Non vorrei creare qualche problema al
lieto fluire degli eventi, ma, poiché la notizia non è stata messa a
mio avviso in sufficiente risalto, sono costretto ad utilizzare
l'evidenziatore viola.
Il fatto che il Ministro degli Interni
, preso atto che la questione sul caso Cucchi non stesse nei termini
che fino a poco tempo fa riteneva indiscutibili, abbia cambiato
opinione mi fa solo piacere, sia chiaro. Anzi, è segno che la
consapevolezza è superiore al furore ideologico. E' una buona
notizia (anzi ottima).
Me ne compiaccio non perché, come i
maliziosi insinueranno, il vaso di Pandora che sta svelando quello
che alcuni Carabinieri, indegni del loro ruolo, hanno cercato di
tenere coperto porti l'acqua al mulino di coloro che hanno diffidenza
nei confronti di alcune istituzioni (io credo che le istituzioni, al contrario, debbano essere preservate non solo dagli attacchi esterni, ma in particolare dai carcinomi interni), ma perché credo che la verità, anche
quella scomoda e che va contro le nostre opinioni e i nostri
inevitabili pregiudizi, sia più importante di tutto il resto.
Qualcuno obietterà che la verità è
come la Fenice che non si sa dove nasca e dove cavolo sia finita o che, come oggi va
di moda e si sospetta, non esista proprio; il relativismo portato
all'eccesso, però, fa sì che qualcuno nel Duemila avanzato creda
che la Terra sia piatta e che Kubrick abbia filmato l'allunaggio per
prendere per il naso miliardi di umani.
La questione, però, per quanto mi
riguarda, è particolarmente interessante dal punto di vista
antropologico: quando si tirano troppo i fili della polemica e questi
ultimi si accortocciano troppo velocemente, l'effetto creato diventa
surreale e quasi comico.
Fino a poco tempo fa il nostro Capitan Findus affermava che le Forze dell'Ordine avevano ragione a prescindere, che
Stefano Cucchi era un tossico perso e che la sorella di Stefano gli
faceva schifo. Così: schifo.
E le parole sono sassi. Tutti se le
ricordano.
Ora, alla chetichella, il Ministro
degli Interni nella persona del Capitano Comandante si è costituito
parte civile contro (ripeto: contro) i Carabinieri che hanno tentato
il depistaggio per evitare di dire quello che con gran difficoltà è
emerso dalle indagini ossia che qualcuno nell' Arma dei Carabinieri
non solo si è fatto prendere la mano fino a massacrare di botte un
inerme, ma ha fatto di tutto per occultare quello che era successo,
dalle ime alle supreme cariche .
Insomma, nel prossimo processo Cucchi,
il Ministro degli Interni pretenderà dai (pochi) Carabinieri che
hanno infangato il nome dell'Arma (e, se saranno condannati, lo
hanno fatto sul serio) un risarcimento in solido.
Sta di fatto che il Capitano e colei che gli
faceva schifo ora stanno dalla stessa parte.
Invito coloro che si sono scagliati a suo tempo con il
candore degli indignati contro Ilaria Cucchi (“Cerca visibilità!”,
“Approfitta del fratello per fare carriera politica!”) a sciacquarsi la lingua con la varechina o a dichiararsi profondamente
antiCapitanfindusisti.
Aut aut. Lascio loro la scelta. Tertium non datur.
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