Gentili appartenti alla Borghesia,
anni e
anni di felice navigazione a vista con governi di Centro e, per
provare l'ebbrezza dei tendini, per un po' d'anni con quelli di
Centro-Sinistra, con la Milano da bere, poi il crollo. Da quando il
fascino delle veline, delle cubiste e delle olgettine vi ha
abbacinato, perché frequentare le dame della buona società
comportava sempre più fatica per raggiungere l'amplesso, da quando
il fingersi colti partecipando alle prime della Scala non portava
nessun utile in prestigio perché in primis vi scassavate gli zebedei
e in secundis dovevate leggere qualche libro astruso e visitare
qualche mostra astratta, tenedovi tra i denti la considerazione che
quel dipinto lo avreste potuto realizzare voi, vi siete persi.
Vi siete buttati, come il popolino, a
tifare per la squadra X o Y, a parlar di donne e motori e a inneggiare all' Origine del Mondo al
bar come avvinazzati fanti in libera uscita.
E non ne avevate bisogno.
Anche il passaggio dalla lettura del
“Corrierone” a “Libero” e a “Il Giornale” non era dovuto,
ma è ormai ovvio che qualche forza di attrazione la semplificazione
deve pur averla esercitata su di voi. Non era nemmeno obbligatorio, per non
far brutta figura, mandare tutti i figlioli a studiare alla Bocconi e
poi a Londra, ché “Carmina non dant panem” e studiare le
letterucce non avrebbe aiutato il negozio o l'aziendina.
Insomma, cari Borghesi, da quando avete
deciso che le gare di il rutto erano liberatorie e vi siete accodati prima
al vostro alter ego di Arcore, poi alla Lega del Nord del Bossi in
cannottiera e ora al Salvinucci, a mio modestissimo avviso, avete
giocato male le vostre carte.
Perché essere svillaneggiati in Europa
con Berlusconi, era già di per sé triste, ma almeno vi riconoscevano
la simpatia; ora, però, non essere considerati proprio, se non additati come
ospiti indesiderati nei circoli internazionali, danneggerà non solo
la vostra immagine e quella della vostra azienda, ma i vostri risparmi e le vostre proprietà.
Che il popolaccio si affidi al primo
arrivato non è cosa nuova, vedi il Caio Giulio capo dei populares.
Ma il Caio Giulio era un nobilaccio furbissimo e raffinatissimo, tra
l'altro gran condottiero, anche se un po' discusso per le sue
inclinazioni sessuali.
Il suo emulo, il vostro “Capitano”,
a cui vi state affidando mani e piedi, è un guitto di prima forza
che non avreste un tempo neppure fatto entrare nel tinello della
vostra villa, e che non ha una lontana idea dei danni che vi e si
procurerà.
Fluttua bene sull'onda, è vero, come
un abile surfista, ma finge di non sapere che è un'onda anomala, da
tsumani. Che cos'ha da perdere, lui che non ha niente se non un
potere farlocco, atto a bulleggiare il prossimo, non ad acquistarne
la stima?
Potrà ora sembrare fichissimo, baciando il rosario, agli
adoratori dei padripii, delle medgiugore e di ogni
madonninainfilzata, ma, nel caso si schianti sulla scogliera, lo
spettacolo, prevedo, non sarà dei migliori e non vi rimarrà altro che invocare la Provvidenza.
Certo molti di voi si sono già portati
avanti e hanno oltrepassato il confine di Chiasso.
Avete sufficiente pilla per vivere bene
all'estero fino alla fine della vostra vita e di quella dei vostri
figli. Dovrete, però, lasciare l'Italia e annoiarvi con lo champagne
in mano sul lungolago di Lugano, ma nessuno, statene certi, vi
inviterà alle feste, ai vernissage e ubriacarsi da soli è attività più da alcolisti
che da viveur.
E poi, insomma, il fatto che
assomigliate sempre di più al popolaccio rude e volgare, potrebbe
dare l'illusione al “Capitano” di avervi in mano, e vi solleticherà come aperitivo appetitivo con un po' di odio di semi
vari, ma senza fornirvi la ciccia di ulteriore ricchezza, e non solo monetaria,
quella non sempre facile da ottenere, quella di cui vi vantavate, quella
guadagnata sul campo, lavorando come muli nei vostri uffici, e che dava luce ai vostri occhi.
Fermatevi finché potete: ritornate a
leggere libri, a frequentare mostre, a dimostrare interesse per la
cultura e l'arte, a schifare chi non ha rispetto per la ricchezza che
l'Italia ha raccolto più per caso che per merito, grazie allo Stellone. Se dovete essere proprio nazionalisti, siatelo in questo.
Ritornate a diventare protagonisti del vostro successo.
Altrimenti senza l'adrenalina della
competizione vi annoierete a morte, al punto da prendere, nel momento
della vostra dissoluzione, ancora in mano un libro e da desiderare di ascoltare
sulla vostra spiaggetta privata sul triste lago svizzero un po' di Vivaldi con un'indigesta e triste pizza svizzera, ovviamente "Quattro stagioni", sul piatto.
E sarà il vostro 5 maggio: rimpiangere
i tempi antichi, quando, eravate rispettati da tutti dal Manzanarre
al Reno o anche solo da Busto Arsizio ad Arese. E vi sfuggerà la
lacrimuccia, ripensando a quando andavate all'estero e vi facevano
l'occhiolino: “Ah, come sapete vivere voi italiani!”, mentre già al vostro passaggio a Chiasso, in questi giorni, or
non è molto, il primo pensiero dei doganieri svizzeri è stato, di
voi ricchi, di voi ex classe dirigente: “Ah, 'sti mafiosi di
italiani, ci portano i loro soldi, anche tanti, ma pezzenti sono e
sempre lo saranno!”
Vi saluto, augurandovi tante cose belle e vi auguro Buon Natale. Stefano