L'USO STRUMENTALE DELLE STATISTICHE
“Ci sono tre generi di bugie: le
bugie, le maledette bugie e le statistiche”.
Benjamin Disraeli
Come i numeri, le statistiche godono, in media, di
una certa stima. Non ridete. E' una battuta di "moda"! ;-).
Si utilizzano
sempre numeri, vero, ma anche il lettore più ingenuo che abbia memorizzato il
significato profondo del sonetto di Trilussa dedicato a questa
scienza 1 sa che la sua efficacia in termini persuasivi,
rispetto al dato numerico, è minore.
E l'immagine dell'ingordo mangiatore di
due polli che guarda con protervia l'affamato a cui ha sottratto il
pollo che gli spetterebbe di media è un po' l'immagine dei nostri
tempi: si assiste, infatti, al triste spettacolo di classi dominanti
e ricche che si arricchiscono sempre di più, godendosi sadicamente
lo spettacolo dei sottoposti che si sbertucciano per mangiarsi le briciole che sono cadute dalle loro mense, del tutto inconsapevoli di essere stati privati di un succulento pollo.
Ma questa è un'altra storia.
I negazionisti, come i creatori di "Fake
news", manipolano statistiche a piacere come qualsiasi persona che in
malafede voglia utilizzare uno strumento che, come l'aforisma, o
racconta una mezza verità o una verità e mezza.
Il libro di riferimento per capirci
qualcosa è bellino e gradevole da leggersi anche per i non
specialisti: è il saggio (umoristico) di Darrell Huff “Mentire con le
statistiche”, dove l'autore presta particolare attenzione alle
manipolazioni dei campioni.
Quel che interessa in questa sede è l'uso doloso
delle informazioni statisiche che mirano a creare un certo effetto
sul destinatario (che talvolta , va detto, è complice dell'inganno,
vult decipi, perché ha un suo tornaconto personale nel
credere a ciò che legge).
Porto un esempio banale (il mio non è
uno studio sistematico e l'intento è quello umoristico,
tenetelo sempre a mente) e più vicino all'esperienza di tutti.
Compaiono su Facebook numerosissimi
annunci che hanno solo lo scopo di attirare click.
Nessuno ha interesse ad arricchire chi
vive di questi mezzucci, ma, come si può ben vedere, lo strumento
funziona a dovere.
Come persuadere un lettore distratto di
pagine Facebook a cliccare su una notizia evidentemente farlocca?
L'amo col verme deve essere ben confezionato (e il verme è succulento): si lavorerà sulle debolezze del
lettore, facendo leva sui suoi appetiti di pesce boccalone.
Ad esempio, il lettore sa di essere
cicciottello? Ne soffre un po'....porello!
Si inserisca un mezzo annuncio in cui
si scrive: “Chi è sovrappeso è nel 97% un mago a letto!” e il
link di una pagina (zeppa di pubblicità).
Ecco che il compulsator spesso distratto di pagine Facebook cliccherà sul link per saperne
di più. Ha il difetto di essere cicciotto, ma l' aver conferma di aver
prestazioni al di sopra della media nell'Ars amandi lo riscatterà a
dovere. Virtualmente, of course.
Se vuole condire l'insalata, il
produttore di Fake news per sovrammercato farà riferimento alle
“auctoritas” (qualche personaggio noto, qualche laboratorio
scientifico di cui sarà difficile trovare traccia su Internet e così
via: quante volte, a sproposito, si fa riferimento alla scienza!
Pensate alle analisi meticolose dei negazionisti alla ricerca di
tracce di Zyclon B nelle camere a gas...).
Purtroppo, questi
strumenti, come ben si è capito, non sono utilizzati solo a fini
pubblicitari, ma per orientare il pensiero politico delle persone. La
ripetitività di messaggi (e qui è d'obbligo citare la “fake
quote” di Goebbels: “Ripetete una bugia etc...”) condizionerà la
percezione dei fenomeni, tanto più se il “bias di conferma” sarà sempre all'erta.
Altri esempi facili per capire il
meccanismo?
“Dormi poco la notte? Sei più intelligente di chi
dorme sonni tranquilli!”, “Perdi i capelli? Avrai più successo
con le donne nell'84% dei casi!”
Ogni esempio sarà corredato da statistiche che
cambieranno di anno in anno, per cui, nel 2017, i
mangiatori di unghie vivranno di più, ma l'anno dopo , il 2018,
raggiungerà i 110 anni chi avrà le unghie curate e laccate.
L'esempio classico, e sotto il naso di
tutti per chi non abbia interesse ad essere preso per i fondelli 2, è la percezione della sicurezza.
I dati statistici forniti dal Ministero
dell'Interno (d'accordo, manipolabili anch'essi, ma se dubitiamo di
tutto cadremo nella trappola del “Grande Complotto”, come
vedremo) ci dicono che i reati violenti in Italia sono in costante
diminuzione.
Per una ventina di anni le TV e i
giornali berlusconiani hanno allestito programmi che si
autodefinivano di informazione (in realtà, erano programmi di
propaganda allo stato puro e i giornalisti che ci hanno lavorato non
meritano il titolo di cui si fregiano) per instillare nei cittadini italiani l'idea
di un paese insicuro, dove i reati dovevano apparire più gravi e più
numerosi rispetto alla reale consistenza statistica.
Il che non vuol dire, ovviamente , che
i reati violenti non avvenissero, ma la percezione della gravità (e il dato è qualitativo) e della quantità venne (e viene) enormemente
“esasperata” dai mass media, indirizzando il proprio occhio
di bue sul fenomeno.
Purtroppo, la Storia ci insegna che i
regimi totalitari hanno particolare cura non solo nell'esaltare i propri meriti farlocchi, ma anche nel nascondere fenomeni che
possano turbare l'idea di un paese ordinato e “funzionante”.
Quando la realtà non si adegua alle
aspettative di un regime (e rileggere Orwell, in questo caso, non fa
male), è la percezione della realtà che va manipolata e la realtà nascosta.
La realtà sarà sempre lì, sotto la brace, ma la dispercezione della stessa ad arte dovrà
essere incentivata.
Non per nulla si parla di psicosi
di massa in merito ai regimi totalitari.
Dopo, ovviamente, quando il
Dittatore è bello morto. Prima, semplicemente, non se ne poteva parlare.
arz62
arz62
1E' notissimo, ma lo
riporto perché so che siete pigri:
LA
STATISTICAdi Trilussa
Sai
ched'è la statistica? È na' cosa
che serve pe fà un conto in generale
de la gente che nasce, che sta male,
che more, che va in carcere e che spósa.
Ma pè me la statistica curiosa
è dove c'entra la percentuale,
pè via che, lì,la media è sempre eguale
puro co' la persona bisognosa.
Me spiego: da li conti che se fanno
seconno le statistiche d'adesso
risurta che te tocca un pollo all'anno:
e, se nun entra nelle spese tue,
t'entra ne la statistica lo stesso
perch'è c'è un antro che ne magna due.)
che serve pe fà un conto in generale
de la gente che nasce, che sta male,
che more, che va in carcere e che spósa.
Ma pè me la statistica curiosa
è dove c'entra la percentuale,
pè via che, lì,la media è sempre eguale
puro co' la persona bisognosa.
Me spiego: da li conti che se fanno
seconno le statistiche d'adesso
risurta che te tocca un pollo all'anno:
e, se nun entra nelle spese tue,
t'entra ne la statistica lo stesso
perch'è c'è un antro che ne magna due.)
2 E' opportuno qui citare un altro componimento di Trilussa del 1944 che ben spiega la facilità con cui i manipolatori operano sulla coscienza molle delle masse, specialmente quando queste ultime siano predisposte ad essere asservite al primo uomo forte di turno (che a sua volta vale poco...):
NUMMERI
-
Conterò poco, è vero:
- diceva l'Uno ar Zero -
ma tu che vali? Gnente: propio gnente.
Sia ne l'azzione come ner pensiero
rimani un coso voto e inconcrudente.
lo, invece, se me metto a capofila
de cinque zeri tale e quale a te,
lo sai quanto divento? Centomila.
È questione de nummeri. A un dipresso
è quello che succede ar dittatore
che cresce de potenza e de valore
più so' li zeri che je vanno appresso.
- diceva l'Uno ar Zero -
ma tu che vali? Gnente: propio gnente.
Sia ne l'azzione come ner pensiero
rimani un coso voto e inconcrudente.
lo, invece, se me metto a capofila
de cinque zeri tale e quale a te,
lo sai quanto divento? Centomila.
È questione de nummeri. A un dipresso
è quello che succede ar dittatore
che cresce de potenza e de valore
più so' li zeri che je vanno appresso.
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