Be', prima o poi sarebbe successo. C'è
un post di Luca Morisi che ritrae Capitan Findus con un mitragliatore
in mano. Il commento è questo: “Vi siete accorti che fanno di
tutto per gettare fango sulla Lega? […] Ma noi siamo armati e
dotati di elmetto! Avanti tutta, Buona Pasqua!”
Lasciamo perdere la delicatezza di
pubblicare immagini con delle armi nella giornata di Pasqua e di
prospettare di togliere del fango con un mitra (che equivale a
mangiare il brodo con la forchetta...non ci fai mica una bella
figura!), quel che conta è lo sdoganamento di un'immagine di guerra
e di un linguaggio che la rappresenti.
Il linguaggio della politica, non è
una novità, talvolta attinge dal linguaggio della guerra. Lo fa
anche il linquaggio amoroso senza scandalo (“Ti conquisterò, mia
bella!”).
Capitan Findus e il suo spin doctor
sanno che il linguaggio della guerra e il culto delle armi hanno
molti estimatori. Perlopiù ora a destra (ma storicamente anche la
Sinistra degli anni Settanta aveva una certa venerazione per la P-38,
do you remember?), tra le fasce del neofascismo machista e forzuto e
tra gli appasionati di armi, cacciatori e sportivi, che non sono
etichettabili politicamente.
Il culto delle armi va bene, comunque,
a tredici anni, quando si diventa più grandi, però, per un verso o
per l'altro, dovrebbe indurre, perlomeno, a qualche analisi del
profondo.
Perché un'arma mi fa star meglio?
Perché un'arma completa la mia personalità? Perché un'arma mi
rappresenta?
Ma al di là della questione armi,
perché devo evocare, anche solo attraverso il linguaggio, una guerra che non c'è?
Sappiamo che Morisi non è uno
sprovveduto. Sa che ogni affermazione di tal fatta non solo fa
arrabbiare l'elettorato avverso (e più si incazza e più fa da cassa
di risonanza, tutto grasso che cola), ma apre anche una breccia tra gli indecisi.
E la zona grigia, da che mondo e mondo,
anche se appartiene alla schiera degli ignavi, ha una certa
predisposizione per le soluzione spicce, per gli uomini risoluti e
per chiuderla lì nel minor tempo possibile. E le armi servono a
questo, a chiudere le questioni prima che i nodi vengano al pettine.
Bisogna, infatti, fare presto prima che il PIL crolli, prima che la
politica economica dei gialloverdi naufraghi contro l'iceberg
dell'IVA che cresce e dell'impoverimento di gran parte degli
Italiani. Chiudiamola lì. Pum! Pum! Siamo in guerra.
Non parliamo di politica, eh?
Il nemico
ci ascolta.
Figuriamoci se possiamo permetterci di
parlare di economia! Roba da radical chic e da fighetti!
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