L'ottimismo è una bella cosa: essere
ottimisti ti sprona a fare meglio (e lo dice uno che ha l'umor/huomor nero in corpo).
Essere ottimisti, però, sapendo che le
conseguenze del nostro agire non ricadono su noi stessi (che, spesso,
abbiamo una condizione di relativo privilegio), ma su chi non ha
nessun paracadute nel caso di crisi non è solo vuota beotaggine, ma
crudeltà.
Insomma, gli appartenenti dell'attuale
classe politica che si dichiarano ottimisti ed entusiasti per le
magnifiche sorti progressive, nonostante i numerosi scricchiolii
dell'edificio, mi ricordano tanto i venditori di elisir di lunga vita
che, nella miglior delle ipotesi, contano in cuor loro sull'effetto
placebo dell'intruglio.
Solo un consiglio a chi comanda: pacato ottimismo o
temperato pessimismo, perché l'icona più significativa e tragica
nel contempo di questi nostri tempi confusi non sia la faccia
raggiante di un giovane che festeggia la “fine della povertà”
senza neanche provare a ridere di se stesso.
arz©
arz©
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