lunedì 25 febbraio 2019

Open, Mentana e il nuovo giornalismo dei giovani: questioni di metodo.


Premesse: non intendo polemizzare con Mentana perché, com'è giusto, Mentana non mi fila per nulla (e fa bene e probabilmente mi “blasterebbe” in un nano-secondo), ritengo l'idea di un giornale online dei giovani (c'è proprio un limite di età per scrivere su“Open”) lodevole e, in ultimo, penso che il dispensare consigli ai professionisti perché si ha accesso ad una tastiera sia, in genere, un po' da sfigati e invidiosetti per essere stati esclusi dalla mensa.
L'ultimo punto mi riguarda solo in parte: probabilmente sono uno sfigato, ma non un invidioso.
Poi, ho un'età che prelude alla pensione, infine, l'esame da giornalista non lo passerei neanche se studiassi molto, non possedendone le qualità. I pasticcioni come me tutt'al più possono imbrattare fogli e far ridere il prossimo: non informano, ma, se gli va di lusso, dilettano.
Se sono intervenuto, dunque, nella questione, l'ho fatto solo per spirito civico: vorrei un giornalismo degno di questo nome. Desidererei che i “giornalisti” in Italia si potessero vantare di esserlo, non condividendo un'etica e una deontologia professionale lassa e di basso profilo, talvolta dettata dalla pigrizia, più frequentemente dalla mancanza di finanziamenti e, peggio, da finanziamenti che vogliono indirizzare la pubblica opinione in modo subdolo. E' inutile fare gli esempi: mi avete già capito.

L'episodio riguarda il ragazzo di colore che in Ospedale, per un dolore, al petto, viene invitato a morire da una voce fuori campo... ( Open )

Scrivo su FB, rivolto a Mentana:


Partiamo dalla premessa che gli episodi di razzismo esistono e chi lo nega ha la benda sugli occhi, ma un giornale on line, con le giuste pretese di fare un nuovo tipo di informazione, non deve comportarsi come un qualsiasi utente di Internet. Anch'io, sul mio divano, posso costruire un articolo sull'episodio (e lo faccio per mio diletto), ma non sono un giornalista. Un giornalista, a mio modestissimo avviso, non dovrebbe abbeverarsi solo dal pozzo delle dritte delle agenzie, tanto meno da quello delle notizie prese qua e là da Internet. Si alza, chiama l'interessato, va a scassare gli zebedei in Ospedale per individuare il responsabile (che c'è ed è udibile), intervista telefonicamente i protagonisti (e non copincolla dai profili Facebook). Insomma, notizie di prima mano non di seconda e di terza, vaglio della componente soggettiva da quella oggettiva and so on.
Non ho alcun titolo per insegnare il mestiere a chi dovrebbe già conoscere l'ABC e quindi non continuo, proprio perché ho rispetto dei ruoli.
Le fonti, lo sappiamo, sono sempre difficili da valutare e, anche se il giornalista non è uno storico, ha un notevole vantaggio su di lui: i testimoni sono ancora vivi e vegeti e possono essere consultati.
Se poi il problema è pagargli la connessione telefonica o la benzina per recarsi sul luogo...non ne usciamo”.

arz

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