martedì 21 maggio 2019

I rischi di tirare troppo gli elastici. Il caso Cucchi e Capitan Findus.


Non vorrei creare qualche problema al lieto fluire degli eventi, ma, poiché la notizia non è stata messa a mio avviso in sufficiente risalto, sono costretto ad utilizzare l'evidenziatore viola.
Il fatto che il Ministro degli Interni , preso atto che la questione sul caso Cucchi non stesse nei termini che fino a poco tempo fa riteneva indiscutibili, abbia cambiato opinione mi fa solo piacere, sia chiaro. Anzi, è segno che la consapevolezza è superiore al furore ideologico. E' una buona notizia (anzi ottima).
Me ne compiaccio non perché, come i maliziosi insinueranno, il vaso di Pandora che sta svelando quello che alcuni Carabinieri, indegni del loro ruolo, hanno cercato di tenere coperto porti l'acqua al mulino di coloro che hanno diffidenza nei confronti di alcune istituzioni (io credo che le istituzioni, al contrario, debbano essere preservate non solo dagli attacchi esterni, ma in particolare dai carcinomi interni), ma perché credo che la verità, anche quella scomoda e che va contro le nostre opinioni e i nostri inevitabili pregiudizi, sia più importante di tutto il resto.
Qualcuno obietterà che la verità è come la Fenice che non si sa dove nasca e dove cavolo sia finita o che, come oggi va di moda e si sospetta, non esista proprio; il relativismo portato all'eccesso, però, fa sì che qualcuno nel Duemila avanzato creda che la Terra sia piatta e che Kubrick abbia filmato l'allunaggio per prendere per il naso miliardi di umani.
La questione, però, per quanto mi riguarda, è particolarmente interessante dal punto di vista antropologico: quando si tirano troppo i fili della polemica e questi ultimi si accortocciano troppo velocemente, l'effetto creato diventa surreale e quasi comico.
Fino a poco tempo fa il nostro Capitan Findus affermava che le Forze dell'Ordine avevano ragione a prescindere, che Stefano Cucchi era un tossico perso e che la sorella di Stefano gli faceva schifo. Così: schifo.
E le parole sono sassi. Tutti se le ricordano.
Ora, alla chetichella, il Ministro degli Interni nella persona del Capitano Comandante si è costituito parte civile contro (ripeto: contro) i Carabinieri che hanno tentato il depistaggio per evitare di dire quello che con gran difficoltà è emerso dalle indagini ossia che qualcuno nell' Arma dei Carabinieri non solo si è fatto prendere la mano fino a massacrare di botte un inerme, ma ha fatto di tutto per occultare quello che era successo, dalle ime alle supreme cariche .
Insomma, nel prossimo processo Cucchi, il Ministro degli Interni pretenderà dai (pochi) Carabinieri che hanno infangato il nome dell'Arma (e, se saranno condannati, lo hanno fatto sul serio) un risarcimento in solido.
Sta di fatto che il Capitano e colei che gli faceva schifo ora stanno dalla stessa parte.
Invito coloro che si sono scagliati a suo tempo con il candore degli indignati contro Ilaria Cucchi (“Cerca visibilità!”, “Approfitta del fratello per fare carriera politica!”) a sciacquarsi la lingua con la varechina o a dichiararsi profondamente antiCapitanfindusisti.
Aut aut. Lascio loro la scelta. Tertium non datur. 


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