto per gli
sposi, al contrario: sapete quell'alone che con Photoshop nasconde i
difetti e conferisce alla fotografia effetti da sogno romantico?
Ecco, l'effetto blur spargimerda di
Salvini ha l'effetto opposto, conferendo all'immagine della realtà
un connotato da incubo, dove il più “buonista” dei buoni su
questo atomo di male che è il Mondo è disposto a uccidere la
propria madre e a buttarla nel pozzo, dove i buoni non esistono: esistono solo i buonisti e/o i falsi buonisti.
Poi ci sono loro: i falsi falsi
buonisti, se volete perdere il filo del gomitolo e del buon senso e
immergervi nella Babele del linguaggio politico di questi giorni.
arz©
Iscriviti a:
Post (Atom)