Il Ministro degli Interni comunica che
non parteciperà alle manifestazioni del 25 aprile perché si dice
disinteressato al “derby fascisti-comunisti”.
Ho già indicato nel linguaggio dei
politici la tendenza all'infantilizzazione: per far arrivare il
proprio messaggio è necessario renderlo semplice attraverso la
premasticazione.
Il concetto di base è, Berlusconi
docet, quello che l'uomo politico parla a bambini di 11 anni non
particolarmente svegli e deve adeguare il proprio linguaggio al loro
livello.
Nel caso specifico, c'è di peggio: c'è
la banalizzazione.
La semplificazione può essere
fastidiosa e manipolatoria, ma la banalizzazione è distorsiva e
falsificatrice.
Anche i fascisti, a mio avviso,
dovrebbero offendersi, e molto, per l'infelice espressione di Capitan
Findus.
Lo scontro, la guerra civile tra partigiani (di ogni colore,
ricordiamocelo; non solo comunisti, ma monarchici, cattolici,
liberali, socialisti etc...) e fascisti è stata una tragedia
nazionale, non una partita di calcio da godersi con il pop corn in
mano.
Smarcarsi dal 25 aprile non è, come
sembra, una forma di equidistanza.
Significa relegare il 25 aprile
a manifestazione di parte e non come punto di partenza per
la nuova democrazia, quella che permette, persino a chi sta palesemente calpestando la Costituzione su cui ha giurato, di essere nominato
Ministro.
(E lasciamo perdere che cosa se ne
faceva il nostro Capitano della bandiera nazionale fino a poco tempo
fa, aggiungendo una nuova striscia al verde, bianco e rosso! Ricordo al Sovranista dell'ultima ora l'articolo
12 della Costituzione, eh!, quella scritta dai Comunisti!)
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