venerdì 24 agosto 2018

Libera traduzione attualizzata della favoletta "La rana e il bue".

Intelligenti pauca.
(Ah, non iscrivetevi a Lettere: è pericoloso!)

Originale

Inops, potentem dum vult imitari, perit.
In prato quondam rana conspexit bovem
Et tacta invidia tantae magnitudinis
Rugosam inflavit pellem: tum natos suos
Interrogavit, an bove esse latior.
Ille negaverunt. Rursus intendit cutem
Maiore nisu et simili quaesivit modo,
Quis maior esset. Illi dixerunt bovem.
Novissime indignata, dum vult validius
Inflare sese, rupto iacuit corpore.

O.G.M.
Lo scansafatiche e povero di idee, quando vuole imitare colui che agisce e nel contempo pensa, schiatta.
Un giorno un ranocchio vide in un bel prato un bue e, preso dall'invidia di tanto grande possanza, incominciò a gonfiare la sua pella rugosetta.
Gonfia, gonfia e gonfia, non sicuro della sua impresa, domandò ai suoi figlioli se fosse più grande del bue.
Imbarazzati, gli innocenti piccini fecero cenno di no.
Ci riprovò: gonfia, gonfia, gonfia con maggiore sforzo, il ranocchio domandò di nuovo il parere ai suoi piccoli:
"Chi è più grande? IO o quel brutto bue?"
Pieni di vergogna, i ranocchietti dissero: il bue!
Incazzato verde come non mai, il ranocchio volle gonfiarsi ancora di più.
Ci rimase secco e lasciò pezzetti del suo corpo in ogni dove. R.I.P.

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